“È un pianeta ricco di acqua”: NASA, scoperta la vita extraterrestre I Oceano, idrogeno, vapore acqueo: trovato a 560 anni luce dalla Terra

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È ufficiale: Kepler-10c, uno dei primi esopianeti scoperti dal telescopio Kepler della NASA nel 2011, è stato confermato come un pianeta ricco di acqua, probabilmente coperto da un vasto oceano globale.
Una scoperta, questa, che lo rende uno degli oggetti più affascinanti mai individuati fuori dal nostro Sistema Solare.
Per anni, gli scienziati hanno classificato Kepler-10c come una “super-Terra rocciosa”, un pianeta circa 2,3 volte più grande della Terra e con una massa di oltre 17 volte superiore.
Tuttavia, nuovi dati raccolti nel 2024 e analizzati nel primo semestre del 2025 grazie al telescopio spaziale James Webb (JWST) e al radiotelescopio europeo Athena, hanno ribaltato la nostra comprensione.
Kepler-10c non è roccioso, bensì composto in gran parte da acqua in forme diverse – liquida, ghiacciata e forse in stato “supercritico”.
Il pianeta vitale nello spazio, ecco quale
Il team dell’ESA e della NASA, che ha condotto lo studio, ha pubblicato i risultati sulla rivista Nature Astronomy. Le osservazioni spettroscopiche hanno rilevato l’assenza di una crosta rocciosa significativa, ma la presenza di vapore acqueo, idrogeno e tracce di composti leggeri, tipici di atmosfere planetarie ricche d’acqua.
Kepler-10c si trova a circa 560 anni luce dalla Terra, nella costellazione del Dragone. Nonostante la distanza, è diventato un simbolo di quanto possa essere vasta e variegata la popolazione planetaria nella nostra galassia. La sua scoperta riveste un’importanza straordinaria non solo per la scienza planetaria, ma anche per la ricerca della vita extraterrestre.

Kepler, la novità è pazzesca
Infatti, la presenza di grandi quantità di acqua è considerata uno dei principali indizi di potenziale abitabilità. Sebbene Kepler-10c orbiti molto vicino alla sua stella e presenti temperature elevate, alcune aree del suo oceano – soprattutto nelle profondità – potrebbero ospitare condizioni relativamente stabili, in grado di sostenere forme di vita primitiva.
Un altro elemento che rende lo studio cruciale è l’impatto sul nostro modello di formazione planetaria. Kepler-10c era considerato troppo massiccio per mantenere un’atmosfera leggera o per avere così tanta acqua, ma la scoperta dimostra che i “super-mondi acquatici” possono esistere anche a masse elevate, costringendo gli scienziati a rivedere molte ipotesi sull’evoluzione dei pianeti. Le implicazioni sono anche tecnologiche: questa nuova comprensione spingerà future missioni spaziali a focalizzarsi su esopianeti con firme spettroscopiche simili, aumentando le probabilità di trovare mondi abitabili. Alcuni esperti propongono già di includere Kepler-10c nella lista di target per i prossimi osservatori spaziali, come il telescopio LUVOIR, previsto per il 2030.