Test nucleari per 40 anni: la TERRA devastata dalla bomba ATOMICA I 400 operazioni, CONTAMINAZIONE di acqua, aria e esseri umani

test atomici - pexels- terranauta

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Test nucleari per 40 anni: la terra è stata devastata dalla bomba atomica. Orrore e sgomento emergono solo ora: ben 400 operazioni, e una profonda contaminazione di acqua, aria e esseri umani. Ecco dove, ecco quando, ed ecco le conseguenze.

Tra il 1949 e il 1989, l’Unione Sovietica ha effettuato più di 450 test nucleari in un territorio che è stato letteralmente martoriato.

Stiamo parlando del Poligono di Semipalatinsk, in Kazakistan, trasformando una vasta regione in una delle aree più contaminate e devastate dal nucleare di tutta la storia.

A distanza di decenni, i segni di quei test sono ancora presenti: nella terra, nell’aria, nell’acqua, ma soprattutto nella salute delle persone.

Sono passati 40 anni e la notizia oggi fa ancor più scalpore e paura che mai anche alla luce dei nuovi spaventosi possibili scenari bellici a cui siamo esposti.

Bombe atomiche sulla terra: un’intera area devastata per 40 anni

Il Poligono di Semipalatinsk — noto anche come “The Polygon” — si estendeva su una superficie di circa 18.000 chilometri quadrati, in una zona arida e apparentemente deserta dell’allora Kazakistan sovietico. Ma non era disabitata: decine di migliaia di persone vivevano a pochi chilometri dal sito, spesso senza sapere nulla della natura e della gravità delle esplosioni che scuotevano la terra.

Il primo test nucleare sovietico, chiamato “First Lightning”, fu condotto il 29 agosto 1949. Era la risposta dell’URSS alla bomba atomica americana, e segnò l’inizio della corsa agli armamenti nucleari tra le superpotenze. Da quel momento, il sito di Semipalatinsk divenne il principale campo di prova dell’arsenale sovietico. Oltre 100 test furono esplosioni atmosferiche, mentre gli altri avvennero sottoterra, in tunnel o cavità scavate nella roccia.

Bomba atomica - pexels - terranauta
Bomba atomica – pexels – terranauta

Esplosioni gravissime, implicazioni terribili

Le immagini dell’epoca mostrano funghi atomici, crateri immensi, colonne di fuoco e polvere che si innalzano per chilometri. Ma dietro quelle immagini spettacolari si celava una tragedia umana e ambientale. I test avvenivano spesso senza evacuazioni o misure protettive per la popolazione locale. I villaggi nei dintorni venivano lasciati al loro destino, mentre nuvole radioattive si disperdevano nei campi, contaminando alimenti, acqua e persone.

Le conseguenze non tardarono ad arrivare. Negli anni successivi, medici e ricercatori iniziarono a registrare un aumento drammatico di tumori, malformazioni congenite, leucemie infantili e problemi alla tiroide. Si calcola che oltre 1 milione di persone siano state esposte a radiazioni significative. Molte comunità soffrono ancora oggi di problemi sanitari legati a quell’eredità tossica. Con la dissoluzione dell’URSS nel 1991, il governo kazako decise di chiudere definitivamente il Poligono, grazie anche alla pressione dell’opinione pubblica e al movimento antinucleare “Nevada-Semipalatinsk”, che unì scienziati, attivisti e cittadini nella richiesta di porre fine ai test. Il sito è oggi inaccessibile senza autorizzazione, e molte aree sono ancora altamente pericolose. Negli ultimi anni, progetti internazionali hanno cercato di bonificare la zona e di monitorare gli effetti a lungo termine delle radiazioni. Tuttavia, la contaminazione del suolo e delle acque è ancora presente, e i test hanno lasciato un segno indelebile nel DNA di intere generazioni.