Mare canterino, più una richiesta d’aiuto che una dolce melodia | Tutto per verificare l’acidità nelle acque

Mare (pexels) - terranauta.it
Un’installazione per verificare i livelli di acidità delle acque scatena un concerto marino che, però, nasconde un lugubre messaggio.
Lo studio dei mari e degli oceani ha sempre affascinato molte persone, perché in quelle acque abitano esseri viventi molto diversi da noi.
Inoltre, si possono scoprire nuove informazioni sulla salute del nostro pianeta che altrimenti resterebbero taciute o difficili da comprendere.
Adesso possiamo ascoltare la musica che il mare produce grazie all’avanzamento della tecnologia, ma non sempre le note sono dolci e confortanti.
Infatti questo concerto marino inaspettato è più una specie di avviso che un modo di intrattenere. Il pianeta ha bisogno di aiuto e le sue acque lo stanno comunicando tramite una speciale melodia.
Il canto del mare
Secondo quanto si legge sul sito torinocronaca.it, l’artista italiano Marco Barotti ha trasformato alcuni dati scientifici riguardanti la salute marina in una partitura sonora. L’opera è stata intitolata Coral Sonic Resilience e presentata con appositi sensori in ceramica che sono in grado di catturare le informazioni provenienti dal mare.
Queste informazioni sono state poi tradotte in suoni a noi udibili grazie a un programma di Intelligenza Artificiale. Questa composizione sonora ha ricevuto una menzione d’onore durante lo S+T+ARTS Prize 2025, vale a dire il premio europeo dedicato ai progetti tra arte, scienza e tecnologia. Un lavoro apparentemente positivo che mette allegria, ma il messaggio di fondo è un altro: attenzione alla salute del mare e dei suoi abitanti.

L’avviso del pianeta tramite le sue acque
Stando a quanto riportato dal sito torinocronaca.it, l’opera musicale dimostra che i coralli hanno ritrovato la loro salute ma se i sensori venissero spostati altrove il messaggio sarebbe ben diverso. Ci sono zone marine colpite dall’acidificazione ed è un fenomeno globale che ha messo in crisi la salute dei mari e degli oceani. Dal 1950 al 2020, il pH degli oceani è sceso da 8,15 a 8,05 attestando il livello più basso da 300 milioni di anni. Se si pensa che un cambiamento di appena 0,1 comporta un aumento del 26% degli ioni di idrogeno nell’acqua, con conseguenze pesanti per coralli, molluschi e l’intera catena alimentare marina, immagina che cosa vogliono dire quelle cifre sopracitate.
Per riuscire a risolvere il problema, la ricerca punta alla bioingegneria utilizzando le tecniche di Ocean Alkalinity Enhancement (OAE). Ci sono due modi per operare: rilascio di minerali alcalini lungo le coste utili a replicare il ciclo naturale del silicio-carbonio intrappolando CO2 oppure con alcuni procedimenti elettrochimici, come l’elettrodialisi, capaci di ripristinare il pH direttamente negli impianti di trattamento delle acque. Queste soluzioni hanno anche un risvolto pericoloso, perché manomettere artificialmente l’equilibrio delle acque non è mai un compito facile.