Nuovo pesce nelle acque europee: è creato artificialmente dall’uomo | Ecco di cosa si nutre

Pesci (pexels.com) - terranauta.it

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Pesci, ce ne è uno nuovo fatto a tavolino che gira per le acque del continente: non potrai credere a cosa mangia.

La biodiversità del nostro Pianeta è stata compromessa dall’attività umana tempo fa.

Tutte le iniziative che vengono messe in campo oggi, infatti, non mirano al miglioramento della situazione, ma a un ritorno a quella precedente rispetto allo sviluppo umano.

Quello che proviamo a fare oggi, insomma, altro non è che un, talvolta goffo, tentativo di salvare il pianeta da noi stessi.

Il pesce di cui parliamo, però, non è una nuova specie pensata per ricreare una buona biodiversità, ma ha un altro scopo: ecco cosa mangia.

Pesce artificiale: ha già vinto un premio, ma non per il peso

A progettare il pesce robot è stata una studentessa di chimica dell’Università del Surrey, come specificato anche dal profilo instagram theitalianstoic che ha riportato la notizia dell’invenzione. Ha vinto un premio in quanto la sua creatrice è stata premiata proprio nell’ambito di un concorso scientifico che avrebbe visto vincitrice la migliore idea per un robot ispirato alla natura e con scopi ambientali.

Si chiama Gillbert, il pesce, e il suo scopo è senza dubbio ecologico. Ha le misure di un salmone, e simula i movimenti di un vero pesce grazie a coda e pinne che si muovono in modo abbastanza mimetico rispetto alle altre specie viventi. Già attivo in alcuni specchi d’acqua del Regno Unito, Gillbert è open-source, ovvero i modelli per stamparlo in 3D sono disponibili per chiunque lo desideri. Ecco in che modo agisce in acqua.

Stampa 3D (pexels.com) - terranauta.it
Stampa 3D (pexels.com) – terranauta.it

Pesce-artificiale ed ecologico: l’idea vincente del Surrey

L’idea vincente della studente di chimica Eleanor Mackintosh è già operativa nel Regno Unito, ma ha potenzialità illimitate. Gillbert, infatti, si nutre niente di meno che di microplastiche. Proprio questa è la sua funzione: viene immesso in laghi e corsi d’acqua nel quali assorbe acqua attraverso le ‘branchie’ e la rilascia trattenendo microplastiche, che vengono depositate in una cavità interna.

Assieme al seabin, tecnologia già all’opera in diversi porti, questa invenzione potrebbe essere fondamentale per la pulizia di specchi e corsi d’acqua. Sappiamo, infatti, quanto la plastica sia dannosa per qualunque ecosistema, inclusi quelli acquatici, dove può danneggiare le creature che li abitano. Ulteriori miglioramenti nel design e nella struttura potrebbero consentire a questa invenzione di risultare ideale anche per le acque marine. Per il momento, si sta rivelando più che vincente nelle acque dolci.