Monsieur Ingorghi rivoluziona Parigi

Parigi è diventata un modello di città ‘verde’ soprattutto grazie alla guida di Denis Baupin. Capo dei trasporti per sette anni, Baupin ha cambiato completamente la mobilità della capitale e dal 2008, divenendo vice sindaco delegato all’ambiente, ha esteso la sua rivoluzione ad altri fronti: dall’isolamento delle case ai rifiuti, dalle emissioni ai biberon…

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di Elisabeth Zoja

tour eiffel
Grazie al vice sindaco Denis Baupin la capitale francese diviene modello di mobilità sostenibile e non solo.
“Monsieur Embouteillages” (Signor Ingorghi) alla macchina preferisce i mezzi pubblici. Negli ultimi sette anni, infatti, ha privilegiato pedoni e ciclisti a tal punto da attirare vari soprannomi tra cui anche “Khmer Verde”. Dopo aver svolto a lungo il ruolo di capo dei trasporti della capitale, da marzo 2008 Denis Baupin è il vice sindaco delegato all’ambiente e influenza, quindi, anche altri ambiti della vita parigina.

L’ultimo esempio risale solo a venerdì scorso: assieme al delegato per la prima infanzia Christophe Nadjovski, Baupin ha annunciato il divieto di biberon contenenti bisfenolo A, una componente nella sintesi di materie plastiche, che fin dagli anni 30 è sospettata di essere dannosa per l’uomo.

Ma procediamo con ordine.

Come prima cosa Baupin è intervenuto per cambiare la mobilità di Parigi. Grazie a lui Vélib’ (vélo=bici + liberté) è stato uno dei programmi di bike-sharing con più successo ed ha influenzato altre metropoli europee come Milano.

Il Signor Ingorghi ha anche curato l’espansione del programma di car-sharing, ma il piano del sindaco di mettere a disposizione 2.000 auto elettriche lo preoccupa: “L’idea del car-sharing è che lo si usi quando non ci sono alternative. Così il rischio è che la gente lo utilizzi tutti i giorni”.

baupin
Baupin vorrebbe che la macchina diventasse un mezzo da usare eccezionalmente
Affinché la macchina diventi mezzo di trasporto d’eccezione, Baupin ne limita la viabilità: ha chiuso al traffico molte strade parigine e in mille altre ha ridotto il limite di velocità a 30 km orari. Limitando la velocità si riduce non solo la “voglia di macchina”, ma anche il consumo di benzina, così diminuisce l’inquinamento.

Baupin gioca spesso sulla velocità delle auto: favorisce ad esempio pedaggi alti sulle autostrade, incoraggiando così l’entrata in città attraverso mezzi pubblici o strade più lente.

Ingiusto gli sembra però tassare tutte le auto che entrano in città, come ha fatto l’amministrazione di Londra. Spesso i pendolari vivono lontani dal centro proprio perché non hanno salari alti. Baupin è contrario al congestion charge londinese anche per un altro motivo: “in questo modo chi ha più soldi può usare la macchina con più facilità di prima. Questo non è il nostro obiettivo”.

Sulle auto il vice sindaco parigino ha le idee molto chiare: “Tutto automobile, niente futuro” (Tout voiture, no future) si intitola uno dei suoi libri.

Baupin è quindi un Khmer Verde?

velib
Vélib’ è stato uno dei programmi di bike-sharing con più successo ed ha influenzato altre metropoli europee come Milano.
“Bisogna giudicare Denis considerando cosa ha raggiunto finora: ha trasformato una città (che sta giusto iniziando a risolvere il problema della mobilità) in un magnifico modello”, spiega Eric Britton, direttore dell’ong New Mobility Partnership. “Puoi guardare Copenhagen o Amsterdam e dire che sono più adatte alle bici. Ma usano la circolazione ciclistica da 100 anni.” Parigi, invece, in poco tempo è diventata un esempio di mobilità sostenibile e non solo.

La capitale si è posta, infatti, un obiettivo che supera quelli fissati dalla Francia e dal pacchetto dell’UE: Baupin ha deciso di ridurre le emissioni non del 20, ma del 30% entro il 2020.

Il vice sindaco vuole anche investire 2 miliardi di euro di tasse nell’isolamento di appartamenti sovvenzionati dallo stato. Questo programma dovrebbe poi estendersi a tutta la città e provvedere quindi sia all’isolamento delle 3.000 costruzioni pubbliche che dei 100.000 edifici privati di Parigi (International Herald Tribune).

Alcune campagne da lui promosse ricordano ai cittadini stessi cosa possono fare per l’ambiente: ad esempio ridurre i rifiuti semplicemente rinunciando a bottiglie e sacchetti di plastica.

Il Khmer verde ha dunque cambiato una delle città più grandi e complesse del mondo.

Qualcuno avrà il coraggio di attirarsi soprannomi simili in Italia?

22 Aprile 2009 - Scrivi un commento
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2 lettori hanno commentato questo articolo:
28/4/09 07:41, Marco De Mitri ha scritto:
Le iniziative di restrizione "pesante" al traffico privato nelle città possono essere fatte dove esiste l'alternativa. A Parigi è così: tra metropolitana, autobus, bike sharing, car sharing, ecc., è possibile porre dei limiti forti all'ingresso alle auto private.

Nelle città italiane è un po' più difficile (purtroppo), per via della non immensa offerta e qualità del trasporto pubblico locale. Tuttavia, è necessario andare in questa direzione, e quindi ben vengano blocchi del traffico e ZTL se nella città in questione si riesce ad offrire un buon trasporto pubblico ed una reale ed accessibile possibilità di usare bici ed auto a basso impatto, anche in condivisione.

Per approfondimenti su mobilità sostenibile e trasporto pubblico innovativo:
http://www.marcodemitri.it/
23/4/09 07:59, Maurizio Santoni ha scritto:
Grande Uomo, Mitico, Complimenti da Roma, voglia emularlo.
maurizio Santoni
portavoce del Coordinamento Roma Ciclabile
www.roma-ciclabile.org
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