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TERZO LIVELLO REIKI: NIENTE TECNICA, MA FLUIRE
Voglio riprendere l’argomento della scorsa settimana per chiarire ulteriormente l’argomento, perché come pensavo ha suscitato molte reazioni...

Giancarlo Tarozzi

“Essere Reiki Master” non significa assolutamente insegnare una tecnica, ma portare e manifestare un’energia universale. Per questo motivo, non è una cosa che possa essere appresa nel corso di un seminario di due giorni o in un intensivo di una settimana, ma il frutto di un lavoro che dura minimo un anno.

Chi sceglie questo percorso, infatti, compie un viaggio guidato alla scoperta dei propri limiti, delle proprie aspettative, dei propri attaccamenti, per poi poter utilizzare gli strumenti di cui dispone per integrare fino in fondo se stesso.

Nel corso di un tale training si ha la possibilità di sciogliere i blocchi e le paure che possono essere di impedimento per la propria crescita.
E’ un lavoro strettamente individuale, e non potrebbe essere altrimenti, dal momento che chi sceglie di intraprenderlo si troverà di fronte un cammino estremamente personalizzato: per alcuni significherà lavorare in particolare sull’egocentrismo, per altri sull’insicurezza, sull’avidità, e così via.

Chi ha una visione troppo materiale della vita verrà stimolato ad allargare le proprie prospettive, chi è troppo perso nei piani spirituali verrà invitato a recuperare il rapporto con la realtà quotidiana.

Per usare le parole di Phyllis Furumoto, (nipote di Hawayo Tarata che ha portato il Reiki negli Stati Uniti): “Come Reiki Master vi verrà chiesto di guarire voi stessi. Questo è il solo buon motivo per fare questo passo. La guarigione è un processo di scoperta del vostro spirito, di scoperta della bellezza di questo spirito, ed un modo per esprimerlo. All’interno di un tale processo c’è il dolore legato al lasciar andare, il dolore della scoperta, la distinzione tra il dolore del ‘‘divenire’’ e quello dell’abuso.

Non esiste un fine, non esiste più tempo quando avete fatto tutto quello che potete. Possono esserci luoghi di riposo e di integrazione. Possono esserci rassicurazioni e celebrazioni. E la ruota continua a girare.”


E’ importante scegliere con attenzione la persona che ci guiderà in una tale esperienza: nel corso del training molta strada verrà percorsa insieme, ed in tale percorso possono esserci dei trabocchetti, delle provocazioni esperienziali che hanno il fine di portare alla luce ciò su cui dobbiamo ancora lavorare.

Oltretutto, generalmente vengono vissute tutte le fasi del classico transfert: in un primo momento il maestro che ci guida sembra perfetto, illuminato, poi all’improvviso (magari la prima volta che si rifiuta di assecondare le nostre aspettative) diventa “un incapace”, cominciamo a sentirci più adatti di lui ad essere maestri: il nostro ego ci sciorina tutto il suo repertorio per sfuggire all’invito di lavorare fino in fondo su noi stessi.

Generalmente, è il momento in cui alcuni decidono di interrompere il training e spesso vanno a “comprarsi” il terzo livello presso insegnanti compiacenti che lo “vendono” nell’arco di un week-end o addirittura di un pomeriggio.

Chi invece supera la prova, all’improvviso scopre un significato diverso dell’esperienza che sta vivendo: come quando per la prima volta abbiamo camminato senza l’appoggio dei nostri genitori o del girello, godendo dell’ebbrezza presente in una nuova dimensione di libertà.

A questo punto, la relazione transferenziale viene del tutto risolta: rimane un rapporto a livello profondo, spirituale (legato a quanto abbiamo detto a proposito del lignaggio), scevro da qualsiasi forma di dipendenza. Ci si rende conto di essere realmente fratelli, e si lavora davvero in armonia.

Essere Reiki Master non significa necessariamente insegnare o tenere seminari, anzi questa non dovrebbe assolutamente essere la motivazione primaria per effettuare questo tipo di scelta, così come vivere il primo livello non implica necessariamente essere terapeuti.

Se scegliamo di vivere fino in fondo la nostra relazione con il Reiki, sarà la Realtà a condurci all’esperienza più utile per noi: per alcuni potrà essere l’insegnamento, per altri un lavoro interiore, per altri ancora la terapia.

Anche in questo caso, ci viene proposto di lasciar andare il nostro attaccamento e le nostre aspettative e di imparare semplicemente a fluire scoprendo qual è il piano in serbo per noi. Per alcuni il terzo livello significherà aver creato un proprio spazio sacro interiore, per altri diventare alfieri della diffusione del Reiki: Madre Terra è pronta ad un nuovo processo di guarigione generale, e la consapevolezza dell’umanità è matura perché ciò avvenga: non ci resta che agire.

Anche nell’ipotesi in cui non si abbia affatto interesse all’insegnamento, una delle fasi essenziali del training di terzo livello è l’organizzazione di seminari. Ciò non ha niente a che vedere con il concetto di “fare l’organizzatore”; significa lavorare contemporaneamente sul livello fisico e su quello energetico.

E’ possibile trarre grandi insegnamenti osservando come si forma un gruppo, come fluisce, e come esso diventi un’entità vera e propria. Se nell’ambito di questo compito ci si ritrova a vivere una condizione di sforzo e tensione, è il caso di chiedersi “E’ il momento giusto per me?”, “Sto assecondando l’energia o sto cercando di controllarla?”

Tutto ciò che succede in questa fase, infatti, costituisce un feedback del modo in cui ci muoviamo e di quanto ci aspettiamo. Potremmo paragonare questa fase ad una di quelle avventure da giocare sul computer, nella quale bisogna fare tutta una serie di tentativi fino a trovare l’uscita dal labirinto o dal bosco magico.

In questo caso, ogni volta che si crea una difficoltà, che il gruppo non si coagula o che si presentano persone con atteggiamenti negativi, abbiamo un’indicazione precisa su quali aspetti dobbiamo limare dentro di noi.

E’ un’esperienza affascinante, che ci porta a ritrovare il gusto della creatività: abbiamo la possibilità di sperimentare il nostro modo di esprimerci fino in fondo, e di avere uno specchio che - provenendo dalla Realtà e non dal nostro prossimo che può essere più o meno prevenuto nei nostri confronti - può aiutarci a comprenderci più a fondo.

La stessa cosa avverrà poi quando si avrà l’opportunità di guidare un seminario: il Reiki Master è chi più di ogni altro ha da apprendere da ogni corso di Reiki, in quanto il tipo di gruppo, le domande che nascono, le dinamiche che si instaurano sono sempre un messaggio per la propria crescita.

Ancora una volta viene riproposto il principio dello scambio energetico: quando più possiamo avere la sensazione di “dare”, di “insegnare”, in realtà stiamo contemporaneamente “prendendo” e ”imparando”… E del resto, é l’unica cosa Reale che possiamo fare nella vita.

Per informazioni sui seminari di One Experience© e le altre attività dell'Associazione Pachamama consultare il sito www.sciamanesimo.eu, scrivere a segreteria@sciamanesimo.eu o telefonare al 069032785 o al 3387255800.


(16/11/2006) - SCRIVI ALL'AUTORE


Non aver paura di crescere è benessere

  
  
 
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