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LO SBATTEZZO COLPISCE ANCORA
Riprendiamo il discorso.

Giancarlo Tarozzi

In seguito alla pubblicazione, qualche settimana fa, di un mio articolo sulla sbattezzo, mi sono arrivate alcune e-mail che mi accusano di una posizione laicista, di un rifiuto o-peggio ancora-di una attacco alla Chiesa cattolica...

Del resto, questa è una cosa che accade spesso in questi ultimi anni: sostenere la sacralità del libero arbitrio, del diritto di ogni essere vivente di scegliere il proprio percorso e ciò in cui credere e in cui non credere risulta ed appare evidentemente pericoloso a quanti sostengono di essere i soli detentori di una verità assoluta.

Del resto, basta osservare quello che avviene in questo momento nel mondo, e contare quante guerre ideologiche e religiose insanguinano madre terra.

In realtà, uno strumento come lo sbattezzo dovrebbe essere salutato con piacere anche da tutti quei cattolici per i quali il sacramento del battesimo è una tappa ed un elemento portante del loro percorso spirituale.

Lo stesso Cristo ha invitato a "non dare le perle ai porci", e se io fossi cattolico sarei ben felice che tutti coloro che non si riconoscono nella mia visione della realtà si distaccassero energeticamente dal battesimo, in modo che solo chi realmente ci crede possa viverlo fino in fondo nella sua ricchezza spirituale.

Purtroppo, però, troppo spesso la mente umana, in particolare nelle culture patriarcali, porta a volere convincere ad ogni costo, convertire anche contro la stessa volontà delle altre persone, imporre la propria verità, sia essa religiosa, politica, ideologica.

In questi giorni si sta parlando di Italia spaccata in due per quanto riguarda la concezione politica, e molti hanno sostenuto ed alimentato questa divisione tra "noi" e "gli altri".

Da sempre, nelle visioni tradizionali, il percorso spirituale si basa sull'assoluto rispetto delle diversità di ognuno, sul diritto di ogni essere vivente a scegliere il proprio percorso nella vita, purché non nuoccia oggettivamente a niente ed a nessuno.

Ma allora... perché lo sbattezzo, a quanto pare, fa paura a molta gente?

Forse qualcuno teme di accorgersi che, nel momento in cui la scelta di aderire ad una religione diventa libera e consapevole e non imposta alla nascita, i numeri plebiscitari sui quali determinate religione possono contare sono ben lontani dalla realtà.

Nello scorso articolo sulla sbattezzo, ho sottolineato come aderire ad una religione o ad un percorso spirituale sia un passo molto importante, che comporta ben precise responsabilità nel perseguire quanto si è scelto.

Ben vengano cattolici, protestanti, musulmani sciiti e sunniti, buddhisti eccetera che seguono e praticano in fondo il proprio percorso spirituale, rispetto ai troppi tiepidi che si accontentano di definirsi membri di un culto o di una fede senza seguirne minimamente e i precetti o le pratiche proposte.

È una visione esteriore, fatta di apparenza e non di sostanza.

Il momento che il nostro pianeta sta vivendo richiede e propone sempre più che ognuno si guardi simbolicamente nello specchio e si chieda simbolicamente chi ha scelto di essere e che cosa vuole fare della propria vita.

Lo stesso Dante, nella Divina Commedia, ha posto gli ignavi (coloro che sfuggono alle scelte e si limitano a fingere di seguire un percorso già tracciato senza mai mettersi minimamente il gioco) fuori dallo stesso inferno.

Sono persone che, nella visione dantesca, non meritano nemmeno l'attenzione di qualcuno che attribuisca loro un premio o una punizione. L'esistenza dello sbattezzo, e la possibilità di praticarlo in maniera estremamente semplice, è un invito per ognuno a chiedersi in che cosa vuole credere e che cosa vuole fare di se stesso, dopodiché agire senza lamentarsi vittimisticamente e rimanere ad attendere passivamente un intervento esterno che probabilmente non verrà mai.


Giancarlo Tarozzi, tra le altre cose, è fondatore dell'Associazione Pachamama. Per informazioni consultare il sito web.tiscali.it/pachamama, scrivere a pachamama@inwind.it o telefonare al 069032785 o al 3387255800.


(11/05/2006) - SCRIVI ALL'AUTORE


Non aver paura di crescere è benessere

  
  
 
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