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LE MORTI QUOTIDIANE
Ogni giorno si muore. Solo accettando e scoprendo queste morti si può vivere realmente...

Giancarlo Tarozzi

La cultura occidentale ha un atteggiamento di pudore, talvolta di paura e di rifiuto di fronte all'argomento della morte. Viene esaltata la vita, la giovinezza, la bellezza, troppo spesso i valori passeggeri del consumismo e ci si illude, con questo, di essere realmente vivi.

Il concetto di morte, in realtà, è la molla fondamentale per qualsiasi crescita: anche se non ci se ne rende conto, si muore infinite volte nell'arco dell'esistenza: ogni volta che qualcosa cambia, che una persona, un animale entra o esce dalla nostra vita, ecco che non siamo più quelli di prima.

Ogni esperienza che facciamo ci trasforma e quindi muore la parte di noi precedente all'esperienza stessa.

La mente crea un'illusione di continuità, per cui ogni volta che si pensa la parola "io", ci si illude di riferirsi a qualcosa di immutabile: non si tratta, invece, che di ricordi. Del resto, molti avranno sperimentato la sensazione, talvolta amara, del riincontrare vecchi amici, persone del proprio passato: la mente avrebbe magari una aspettativa legata al ritrovare ciò che si è vissuto in passato, quasi mai soddisfatta dalla realtà.

Il fatto è che, dall'incontro precedente, entrambi si è morti più volte: non si è più gli stessi.

Riconoscere nella propria esistenza il fluire continuo del cambiamento e scoprire le sorprese che ogni giorno la vita ha in serbo permette di andare al di là di limiti creati da una la mente troppo attaccata ai propri schemi, che la portano troppo spesso a non prendere nemmeno in considerazione il fatto di essere cambiati.

Molti conosceranno il classico "ricordati che devi morire" citato anche da Troisi e Benigni in "Non ci resta che piangere". Vivere tenendo sempre di fianco il cambiamento, la morte, porta a scoprire con un'intensità del tutto diversa la ricchezza, la gioia, l'entusiasmo che ogni istante dell'esistenza può portare.

Ecco che perde del tutto di significato lo stesso concetto di noia, di "ammazzare il tempo", del tutto sconosciuti in quelle culture e civiltà, molto spesso matriarcali, più a contatto con il fluire della vita e della trasformazione.

Un maestro Lakota, Ed, mi ha insegnato un giorno una tecnica semplice ma potenzialmente devastante per gli schemi mentali: ogni sera, prima di addormentarsi, restituire il proprio corpo e la propria mente alla realtà, prepararsi a quella piccola morte costituita dal sonno. Al mattino, appena svegli, ringraziare per il fatto di avere di nuovo a disposizione un corpo ed una mente.

Vi invito a sperimentare questa modalità non come una tecnica mentale, ma provando per qualche giorno ad identificarvi completamente in questi due concetti: restituzione e ringraziamento.

Spesso si va alla ricerca di tecniche e metodologie complesse quando ci si propone di intraprendere un percorso di crescita interiore e spirituale; in realtà, il primo passo può apparire insidiosamente semplice, ma è essenziale: varcare la soglia che conduce da una normalità di sonno e apparenza verso una realtà di risveglio.


Per informazioni sui seminari e sulle altre attività dell'Associazione Pachamama, consultare il sito web.tiscali.it/pachamama, scrivere a pachamama@inwind.it o telefonare al 069032785 o al 3387255800.


(05/01/2007) - SCRIVI ALL'AUTORE


Non aver paura di crescere è benessere

  
  
 
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