Abbattere le emissioni è noioso? Facciamolo a suon di musica!

Da qualche decennio la musica si è posta spesso come strumento tramite il quale veicolare messaggi di pace, di amore, di rivolta politica. Adesso è la volta dell’ambiente. Ma può la musica contribuire concretamente a cambiare le cose? Lo abbiamo chiesto a Simone Molteni.

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di Daniel Tarozzi


Ligabue ha aderito alla campagna Impatto Zero di Lifegate
Negli ultimi mesi, molti musicisti hanno cercato di colorare di verde i loro concerti. Da Vasco Rossi ai Radiohead, da Jovanotti a Ligabue, molte star hanno cercato di ridurre le emissioni dei propri concerti o di invitare i fan a ridurre il loro impatto. Per capire dove si pone il confine tra le iniziative di marketing e i risultati concreti abbiamo intervistato Simone Molteni, Direttore del progetto Impatto Zero® di LifeGate.

Simone Molteni, ultimamente molti musicisti hanno preso parte ad iniziative tese a sensibilizzare le coscienze sulle tematiche “ecologiche”. Ce ne vuole evidenziare qualcuna?

Certamente! Tra gli artisti che hanno deciso di ridurre e compensare il loro impatto grazie al nostro progetto posso citarle Vasco Rossi, ad esempio, oppure Cesaria Evora e Vinicio Capossela, a Impatto Zero® per la giornata mondiale della terra, il 22 aprile scorso, o ancora gli Africa Unite, per il concerto del 5 giugno, giornata mondiale dell’ambiente. Per Natale il grande concerto in piazza Duomo di Michael Bolton organizzato dal Comune di Milano. Ed infine, ultimo ma di certo non meno importante, Luciano Ligabue, che ha reso ad Impatto Zero® sia il suo tour invernale, Elle Elle 2007, sia quello estivo in corso, Elle Elle 2008, oltre all’ultimo suo CD, “Secondo Tempo”.

Tra i protagonisti di queste iniziative, Ligabue e i Radiohead. Quali sono i punti in comune delle loro iniziative e quali i punti forti e quali i punti deboli?

Non conosco personalmente i Radiohead e non so come lavorino su questi temi. Probabilmente in comune c’è lo stesso spirito, la stessa volontà di “fare qualcosa”, di mettersi in gioco per una causa importante.

In generale quello che fa la differenza è la capacità di tradurre in pratica questi buoni propositi. Mi spiego meglio: lavorare sulla sostenibilità e la riduzione delle emissioni di eventi che riempiono uno stadio come quello di San Siro -vd Ligabue- è entusiasmante ma anche complesso e faticoso. Mettere in piedi azioni concrete significa interagire con l’artista e i fan, ma anche con i produttori, gli organizzatori e le strutture ospitanti: tutte persone che, naturalmente, sono già in fibrillazione per la buona riuscita dell’evento ed il rispetto delle varie tempistiche. E’ evidente che si tratta di una macchina organizzativa enorme con tempi strettissimi e un’agenda già strapiena di altri vincoli.

Nel caso di Ligabue ha aiutato moltissimo il fatto che Luciano e il suo team –dal mitico manager Maioli in giù- sono persone squisite e coerenti con la scelta di essere attenti all’ambiente.

Anche Jovanotti, in occasione dell’Earth Day, rilasciò dichiarazioni in questo senso. Secondo lei, i musicisti sentono realmente questa tematica come vicina a loro, o hanno capito che “funziona” schierarsi in questo modo?


Lorenzo Cherubini, detto Jovanotti
Beh, credo che, come in tutte le cose, ci siano musicisti che si avvicinano alla tematica ambientale per un interesse genuino ed altri che lo fanno solo per cavalcarne l’onda. Sono convinto che Jovanotti sia tra i primi, tra quelli che ci credono veramente. Mi dispiace che oggi ci siano molte polemiche sul fatto che abbia commesso un errore nel comunicare l’operazione: nessun evento può essere “a emissioni zero” (come è stato scritto sui suoi poster promozionali)…

Al concerto italiano dei Radiohead, moltissimi fan hanno intasato il traffico e si sono comportati in modi non sostenibili. Ciò significa che gli appelli dei musicisti cadono inosservati?

Ripeto: ridurre le emissioni di grandi eventi è un lavoro a sé, bisogna trovare il modo di far passare il messaggio. Con Impatto Zero® ci preoccupiamo proprio di questi aspetti. Qualche esempio concreto: per il nostro concerto Ecopark del 5 giugno, al Parco Sempione, abbiamo regalato una birra ed un panino agli spettatori arrivati in bicicletta. Ha funzionato, il messaggio è passato e il parcheggio delle bici era pieno.

Per il tour di Ligabue abbiamo promosso il car pooling con uno software dedicato, cercando di far capire ai fan che organizzarsi per andare al concerto con meno auto è una mossa più intelligente: è più ecologica e permette anche di risparmiare e socializzare.

Può la musica realmente “cambiare le cose” o si limita a cavalcare le mode del momento?

La musica e l’arte in genere riesce a toccare le corde più profonde delle persone, riesce a muoverne l’istinto e le emozioni. Un messaggio che coinvolge le emozioni e non solo la sfera razionale è sicuramente più forte e capace di radicarsi. Ecco perché queste occasioni offrono veramente l’opportunità di far crescere la consapevolezza della gente. Ecco perché Impatto Zero® lavora così tanto con eventi culturali.


Un'immagine dei Radiohead
In che modo concreto una band può ridurre il proprio impatto sul pianeta? E cosa possono fare i fan?

Ci sono moltissimi gesti in apparenza piccoli che possono far risparmiare energia e quindi anche CO2.

Le band, ad esempio, possono usare apparecchiature efficienti, ad es. un sistema di illuminazione a LED, che durano di più e consumano di meno.

Si può utilizzare energia rinnovabile e organizzare l’evento in modo che vi siano punti per la raccolta differenziata di carta, vetro, lattine e plastica. E’ indispensabile cercare di ridurre i rifiuti a monte (ad es. senza distribuire volantini o materiale cartaceo), ecc.

I fan possono recarsi al concerto con i mezzi pubblici o ottimizzare l’uso delle auto, promuovendo l’attività di car pooling.

La musica scaricabile via internet elimina sia i supporti che relativo packaging. Molti fan, però, rimpiangono i vecchi vinili da collezione. Secondo lei si andrà veramente verso l’eliminazione dei supporti fisici per la musica?

Sicuramente è in atto una dematerializzazione dei prodotti in tutti i settori. Questo è un bene perché significa meno materie prime sprecate, meno energia utilizzata, meno rifiuti da smaltire, minore inquinamento prodotto. Capisco però che anche il cuore vuole la sua parte: io stesso non riesco ad usare gli e-book per non perdere il piacere sottile del contatto fisico con la carta di un libro…

14 Luglio 2008 - Scrivi un commento
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