Una giornata con Etain: cronaca di una gioia silenziosa

Avevamo letto il suo libro, ne avevamo sentito parlare, avevamo pubblicato un suo articolo, l’avevamo citata più volte, ma fino ad ora non avevamo ancora incontrato Etain Addey, esponente del bioregionalismo italiano, o meglio del movimento che invita i cittadini urbanizzati a ridiventare nativi del luogo. Siamo andati a trovarla a Pratale e abbiamo capito perché il suo libro si intitola "Una gioia silenziosa".

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di Daniel Tarozzi

Pratale - Vallingevano - Etain Addey
Le colline di Pratale
Arriviamo un po’ da tutta Italia. Io da Roma, mia cugina e suo marito da Torino, Daria e Marco da Bologna e Paolo Merlini, con un suo amico, dalle Marche. La giornata non è delle migliori. Nuvole grigie e pesanti coprono interamente il cielo, ma ormai ci siamo organizzati e poi le meravigliose colline umbre sono affascinanti anche con questo tempo.

Quattro diversi luoghi di partenza, quindi, per una sola destinazione: Località Pratale, casa di Etain Addey.

Paolo la conosce già, ma non è mai venuto qui. Io e mia cugina abbiamo letto il suo libro, Una gioia silenziosa, e quindi in qualche modo ci sembra di conoscerla, ma non l’abbiamo mai incontrata. Daria e Marco non ne sanno granché, ma abbiamo spesso visioni e valori comuni e sono partiti sulla fiducia, spinti (spero) dal nostro entusiasmo e dalla loro voglia di esplorare mondi diversi.

Ah, dimenticavo un piccolo particolare: non abbiamo avvertito Etain del nostro arrivo. Lei non ha né telefono né internet e non abbiamo fatto in tempo a scriverle tramite posta ordinaria.

“Andate anche senza avvisare, vi accoglierà a braccia aperte”. Così ci ha assicurato chi la conosce, ma quando, dopo aver girovagato tra le colline umbre alla ricerca della nostra meta, abbiamo varcato il cancelletto (da lasciare sempre chiuso, se no gli asini scappano), ci siamo resi conto che 6 persone adulte e un bambino piccolo stavano piombando in una casa privata, ad ora di pranzo, senza aver dato alcun preavviso. E meno male che Paolo e il suo amico sarebbero arrivati nel pomeriggio!

Un po’ esitanti, ma anche emozionati dallo splendore del paesaggio (colline alberate, asinelli, pecore, gatti, cani, galline, orti, ulivi, colline, colline, colline, verdi di tutti i tipi, cavalli, emozioni), ci siamo avvicinati alla casa dove Etain vive con il compagno Martino e con chi capita da queste parti…

Ad un certo punto si è aperto un cancelletto ed un uomo con un’espressione neutra si è affacciato e ci ha aspettato in silenzio. “Salve!” ,lo abbiamo salutato mentre l’imbarazzo (il mio almeno) cresceva.

“Disturbiamo? Stavate pranzando?”, domando esitante.

“Vorrà dire che aggiungeremo qualche piatto a tavola”, mi risponde l’uomo che solo dopo realizzai essere il famoso Martino descritto nel libro di Etain. Non capisco se il tono è scocciato, burbero, o solo spiccio.


Etain Addey, autrice de "Una gioia Silenziosa" nella sua casa a Pratale
Entriamo nella casa di legno e finalmente la mia tensione si scioglie. L’atmosfera è subito accogliente. C’è un signore inglese, una ragazza italiana (di Venezia), ma soprattutto c’è Etain che ci viene incontro e ci saluta come se ci stesse aspettando da sempre.

Siamo immediatamente a nostro agio e, dopo pochi secondi, mi trovo a chiacchierare con Etain di bioregionalismo e dell’intervista che ho fatto la scorsa settimana a Giuseppe Moretti.

Nel frattempo c’è un via vai di mani e gesti per la casa. Chi cucina, chi apparecchia, chi chiacchiera, chi scherza.

Dopo 10 minuti siamo tutti seduti intorno alla tavola e stiamo pranzando. Ora sono certo: il tono di Martino era solo spiccio. È infatti sorridente e affabile mentre parliamo e mangiamo come se ci conoscessimo da tempo.

Gli argomenti che attraversano la tavola sono i più disparati: come crescere i bambini, le origini dell’ottimo vino che stiamo bevendo, l’invadenza delle persone che vogliono insegnarti a vivere, i libri di Andrea De Carlo, i diversi modi con cui coltivare l’orto e così via.

Dopo aver pranzato e lavato i piatti, Etain ci conduce a visitare i due orti (uno lo coltiva lei e l’altro Martino), mostra i pulcini appena nati al bimbo di mia cugina, va a controllare i pomodori appena seminati in una piccola serra improvvisata.

La casa in cui abbiamo pranzato, costruita in legno, è riscaldata da una stufa (a legna) che viene utilizzata anche per cucinare. Non c’è riscaldamento tradizionale, né gas, quindi. Eppure ci si riscalda e si cucina ugualmente.


Il "signore inglese", "mia cugina col bimbo" e gli asini di Etain
Etain si è trasferita in queste colline 30 anni fa. Non aveva quasi niente e non sapeva fare quasi niente. Col tempo, e grazie agli insegnamenti dei contadini locali, questa donna inglese è diventata esperta di agricoltura, cucina, allevamento di animali, mungitura, tosatura, tessitura, autoproduzione di sapone, lavaggio a mano di vestiti e chissà quali e quante altre cose.

Eppure scrive libri e articoli, porta avanti ricerche culturali e spirituali, ha trovato il tempo di crescere tre figli ed ospita continuamente viaggiatori.

Proprio le centinaia di ospiti che in questi tre decenni si sono succeduti a casa di Etain hanno contribuito a renderla quello che è. Infatti, qui si può arrivare senza preavviso, ma se ci si vuole fermare per un lungo periodo “bisogna” contribuire ai lavori. Ci si alza all’alba, si segue l’orto, si mungono gli animali, si tosano, si ripara la casa e così via, a seconda delle esigenze e delle stagioni.

Un’esperienza meravigliosa, quasi mistica, mi viene da pensare. Un incontro magico tra la riscoperta di equilibri naturali, il contatto con la terra, con gli animali, col sudore e con la fatica, e la cultura e la spiritualità che debordano da ogni sguardo di Etain, così come dalla sua piccola libreria, un incantevole studio dove qualunque aspirante scrittore troverebbe l’ispirazione per quel famoso libro che vuole scrivere da quando è bambino.

Ma è veramente difficile riportare a parole questi luoghi, questi modi di vivere, quest’intensità di esseri.


Paolo Merlini ed Etain Addey
Le nostre riflessioni e le nostre contemplazioni sono interrotte da un arrivo improvviso: Paolo Merlini e il suo amico sono giunti. Paolo, come al suo solito, ci inonda di parole e aneddoti. Rischierebbe di essere pesante, se non fosse così avvincente e passionale. Ci ritroviamo nuovamente seduti intorno al tavolo. Daria e Marco ci salutano, devono tornare a Bologna. Noi, tra un teh inglese, una ricotta fatta in casa, un pane buonissimo e della marmellata di mele cotogne, osserviamo e ascoltiamo Paolo ed Etain che si alternano nel raccontare e scambiare pareri su episodi, sentieri, esperienze.

Si sta facendo sera quando ripartiamo. Abbiamo avuto il tempo di chiacchierare anche un po’ in privato con l’autrice di Una gioia silenziosa. Osservando questi luoghi e respirando queste atmosfere abbiamo capito che il titolo di questo libro è realmente efficace. Da questi silenzi (mai totali e sempre costellati di suoni animali, vegetali, spirituali) non può che nascere una gioia vera, reale, silenziosamente trionfante.

Ritorniamo alla nostra macchina a passo lento. Il signore inglese e la ragazza di Venezia stanno lavorando la terra. Martino è da qualche parte, forse tenta di addomesticare l’ultimo nato tra i cavalli. Etain è rientrata in casa. Non sappiamo cosa stia facendo. Io ho sottobraccio 4 libri che mi ha donato questa donna che si è radicata in un luogo restando una nomade dello spirito.

Ma Etain non ci ha donato solo dei libri ed un pranzo. Ci ha donato la consapevolezza di un mondo. Quello a cui forse tutti noi potremmo appartenere. Quello che nell’ultimo secolo, così abilmente, abbiamo spinto fuori dalle nostre città-prigione. Quello che forse, un giorno, torneremo ad abitare, anzi a ri-abitare, ridiventando - finalmente - nativi del luogo.

30 Aprile 2009 - Scrivi un commento
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Un lettore ha commentato questo articolo:
5/5/09 02:09, Luca da Zena di Carseggio ha scritto:
Queste parole, per tutti coloro che hanno la condizione di "sentirle", rappresentano una scelta di vita. Per chi non l'ha ancora fatta (famiglia? rinunce? incertezza? stipendio?) sono di grande conforto, dicono che è possibile. Ma anche questa scelta si può costruire un pò per volta, con periodi di transizione. Auguro a tutti di riuscirci, non può che farci bene.
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