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L’impressione è che la vera natura del popolo turco non sia quella religiosa, ne tanto meno quella guerrafondaia, ma quella del commerciante. Per strada, infatti, chiunque cercherà di fare la vostra conoscenza, di aiutarvi, spesso è solo la tipica e sorprendente cortesia turca, altre volte è la ricerca di un affare, di un buon affare, soprattutto se siete straniero.

Solo una visita al Gran Bazar può permettere di capire veramente cosa tutto ciò significhi. Il Gran Bazar è una città nella città, nel cui dedalo di strade e stradine è facile perdersi; al suo interno si trovano più di 4000 negozi di ogni genere, dai bar, ai ristoranti, ai negozi di tappeti, di ottone, di gioielli, pietre, di vestiti nuovi e usati, di stoffe e via dicendo. Non si può essere preparati ad una visita al Gran Bazar, appena entrati, infatti, si è subito assaliti da venditori di ogni sorta che provando ad attacare bottone nella tua lingua madre o in inglese, che conoscono benissimo, cercano di vendere merci di ogni tipo.

Stupefacente è la loro capacità di riconoscere con un colpo d’occhio la nazionalità del turista occidentale. L’atmosfera è piacevole e i venditori sempre simpatici e affabili, quasi mai insistenti, parlare (e trattare) con loro è veramente soddisfacente, il problema è cercare di non farsi prendere la mano, perché per quanto i prezzi per un occidentale siano veramente bassi, il raggiro è comunque sempre dietro l’angolo. Altrettanto interessante è il cosiddetto Bazar delle spezie dove si possono trovare spezie, sapori e dolci di ogni tipo, e anche qui, ovviamente, il prezzo non è mai indicato.

Ma come dicevamo Istanbul è una metropoli decisamente moderna in cui gli affari d’oggi si sviluppano ormai lontano dal vecchio Sultanhamet (la zona adiacente al Bazar dove troviamo il Corno d’oro e la Moschea blu). Il cuore economico della città si trova nel Beyoglu al di là del ponte di Galata e quindi sulla sponda occidentale del Bosforo. Qui si trovano i palazzi delle multinazionali, gli alberghi più moderni e i locali alla moda, o almeno così sembra….

Sì, così sembra, perché anche qui, dove tutto pare proiettato verso l’occidente, troviamo i carretti che vendono cozze e frutta dolcissima lungo la strada, mele, meloni, pesche e via dicendo. Basta girare in qualche piccola traversa per fare un salto indietro di trent’anni o più. Le viette del Beyoglu sono infatti un susseguirsi di robivecchi, di negozi di pezzi di ricambio, di aste lungo la strada e ovviamente di carretti trascinati da qualche ragazzetto che pare debba cadere da un momento all’altro e invece continua a correre imperterrito.

Istanbul sintesi di culture e religione antiche e Istanbul moderna, ma con un’anima fatta di tradizione e di commercio quindi, ma Istanbul, pare incredibile dirlo, è ancora di più. È anche una grossa sede universitaria, ve ne sono dieci, simbolo di una ricerca di cultura e una volontà di sapienza difficilmente egualiabili, è l’accoglienza della gente sempre predisposta ad un sorriso, è il caos, quello che trovi all’Otogar, la stazione degli autobus, dove centinaia di persone si accalcano e decine di autobus sono intenti in manovre che non capirai mai come potranno andare tutte a buon fine.

Infine, Istanbul, è anche i suoi tramonti, splendidi, ognuno diverso dagli altri, con una skyline non fatta di grattacieli, ma dei minareti delle moschee, dieci, cento, mille minareti che bruciano dell’ultimo sole della giornata…Instanbul è questa, la città dei mille minareti e dei mille tramonti.


(02/10/2006) - SCRIVI ALL'AUTORE


Viaggiare con i 5 sensi è benessere

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