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Viceversa, prodotti che sembravano dannosi per gli animali, risultarono per l’uomo utili in campo medico o quantomeno privi di effetti collaterali: la digitale, usata per curare i disturbi cardiaci, venne introdotta con almeno 10 anni di ritardo perché dannosa per il cane; l’insulina, indispensabile per i diabetici gravi, provoca malformazioni in galline, topi, conigli; l’aspirina è teratogena (altera lo sviluppo dell’embrione) per gatti e topi, ma non per l’uomo.

I test cosmetici, che attualmente coinvolgono circa 50.000 animali l’anno (quasi 150 al giorno – fonte LAV), vengono effettuati per fornirci profumi, ciprie, rimmel, rossetti, smalti… Inutile chiedersi se ne vale la pena.

Quindi, per continuare fino al 2013 non solo a farsi belle, ma anche a lavarsi denti, mani e capelli, nel rispetto degli animali, basterà acquistare i prodotti che portano la dicitura “Non Testato su Animali” o il logo della ECEAE - European Coalition to End Animal Experiments che, secondo lo Standard Internazionale, garantiscono che né il prodotto finito né gli ingredienti necessari per produrlo siano stati testati su animali. Al contrario, le diciture prodotto finito non testato su animali e Cruelty free garantiscono solo che il prodotto finito non sia stato testato, mentre gli ingredienti sì… una ridicola forma di ipocrisia.

Le aziende che utilizzano la dicitura “Non Testato su Animali” o il logo ECEAE sono sottoposte a controlli a sorpresa dell’ICEA (Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale), per garantire che non ci siano irregolarità.

La nuova legislazione nel campo dei test cosmetici introduce tre importanti novità, secondo la visione di Roberta Bartocci, responsabile LAV settore Vivisezione:

- divieto di eseguire su animali test dei prodotti cosmetici finiti, o di commercializzare prodotti cosmetici finiti che abbiano subito test su animali, a partire dall’11 settembre 2004: i test sui prodotti finiti sono facoltativi, eppure molte fra le aziende più grandi hanno deciso di effettuarli ugualmente…
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- divieto di eseguire su animali test per materie prime cosmetiche, entro il 2013: il fatto che la cosa sia stata rimandata fin dal 1998, dipendeva dall’assenza di metodi alternativi alla sperimentazione animale. Oggi che i metodi ci sono, è stato dato un limite “di comprensione” che termina nel 2013.
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- più rigidità nella possibilità di affermare che il prodotto è “non testato su animali”, dall’11 marzo 2005: non è possibile utilizzare tale dicitura, a meno che non sia possibile garantire che il test non sia stato compiuto nemmeno sugli ingredienti usati per il prodotto finito. Dall’11 marzo nessun prodotto porterà diciture fuorvianti come quelle già menzionate.

Purtroppo però il Decreto non indica se e come le aziende verrebbero controllate. Una mancanza che rischia di castrare in partenza questo progetto di rinnovamento etico.

Recentemente inoltre, il governo francese ha presentato un ricorso contro la direttiva della CEE, perché ritiene che le regole imposte siano contrarie all’OMC (Organizzazione mondiale del commercio) ed al libero mercato. I francesi chiedono che il divieto di sperimentazione non sia accompagnato dal divieto di commercio dei prodotti cosmetici testati con metodi non convalidati a livello comunitario…

Nella speranza che le lamentele del governo francese rimangano inascoltate, e aspettando con ansia il traguardo del 2013…occhio all’etichetta!!


L'immagine è tratta dal sito crimini novivisezione.org


(03/05/2005) - SCRIVI ALL'AUTORE


Conoscere la terra che abiti è benessere

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