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LA DUCHESSA DI LANGEAIS. TRA RIVETTE E BALZAC
TITOLO ORIGINALE: Ne touchez pas la hache
REGIA: Jacques Rivette
CON: Guillaume Depardieu, Jeanne Balibar, Bulle Ogier, Michel Piccoli, Anne Cantineau
FRANCIA, ITALIA 2007
DURATA: 137 minuti
GENERE: drammatico
VOTO: 9
DATA DI USCITA: 13/07/2007

Giancarlo Simone Destrero

1823. Armand De Montriveau, generale dell’esercito francese, sbarca sull’isola di Maiorca durante il periodo della restaurazione francese per ristabilire l’autorità di Ferdinando VII. In realtà egli sta cercando disperatamente in tutti i conventi d’Europa una donna, conosciuta cinque anni prima e di cui si è perdutamente innamorato, la duchessa Antoinette de Langeais. La donna non s’è mai concessa al suo amore, nonostante avesse molta attrazione per lui, ed ora è suor Teresa, una monaca di clausura che acconsente di vederlo alla presenza della madre superiora del monastero.

In queste afose giornate estive, arriva nelle sale italiane il più bel film visto finora nel 2007. Si tratta di una straordinaria sinergia tra Rivette e Balzac. Uno dei grandi maestri della nouvelle vague incontra uno dei più grandi scrittori occidentali ed il risultato ha del meraviglioso. Il regista francese abbandona l’esoterismo filmico tipico di alcuni suoi film precedenti, per mettere le sue immagini a disposizione della straordinaria capacità narrativa del geniale romanziere.

Ne viene fuori un’incantevole trasposizione visiva di tutti quei minuziosi dettagli che si accumulano nelle pagine scritte da Balzac, sullo sfondo di quella profondissima ed ineguagliata analisi dei sentimenti e dei rapporti umani, definita come commedia umana. La capacità di dilatare il tempo, nelle sequenze di Jaques Rivette, senza far perdere di senso la narrazione -altresì acquisendo ulteriori informazioni emozionali- sembra la perfetta emanazione visiva, la concretizzazione ottica, di tutte quelle rarefatte atmosfere che rendono sublimi gli sviluppi narrativi dei romanzi di Balzac.

L’eleganza dei movimenti di macchina, il gusto delle inquadrature, la meravigliosa fotografia, la magniloquenza delle scenografie negli interni dei palazzi rendono alla perfezione il contesto ambientale del primo ottocento, in cui è ambientata la storia, e fanno da contenitore epocale ad una trasversale situazione esemplare. Quella dell’annosa battaglia tra sessi in società, in una determinata cultura.

Un contrasto tra istinto passionale e costruzione razionale, ma anche il rischio aberrante di una preponderanza della cultura sulla natura, con tutte le conseguenze drammatiche che questa può comportare. Infatti, la splendida riflessione di Rivette sul microcosmo storico della coppia, non solo analizza il limite tra corteggiamento e perdita di tempo, tra gentilezza e civetteria, tra discrezione e innaturalezza, ma rende tutto il pathos doloroso delle inevitabili costrizioni sociali sul nucleo individuale dell’essere umano.

L’interpretazione di Guillaume Depardieu, soprattutto, rende visibile questi tormenti interiori, con tutta una serie di espressioni trattenute e di invalidate movenze che sono sintomatiche di un latente fallimento interiore. Inoltre lo sfondo bellico, di una delle tante battaglie europee che si sono succedute, sembra essere la naturale valvola di sfogo di tante frustrazioni istintive. In questo non a caso Rivette sceglie di analizzare i rapporti umani, e quindi di criticare le strutture culturali coercitive, con dei personaggi completamente addentro quelle strutture (un generale delle truppe francesi ed una donna dell’alta aristocrazia, che gode quindi dei benefici del patriziato), così come avrebbe fatto la struttura del classico romanzo francese.

La condizione umana di perenne insoddisfazione viene salvata, come si dice in un dialogo del film, dalla musica, dalla religione e dall’amore, tre facce della stessa necessità d’espansione. Questa speranza trascendente verrà sublimata, per lo spettatore che avrà il piacere di assistere a quest’opera, nell’ultima memorabile sequenza del film.



(25/07/2007) - SCRIVI ALL'AUTORE


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