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XXY
REGIA: Lucía Puenzo
CON: Riccardo Darìn, Valeria Bertuccelli, Germán Palacios, Carolina Pelereti, Martín Piroyanski, Inés Efron, Guillermo Angelelli, César Troncoso, Jean Pierre Reguerraz, Ailín Salas, Luciano Nobile, Lucas Escariz
ARGENTINA 2007
DURATA: 91 min.
GENERE: drammatico
VOTO: 8
DATA DI USCITA: 22 giugno 2007

Daniel Tarozzi

Alex (una bravissima Inés Efron) ha 15 anni e, come molti coetanei, si affaccia al mondo della sessualità. Ma Alex ha una particolarità. Non sa se è maschio o femmina. O forse è entrambi.

I fatti, narrati in modo diretto e asciutto dall’esordiente regista Lucía Puenzo, sono ambientati sulle coste uruguayane, dove si è trasferita la famiglia argentina protagonista del film.

Fin dalle prime scene siamo proiettati dentro la storia. La recitazione, la ripresa (con camera a mano), la fotografia, tutto si mette a servizio della storia. Un minimalismo pertinente e probabilmente necessario che ha permesso alla regista di girare un’opera prima senza far risaltare la probabile povertà di budget.

Nei 91 minuti trascorsi nella sala, seguiamo le vicende della famiglia di Alex e di quelle di un’altra famiglia venuta a convivere per un periodo con loro: quella di un famoso chirurgo plastico, di sua moglie e del figlio.

In questo modo vengono messe a confronto due realtà. Da una parte la "normalità" di Alex che, tutto considerato, riesce a vivere la sua situazione di ermafrodita in una quasi naturalezza, grazie ad una famiglia comprensiva, che compie la difficile scelta di non scegliere e di accettare ed esaltare la normale diversità del figlio/a.

Dall’altra, il figlio del chirurgo che, dietro un’apparente normalità, nasconde un’omosessualità vissuta in modo represso e conflittuale, tanto da risultare alla fine lui il vero diverso.

Proprio questi due mondi, l’ermafrodita e l’omosessuale, così lontani e così vicini, mostrano come i concetti di diverso e normale siano totalmente relativi.

Questo purtroppo non significa che Alex non viva situazioni pesanti, discriminatorie, persino violente. Ma decide di accettarsi, di essere se stesso/a e di vivere serenamente per quello che è.

Meritano una menzione le parole del padre di Alex (interpretato ottimamente da Riccardo Darìn), che ad un certo punto racconta: “quando la vidi per la prima volta, capii che era perfetta”.

E in effetti, un essere che ha dentro di sé l’uomo e la donna, non potrebbe essere forse la sintesi finale? L’evoluzione massima? Certo, un’affermazione del genere può sembrare provocatoria e forse lo è, ma quantomeno invita a riflettere.

Un film poco pubblicizzato e probabilmente poco visto, ma che andrebbe proiettato in tutte le scuole e le università. Non un film pedagogico, intendiamoci. Ma un film che riesce a fare ciò che ogni film dovrebbe fare: raccontare una realtà in modo discreto e efficace, permettendoci di allargare i nostri orizzonti, le nostre conoscenze, i nostri punti di vista.

Il film ha vinto il primo premio della Settimana della critica all’ultimo Festival di Cannes.



(09/07/2007) - SCRIVI ALL'AUTORE


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