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PIANO SOLO PER STEFANO BOLLANI. ALL’INSEGNA DELL’ECLETTISMO E DEL JAZZ
L'artista milanese porta in tour il suo ultimo lavoro, all'insegna dell'eclettismo e della leggerezza.

Miriam Giudici

Sul palcoscenico, un pianoforte, nero. E poi arriva lui, vestito di bianco. Si siede, comincia a far scorrere le mani sulla tastiera, e i suoni sgorgano torrenziali, si moltiplicano: sembra che anche i suonatori si moltiplichino. Stefano Bollani è un turbine, si alza in piedi, canta (perché, racconta, è quella la sua passione originale), percuote lo strumento. E tutto il pubblico di Villa Arconati, il 3 luglio scorso, ha partecipato con il pianista milanese a una scorribanda nei territori musicali più disparati.

Bollani è un musicista giovane, trentacinquenne, eppure è già fra i pochi jazzisti italiani conosciuti in tutto il mondo. Il suo segno distintivo è la personalità multiforme, che lo fa debordare dai confini del jazz per approdare a riletture tutte personali del rock (i Beatles, Zappa), della canzone italiana di tanti anni fa, del ragtime, della musica sudamericana, e della classica, soprattutto con Prokofiev, che ha ispirato appunto il suo ultimo lavoro: Piano Solo, inciso per la prestigiosa etichetta tedesca ECM.

Basta poi dare un'occhiata alle date del suo tour per stupirsi di come riesca a tenere insieme influenze ed esperienze tanto diverse: per tutta l'estate continuerà a presentare Piano Solo (a Sermoneta, Ravenna, Fano, fino a Vienna e Amsterdam), ma nel contempo suonerà a Copenaghen e poi di nuovo in Italia con il Danish trio, e poi ancora con l'Orchestra Magna Grecia e con Enrico Rava.

Proprio con il trombettista Enrico Rava, suo mentore, vanta la collaborazione più lunga e importante, iniziata nel 1996 e ancora in corso, con all'attivo ormai centinaia di concerti.

Anche Piano Solo è all'insegna dell'eclettismo: ai pezzi firmati da Bollani (Impro I, II, III, IV, Promenade, Buzzillare e On a Theme by Sergey Prokofiev), spesso sulla linea del modernismo free jazz, si alternano rielaborazioni di brani di Scott Joplin (Maple Leaf Rag), di Sam L. Lewis e J. Fred Coots (For All We Know), di Eduardo Donato e Ernesto Duarte Brito (A media luz e Como fue).

E se i salti stilistici sono una delle caratteristiche dell'album, dal vivo questo si fa sentire ancora di più, perché Bollani uno che sa sentire come pochi gli umori del pubblico e lanciarsi in battute, scherzi ed improvvisazioni.

Del resto le sue qualità di “animale da palcoscenico”, di affabulatore e di vero uomo di spettacolo ci sono note anche attraverso le sue apparizioni televisive (Meno siamo meglio stiamo con Arbore) e dai suoi successi radiofonici: Caterpillar e Il Dottor Djembé, con David Riondino.

Non bastasse, Bollani si cimenta anche con la scrittura: ha al suo attivo i libri L'America ai tempi di Renato Carosone, Cantata dei pastori immobili, e il recentissimo La sindrome di Brontolo.
Per scoprire dal vivo l'universo Bollani non resta che da scegliere una delle date del suo ricchissimo tour (sul sito www.stefanobollani.com).

Il Festival di Villa Arconati, a Bollate (Mi) invece continua fino a fine luglio con altri grandi nomi della scena musicale italiana e internazionale: da Damien Rice a Paolo Fresu, dai Pet Shop Boys a Fiorella Mannoia, e molti altri. Date e informazioni sul sito www.insiemegroane.it.



(06/07/2007) - SCRIVI ALL'AUTORE


Conoscere la forza della musica è benessere

  
  
 
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