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IL FLAUTO MAGICO. DUE RECENSIONI
TITOLO ORIGINALE: The magic flute
REGIA: Kenneth Branagh
CON: Joseph Kaiser, Amy Carson, Benjamin Jay Davis, Rene Pape, Lyubov Petrova, Silvia Moi
REGNO UNITO 2006
DURATA: 138 minuti
GENERE: Musicale
DATA DI USCITA: 29 Giugno


RECENSIONE DI SIMONE DESTRERO
VOTO: 7,5

Ai tempi della prima guerra mondiale, Tamino intraprende un avventuroso viaggio alla ricerca dell’amore e della pace. Salvato dalla morte dalle tre sorelle inviate dalla regina della notte, viene affiancato da Papageno, il responsabile dei canarini che vengono usati per scoprire il gas nelle trincee, nell’incarico di salvare Pamina, figlia della regina, rapita da Sarastro, signore della luce. Quella che segue è una spettacolare avventura musicale nella quale il destino dei due giovani amanti potrebbe decidere il destino di milioni di persone.

Kenneth Branagh ci propone un contesto bellico come adattamento temporale dell’immenso testo di Wolfgang Amadeus Mozart. Le istanze individuali e l’eterna contesa tra regno delle tenebre e regno della luce vengono storicizzate in una non meglio definita guerra moderna. Un campo di battaglia occidentale che sembra alludere alla prima guerra mondiale. Questa l’ambientazione ideata liberamente dal regista inglese, che permette poi di sviluppare fedelmente il classico testo di Mozart, non lesinando idee visive interessanti per quello che l’ambientazione bellica può offrire a livello di scontro di forze in gioco.

La regina della notte che sputa carri armati durante uno dei suoi assoli canori è una forte trovata visiva, indicativa del livello semantico sul quale Branagh ha deciso di puntare. Così come il serpente che, nel testo originario, quasi uccide Tamino all’inizio, qui diventa una scia di iprite, un potente aggressivo chimico usato nella prima guerra mondiale. A livello formale, il lungo piano sequenza iniziale ci introduce tutto il film; dalle trincee scavate nella terra la macchina da presa si sposta fluidamente su un totale di battaglioni schierati in campo aperto, per poi fluttuare nell’aria ed innalzarsi fino al livello di alcuni cacciabombardieri e ridiscendere infine nella storia delle sorti di Tamino e Pamina.

Una messa in scena volutamente spettacolosa che sfrutta tutta la tecnologia a disposizione dei registi moderni, dagli effetti speciali alle riprese CGI, resa possibile da un team di collaboratori come lo scenografo Tim Harvey, il direttore della fotografia Roger Laser ed il coreografo Stuart Hopps. L’eroe che attraversando diverse prove riesce ad arrivare all’amore e salvare il suo destino e a far trionfare un bene collettivo, viene qui sottolineato dai presagi funesti che ogni guerra porta con sé.

Sarastro, infatti, affidandogli la missione di superare le prove d’amore, nei confronti di Pamina, responsabilizza Tamino come fautore delle sorti belliche mondiali. Il film evidenzia così il contrappunto tra destini individuali e destino dell’umanità, in una sorta di legame indissolubile tra individuazione e coscienza collettiva, micro e macro. Detto questo, bisogna sottolineare che nel film di Branagh non vi è il minimo lavoro sugli aspetti esoterici del testo, men che meno un approfondimento sui lati enigmatici dell’opera di Mozart.

Questo rientra evidentemente nella logica di una spettacolarizzazione cinematografica convenzionale che tende a ridurre gli elementi più complessi per una più facile comprensione popolare. Il film è difatti distribuito su un vasto circuito internazionale. Bravissimi i cantanti del cast: da Lyubov Petrova, che interpreta la regina della notte, a Rene Pape, considerato uno dei migliori cantanti al mondo che interpreta Sarastro, passando per Joseph Kaiser – Tamino, Amy Carson – Pamina, ed il giovane baritono Ben Davis nello splendido personaggio di Papageno.




  
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