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UGLY BETTY. DAGLI STATES CON TIMIDEZZA, MA NON TROPPO...
Il lancio televisivo italiano della fortunata serie americana Ugly Betty è stato un successo; una media di oltre il 15% di share ha seguito le avventure della timida Betty nello spietato universo delle riviste di moda.

Emanuela Graziani

Dopo un forte battage promozionale attuato da Italia Uno nelle settimane precedenti il debutto, è finalmente approdata sulla seconda rete di casa Mediaset la serie tv rivoluzione dell’anno e vincitrice di prestigiosi riconoscimenti all’estero, tra cui due Golden Globe per la Miglior fiction comica e per la Miglior attrice protagonista, America Ferrera. Prodotta dall’attrice messicana Salma Hayek, icona di Hollywood e direttore di una propria casa di produzione che si occupa del mercato cinematografico latino-americano e nordamericano, Ugly Betty racconta le vicissitudini di Betty Suarez (interpretata dalla ventitreenne America Ferrera, la quale ha dovuto sottoporsi ad un intenso processo di imbruttimento), una timida e rotonda ragazza di origine spagnola scelta per diventare la prima assistente del direttore di “Mode”, famosa rivista di abbigliamento giovanile. Ribaltando gli stereotipi classici dell’estetica attuale, incentrata sull’immagine della donna da copertina, la dolce Betty, con gli occhiali spessi e l’apparecchio ai denti, ha appassionato il pubblico di mezzo mondo, favorendo lo stesso fenomeno di identificazione avvenuto anni fa con l’uscita nelle sale cinematografiche di Bridget Jones.

La serie, ispirata ad una telenovela andata in onda in Colombia su Happy Channel, rilancia la fiction latina e affronta, con taglio volutamente comico e sbarazzino, problematiche sociali di notevole importanza: dall’immigrazione clandestina all’integrazione sociale dei latini-americani, troppo spesso discriminati per la loro cultura. Ugly Betty è una situation comedy che ripropone nell’era contemporanea l’importanza di recuperare una propria identità sociale lontana da quella omologata dei media e rivaluta la posizione della donna da oggetto del desiderio a figura stabile e complessa.

In un mondo dove la cura e l’esaltazione del corpo sembra essere il fine ultimo dell’essere umano, perso tra i fasti del lusso, del vizio e del perseguimento del piacere immediato, il telefilm Ugly Betty svela, con dialoghi e situazioni argute, le sottili operazioni di mobbing dello spietato universo delle riviste di moda, rilanciando un affascinante look retrò anni 70’-80’. L’estetica edonistica dell’uomo moderno ha favorito la creazione delle proiezioni estetico-psicologiche delle ultime generazioni, segnate da malattie e disordini alimentari come l’anoressia e la bulimia, determinate principalmente da una ossessiva sopravvalutazione dell’importanza della propria forma fisica e del peso corporeo. Tra le ragioni che portano allo sviluppo di comportamenti anoressici e bulimici, vi è anche la negativa influenza della televisione, la quale propone falsi e sterili modelli di riferimento.

Divenuta molto popolare negli Stati Uniti, al pari di altre serie di successo come Grey’s Anatomy, Lost e Disperate Housewife, il format di Ugly Betty è stato declinato in oltre 70 Paesi del mondo attirando l’attenzione anche dei ricercatori dell’Harvard America School, consci dell’effetto negativo della televisione sulle nuove generazioni. La protagonista di Ugly Betty, America Ferrera (già attrice nel film di Patricia Cardoso Le donne vere hanno le curve- 2002) ha dichiarato che interpretare il ruolo di Betty oggigiorno significa ritrovare una più profonda identità di se stessi e recuperare la propria dimensione di donna.



(30/05/2007) - SCRIVI ALL'AUTORE


Capire, criticare, divertirsi, non assuefarsi è benessere

  
  
 
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