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D. Negli ultimi trent’anni l’Argentina è stata il paese delle Madri della Plaza de Mayo e dei piqueteros, ma anche la nazione che ha dato tanto credito a Menem, o che si è lasciato facilmente sedurre dai Mondiali di calcio del ’78, mentre la dittatura consolidava i suoi crimini. Come spiega la convivenza di due atteggiamenti così diversi nel popolo argentino?

R. Non so, senza dubbio esiste una specie di schizofrenia collettiva, non so come dirlo… Però allo stesso tempo sarebbe semplicistico dire che, visto che stava sotto una dittatura, la gente avrebbe dovuto smettere di guardare le partite del mondiale del 1978. Seguendo lo stesso criterio, sotto una dittatura nessuno andrebbe al cinema, guarderebbe la televisione, o mangerebbe piatti gustosi, o si farebbe una passeggiata…: si compirebbe una specie di penitenza assoluta… Tuttavia ora, dopo tanti anni, è molto probabile che le stesse persone che si sgolarono per i gol argentini nel 1978, nel 2007 affermerebbero di non avere visto neanche una partita…

D. Per uscire dalla crisi cosa deve cercare di fare il popolo argentino? E cosa invece dovrebbe evitare?

R. Siccome mi considero abbastanza patriottico, aborro in maniera assoluta i traffici della politica argentina, e soprattutto aborro i politici argentini, che considero un’inesauribile fonte di disonestà e corruzione. Finché non avremo una classe dirigente onesta non vedo cosa potremmo fare noi, gente umile del popolo, che non abbiamo il minimo potere decisionale. E che, come se non bastasse, dobbiamo mantenere e alimentare questa genìa di bugiardi parassiti.

D. Secondo lei c’è un ruolo particolare che uno scrittore deve svolgere di fronte a una crisi del proprio paese?

R. Ogni scrittore avrà la propria opinione. Per quanto mi riguarda so perfettamente di non poter scrivere alcunché di fronte a una crisi: manco di potere, di convinzione e di vocazione. Non mi resta altro che deplorare, comunque, ciò che non ho causato e che non posso evitare.



Tra i Link tre racconti di Sorrentino tradotti in italiano.



(04/05/2007) - SCRIVI ALL'AUTORE


Amare l'arte è benessere

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