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SUNSHINE
TITOLO ORIGINALE: Sunshine
REGIA: Danny Boyle
CON: Cillian Murphy, Chris Evans, Rose Byrne
USA 2007
DURATA: 108 min.
GENERE: fantascienza
VOTO: 7
DATA DI USCITA: 20 aprile 2007

Livia Bidoli

Il sottotitolo dell’ultimo film di Danny Boyle è il sole sta morendo e noi con lui, epigrafe che riassume il tema centrale attorno a cui è costruita la prima pellicola di fantascienza del regista di Trainspotting e 28 giorni dopo.

In un clima claustrofobico, quello dell’astronave Icarus II, si svolge la vita di otto astronauti che, per salvare la Terra, devono far esplodere il Sole che sta perdendo la sua vitalità. E’ il 2057 e l’astronave trasporta a questo scopo una megabomba da sganciare su un punto determinato del Sole dove è prevista una grande esplosione capace di ridare vitalità alla stella.

Sia Danny Boyle che Andrew Macdonald, il produttore, sono stati affascinati dall’idea dello sceneggiatore Alex Garland, lo stesso di 28 giorni dopo, che ha preso spunto da un articolo scientifico apparso su una rivista americana. Naturalmente, il Sole non si spegnerà tra cinquant’anni ma, molto probabilmente, tra circa 5 miliardi di anni e gli autori lo sanno bene, essendosi informati presso la NASA ed avendo collaborato con loro per le riprese. Molti girati infatti sono del Soho Consortium (progetto di cooperazione tra ESA e NASA). Le immagini reali del Sole sono state concesse in via del tutto particolare in quanto il film è sovvenzionato anche da fondi statali dell’U.K. Film Council. Molti dei suoni dallo spazio provengono da una matrice simile, la NASA e l’University of Iowa.

Molti paralleli vengono in mente di fronte alla visione di questo film che si costruisce visivamente su due contrasti: il grigio-freddo dell’astronave e il giallo-oro del Sole, aggiungendo subito dopo un’altra dicotomia, l’interno chiuso dell’Icarus II ed il fuori senza limiti dello spazio e della stella. E’ un film affascinante, che ricorda molto da vicino le atmosfere di Solaris di Tarkowski e quelle di 2001 Odissea nello spazio di Kubrick. Più da lontano si staglia Alien di Ridley Scott, soprattutto nella seconda parte.

Nel film si nota anche un apparato retorico-teorico sulla scienza come fautrice sia di vita sia di morte. Pensiamo al valore della bomba, che in questo caso è delegata alla salvezza dell’umanità, e che invece usualmente è produttrice di morte. La scienza e la spiritualità in questo film sembrano combaciare, in un assioma di pace che conduce l’intera storia.



(16/04/2007) - SCRIVI ALL'AUTORE


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