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I FIGLI DEGLI UOMINI
TITOLO ORIGINALE: Children of Men
REGIA: Alfonso Cuaròn
CON: Clive Owen, Julianne Moore, Micheal Caine
USA 2006
DURATA: 114 min.
GENERE: fantascienza
VOTO: 7
DATA DI USCITA: 17 novembre 2006

Livia Bidoli

I figli degli uomini è un film apocalittico di genere fantascientifico che ambienta in un’ipotetica società del futuro una crisi demografica senza precedenti. Nel 2027 il più giovane degli umani ha 18 anni e nessuna donna riesce a rimanere incinta dall’anno 2008.

Alfonso Cuaròn è uno dei tre registi messicani ora in voga insieme a Inarritu (appena uscito con Babel) e Guillermo Del Toro in uscita prossimamente con Il labirinto del fauno. Come loro i suoi film si intessono di drammatiche visioni catastrofiste, purtroppo non tanto aliene dalla realtà corrente.

Qui il tema dell’immigrazione clandestina, uno dei problemi salienti del Messico, è presentato come un disastro sociale dalle enormi proporzioni e con virate fino ai lager nazisti. Se si pensa a quello che è successo nei nostri rifugi territoriali, quello che racconta riflette ampiamente la cronaca.

Il fulcro del film viene enunciato subito: sulla terra non nascono più bambini e, nel momento in cui l’ultimo uomo giovane, fautore di speranze future, muore, anche Theo (Clive Owen), protagonista del film, comincia ad avere paura. Estremamente preoccupato per l’evento viene rapito dai terroristi dell’organizzazione Fish il cui capo è la sua ex-moglie, Julian (Julianne Moore). A questo punto conosce la sua missione: portare in salvo l’unica donna di nuovo incinta sulla terra.

Alfonso Cuaròn ha girato prima di questo film uno degli episodi di Harry Potter, Harry Potter e il prigioniero di Azkaban, ed è stato durante quel periodo che ha pensato di rileggere il romanzo di P.D.James The Children of Men e di trasformarlo in film. Quello che vuole sottolineare con questo film è nelle sue parole: “Le ideologie sono enormemente pericolose e sono la vera malattia del nostro mondo, questo l’ho imparato soprattutto con la dittatura messicana contro cui si batte la mia generazione che reclama il mondo come proprio. La vitalità della nostra generazione sta nella creatività, è così che Inarritu e Del Toro hanno potuto esprimersi e creare una corrente messicana che include anche me”.

Questo film è girato interamente a Londra, come voleva P.D.James, l’autore del romanzo, e si avvale in particolare di riprese manuali danno il senso del movimento e della violenza che si scatena in una società assolutamente fuori controllo. Cuaròn stesso ha citato la situazione iraquena come paragone per il film. Ciò che invece smorza e si contrappone a questo stato di cose assurdo e senza senso è la colonna sonora che culla lo spettatore dall’inizio alla fine del film.

La scelta di brani è ricchissima, e quasi tutti dagli anni ’70, le radici del rock moderno. Si comincia con Ruby Tuesday di Jagger e Richards, poi la magnifica Hush dei Deep Purple e per finire At the Court of the Crimson King dei King Crimson, senza citare Led Zeppelin e molti altri che meritano tutta l’attenzione nei titoli di coda.

L’autore della musica strumentale è invece il notevole John Tavener che, nonostante, i mostri sacri, nell’insieme risalta.
Una nota finale ai bravissimi Clive Owen e Julianne Moore incorniciati da un Micheal Caine in versione comicamente hippy ed eroicamente british.

Il film è stato presentato e selezionato alla 63° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.



(17/11/2006) - SCRIVI ALL'AUTORE


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