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L’AZZURRO DEL CIELO
GEORGES BATAILLE

Io non sono un filosofo, ma un santo, forse un pazzo scriveva Georges Bataille di sé. Ossessionato dal rapporto con sua madre dopo la morte prematura del padre, l’autore si convertì alla fede cattolica dopo un’educazione laica. Orientò tutta la sua letteratura verso il grottesco, verso romanzi di ispirazione erotica e atroce. Il rapporto con il movimento surrealista incoraggiò questo suo orientamento letterario che continuò anche dopo la rottura dei contatti con il suddetto movimento. Bataille scrisse che “Solo un tormento mio personale è all’origine delle mostruose anomalie de Le Bleu du Ciel”.

Azzurra De Paola

Un testo difficile. Anomalo. Ostico. Senza ammiccamenti al lettore, senza pause, senza chiedere perdono per le scelte estreme, il testo si snoda come attraverso fili metallici che tintinnano al passaggio di ogni parola. Apparentemente, sembra una complessa storia d’amore. Le vicende tra la bizzarra Dirty, “sono malata io, capite, ho qualcosa nella testa, e Henry, altrettanto difficile nei modi e nel comportamento, un necrofilo, un ubriaco, “l’ubriachezza ci aveva spinti alla deriva, alla ricerca di una sinistra risposta alla più sinistra delle ossessioni”.

Il tempo della storia è il lontano 1934. L’anno della guerra civile a Barcellona, cui spesso si farà riferimento, l’anno dell’assassinio del cancelliere Dollfuss e della presa di potere di Adolf Hitler. Anno emblematico, la premonizione di un male che logorerà il mondo intero. Entrambi i due protagonisti sono borghesi ma fingono di essere dei ribelli. Fingono di comprendere ciò che accade nel mondo, di interessarsene, di farne parte. Ma non rinunciano alle loro ossessioni, ai loro eccessi, sono sempre chiusi nelle loro menti ad occuparsi di ciò che accade dentro invece che fuori. E mentre, fuori, la città impazzisce sotto attentati e bombe, loro si prendono e si lasciano, sullo sfondo di un mondo in rovina. Si cercano e si perdono. Si amano e si odiano. E fingono di essere dei combattenti, dei rivoluzionari.

Dando uno scacco alla tradizione, si fingono degli anticonformisti. Possiamo spiegare l’intero orientamento del testo con l’adesione di Bataille al movimento surrealista. Scacco al passato. Proiettati verso il futuro, il surrealismo tutto è un ripiegamento sulle perversioni più recondite dell’animo umano. Parlare di ciò che finora si è taciuto. Fine dei tabù. Fine di una falsa morale. "Per spiegare in qualche modo il mio interesse per lei bisognava supporre un mio disordine mentale". Far emergere i segreti inconfessabili, far affiorare il torbido. Scavare a fondo, nell’animo. Nei lati oscuri, scavalcare le linee d’ombra. Lucide allucinazioni sullo sfondo di una storia ben nota a tutti.

E il rapporto tra i due, in un continuo incontro/scontro, si complica con la figura di Lazare, una vera rivoluzionaria, una donna impegnata di cui Henry non si innamorerà mai, perché brutta, ma che lo metterà di continuo davanti all’evidenza del suo vuoto interiore: "tutto era falso, perfino la mia sofferenza".

Lazare, dentro alla vita, sapeva che Henry quanto Dirty erano due sbandati, due in cerca di un espediente per uccidere le ossessioni. La fine del mondo era imminente, la politica sull’orlo del collasso, la rivoluzione alle porte.

Uno stile di scrittura morbido per temi così spinosi. La grandezza di Bataille è farci vedere con gli occhi di Henry il mondo che scorre e gira senza di lui, la vita che si svolge senza un corpo che la viva. Henry ci dice cosa accade intorno ma non è lui a vivere gli avvenimenti.

Henry ha una vita prettamente mentale e la storia, il presente, è solo un’ombra. Un altro spettro. "Prima di ammalarmi seriamente, la mia vita era tutta un’allucinazione morbosa".

Quanto Henry e Bataille coincidano è difficile a dirsi. Certo è che uno scrittore ha sempre qualcosa da spartire con i propri personaggi. C’è sempre un filo, per quanto sottile, che li tiene uniti. E quando Dirty vuole morire, quando vuole la morte per scappare da se stessa un’ultima volta, lui la trattiene e percepisce a realtà. Per la prima volta, forse.

La realtà come sogno, esperienza onirica. Ma come ogni cosa irreale, si rischia di sottovalutarla e farsi male. Perché, per quanto sia difficile percepire noi stessi come materia, come carne e sangue, benché il male oscuro a volte ci imprigioni e ci impedisca di cogliere la vita per ciò che è, essa c’è. E’ concreta. E se moriamo, accade davvero. Anche se non vogliamo darci peso, la morte è l’altra faccia della vita. Il sogno eterno, quello senza di noi che lo sogniamo.

La morte è solo l’ennesima rappresentazione di un io-penso kantiano. La morte, l’amore. La morte dell’amore e l’amore della morte accanto all’ossessione del vuoto e della società che è solo l’ornamento del quadro indecifrabile della vita rendono L’azzurro del cielo un documento quasi unico nel suo genere del surrealismo francese. "Aspettavo Dorothea come si aspetta la morte. Il moribondo a un tratto lo sa: tutto è finito. Eppure, quello che sta per succedere è la sola cosa al mondo che importi!.



(16/06/2006) - SCRIVI ALL'AUTORE


Amare l'arte è benessere

  
  
 
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