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LO SCONTRO POLITICO DELL'ANNO. UN MATCH MEDIATICO
Qual e' l'oggetto della discussione? Di cosa si parla commentando i dibattiti politici in tv?

Daniela Mazzoli

"Trent'anni di tv commerciale hanno fatto di noi un pubblico di fatui sceglitori, con le stesse aspirazioni, le stesse velleità, gli stessi sogni, separati da differenze irrilevanti".

Così Carlo Fruttero, metà sopravvissuta della celebre coppia Fruttero-Lucentini, commentava il faccia a faccia svoltosi ieri sera negli studi di Via Teulada tra i due leader delle coalizioni.

Incuriosisce come, dei numerosissimi giudizi 'tecnici' comparsi sui quotidiani di oggi, il suo sia l'unico che includa un'indagine sociologica imprescindibile dagli eventi mediatici.

Se e' vero che solo le persone intelligenti sanno distinguere i dettagli dai cavilli bisogna forse constatare che molti dei più noti commentatori si sono lasciati intrappolare dalle maglie dei cavilli. Quel che conta sul serio e' che siamo tutti diventati commentatori, tutti alla stessa maniera, tutti ugualmente autorizzati e specializzati, perché in fondo il mezzo a disposizione e' lo stesso per chiunque, si vede allo stesso modo, si regola con un telecomando.

Se stamattina i quotidiani avessero pubblicato il parere della ormai ignorata 'casalinga di Voghera' anche lei, soprattutto lei, avrebbe saputo analizzare perfettamente lo show andato in onda. Anche lei, sedere in poltrona e sacchetto di patatine alla mano, ha notato ogni cosa: il taglio delle giacche, i movimenti delle mani, il dosaggio dei sorrisi e gli imbarazzi reciproci; l'attacco e la difesa, la tensione e l'impaccio del tempo contato. Insomma sarebbe stata all'altezza del più famoso Aldo Grasso con molti meno vocaboli e colpi di fulmine a disposizione.

Quel che e' certo, invece, e' che il dato sociologico e quello mediatico ormai corrispondono fino alla coincidenza. Il fatto che molti abbiamo trovato il confronto 'noioso' testimonia che l'Italia non e' più la stessa che ben sopportava le tribune elettorali di trent'anni fa; e' un Paese, questo, che non riesce a guardare più nulla che non abbia l'aspetto di un ring o di un'arena.

Il conflitto deve essere nei fatti oltre che nelle parole. Lo spettacolo deve essere mirabolante, esclusivo, sorprendente, anche se si tratta della solita solfa. Questo amore del 'sangue', del 'fagli vedere chi sei', del 'cantagliene quattro' trova curiose analogie con il mondo dello sport. E infatti molti dei politici odierni ricorrono non solo a un linguaggio sportivo per spiegare concetti ed esporre progetti ma anche ad una forma mentis tutta improntata al gioco di squadra, ai doppi turni, agli schemi calcistici.

La politica da sola non basta più. Ci vuole l'esibizione.
E quella di ieri sera da Mimun -arbitro in sofferenza, timoroso di fischiare anche un piccolo fallo figuriamoci alzare un cartellino di ammonizione- e' stata una partita senza incidenti, senza striscioni sugli spalti, senza i cori delle tifoserie: una partita a porte chiuse. Dunque, che noia!

Se l'argomento fosse rimasto quello per cui si era li' davanti alla tv, ad ascoltare i temi, i programmi, i resoconti e i rimproveri delle due parti, allora nessuno avrebbe motivo di lamentarsi. Le cose sono andate proprio come dovevano. Il fatto invece e' che l'argomento era tutt'altro e perciò il pubblico non e' rimasto contento, rivuole indietro i soldi del biglietto. Si paga per vedere uno spettacolo, e non per saperne qualcosa di più sul futuro. Si paga -chi paga- per sentire gli insulti, le alzate improvvise di toni, i rinfacci privati, le beghe condominiali, le dita puntate sul viso.

Ecco perché, sebbene in altro contesto e con tutt'altra intenzione si era accesa l'attenzione e si era fatto vivo il commento qualche giorno fa sull'episodio-Annunziata. Li' il Capo del Governo si era alzato e se ne era andato: le domande non gli piacevano, il tono della conversazione neppure e quindi basta.

Che emozione, che colpo di scena, che pozzo di argomenti di conversazione e di contestazione. Gli argomenti del dibattito? E chi se li ricorda più. Quello che resta e' lo stile della rissa, i calci sotto la cintura, gli strappi, le espressioni dell'allenatore dalla panchina. Tutto il resto e' noia, come diceva Califano.

Ma siamo allora proprio ridotti cosi', a non distinguere più il contenuto dal contenitore, a non interessarci nemmeno più di quello che accade e che potrebbe accadere nel Paese Reale?

La tv ha ingoiato un po' tutto, un po' troppo. Ha trasformato ogni cosa in un gioco, in un quiz o concorso canoro. Cui segue il 'dopofestival'.



(15/03/2006) - SCRIVI ALL'AUTORE


Capire, criticare, divertirsi, non assuefarsi è benessere

  
  
 
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