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L’INFORMAZIONE TV E L'AGENDA SETTING
COME DECIDONO I NOSTRI DISCORSI

Appunti su come viene costruita la nostra percezione del mondo.
Daniel Tarozzi

Periodo di campagna elettorale perenne, periodo di polemiche infuocate sull’informazione nei vari media, sul suo ruolo, sulla sua obiettività. In particolare, puntualmente, le polemiche si scatenano intorno all’informazione televisiva, accusata da tutte le parti politiche di parzialità. Il motivo è chiaro: nessun mezzo ha la capacità che ha la televisione di raggiungere la quasi totalità della popolazione, per di più in modo pervasivo.

Noi non entreremo nelle polemiche di natura politica, ma approfitteremo dell’occasione per analizzare lo stato dell’informazione televisiva in particolare, e mediatica più in generale.
Gli studiosi dei media si sono affannati per tutto il XX° secolo ad analizzare l’influenza della televisione sulla visione del mondo delle popolazioni. Si sono succedute teorie apocalittiche e “integrate”, ovvero ottimistiche. Le prime si basavano sulla convinzione che gli spettatori fossero manovrati dagli emittenti come delle marionette, le seconde, al contrario, sottolineavano l’indipendenza del consumatore il quale era influenzato più dal contesto e dalle conoscenze personali che dai messaggi Tv.

Oggi, l’unico potere certo che gli studiosi del settore attribuiscono alla televisione e gli altri principali mezzi di comunicazione è quello che viene definito “agenda setting”. Con questi termini si fa riferimento al potere delle testate giornalistiche di influenzare i temi che sono in “agenda” tra gli spettatori.

Ciò significa che se i telegiornali ci parleranno giornalmente della guerra in Iraq, mentre ignoreranno completamente o quasi i conflitti che si svolgono nei paesi orientali, la nostra attenzione, e spessissimo anche quella della classe politica, sarà focalizzata sul primo problema e tenderà ad ignorare il secondo.

Emerge così il potere che i media hanno di orientare le nostre visioni del mondo e le nostre scelte di tutti i giorni. Un esempio classico di malainformazione è quello che riguarda le notizie riguardanti cittadini “extracomunitari”. In molti sembrano non sapere che con questo termine non ci si riferisce solo ai marocchini, o agli albanesi, ma a qualunque cittadino avente un passaporto relativo ad un paese non facente parte della comunità europea. Nei Tg si parla spesso di delitti commessi da anonimi cittadini “extracomunitari” ai danni di poveri ragazzi italiani (in genere indicati con il nome proprio). Peccato che quando gli stranieri sono per esempio statunitensi diventino americani e non più “extracomunitari”. Così il giorno prima della scoperta del caso “Erika” i giornali titolavano “Arrestate la bestia”, riferendosi al probabile slavo, albanese, marocchino, che avrebbe commesso delitti terribili senza battere ciglio. Il giorno dopo l’attenzione si era spostata sul dramma di una famiglia, su una ragazza, Erika, che spinta dal vuoto della nostra società aveva commesso qualcosa di ignobile.

Il compito primario delle testate giornalistiche dovrebbe essere quello di informare il cittadino, di riportare le notizie, chiaramente ben separate dai commenti. Nei Tg italiani non solo spesso commento e notizia sono fusi ma, cosa ancor più grave, moltissime notizie vengono depennate senza alcun riguardo, secondo delle scelte quanto meno opinabili.

Infatti, in ogni testata inevitabilmente bisogna fare delle scelte su quali notizie riportare. Le scuole di giornalismo insegnano i cosiddetti “valori-notizia” che dovrebbero aiutare il direttore, o i giornalisti a cui tale compito è assegnato, a selezionare le notizie. Questi valori sono legati oltre che all’importanza oggettiva di un fatto, alla nazione in cui esso si svolge, al numero di persone coinvolte, alla eventuale popolarità delle stesse, nonché a fattori tecnici come la presenza di un inviato sul campo, la possibilità di avere immagini di qualità, e così via.

Nei telegiornali italiani però, come è sottolineato da moltissimi giornalisti stranieri inviati in Italia, sembra che i valori-notizia principali siano legati alla cronaca nera per Studio Aperto, alla “politica” per il Tg4, e ad ogni minima e spesso ininfluente affermazione di qualche politico, o di qualche importante figura clericale, per tutti gli altri. Infatti se è essenziale riportare determinate dichiarazioni è altrettanto importante evitare di assumere il ruolo di (involontario?) megafono di ogni pensiero che passa per la testa di un deputato.

Spesso la classe politica sfrutta abilmente l’informazione italiana per mandare messaggi, neanche troppo velati, a qualche altro politico. Chi ci rimette in tutta questa situazione è la completezza dell’informazione, che ci aggiorna sì sulla polemica del giorno, ma sorvola magari completamente su fatti riguardanti interi quartieri degradati, o intere popolazioni emarginate.



(25/08/2006) - SCRIVI ALL'AUTORE


Capire, criticare, divertirsi, non assuefarsi è benessere

  
  
 
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