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IL CONSUMO CULTURALE NEL MONDO DEI TEEN-AGERS
Da un’analisi del consumo dei media tra i minori emerge un quadro sorprendente. Se le ore passate davanti al televisore restano molte, i nuovi media ottengono sempre più spazio nelle giovani vite. E la tv potrebbe essere meno pericolosa di come spesso si afferma…

Daniel Tarozzi

Il secolo appena conclusosi è stato costellato di dibattiti sui media in generale e sui consumi degli stessi da parte dei vari target in particolare. Gli studi mediologici hanno alternato conclusioni apocalittiche secondo le quali i media hanno un effetto dirompente e totalizzante sul pubblico (Teoria del proiettile magico), sviluppatesi specie durante e dopo le grandi dittature, a conclusioni ottimistiche in base alle quali i media hanno effetti scarsi sul pubblico (Teoria degli effetti limitati); queste ultime hanno sostituito le precedenti conclusioni quando si è cominciato a prendere in considerazione variabili relative al soggetto e al contesto in cui questo fruisce del medium analizzato.

La teoria che negli ultimi anni si è andata affermando considera gli effetti dei media a lungo termine. È stato dimostrato che i media, ed in particolare la televisione, contribuiscono spesso in modo determinante a costruire l’agenda degli individui, ovvero gli argomenti di cui questi vengono a conoscenza, discutono e si preoccupano.

Questo comporta che ciò che non compare in televisione in qualche modo non venga percepito come reale, quasi come non esistesse; quindi la Tv avrebbe un effetto di realtà. Un esempio noto di questo effetto è l’attenzione del grande pubblico verso le zone calde del mondo che si dimostra direttamente proporzionale all’attenzione portata a tali eventi dai media.

La diffusione negli ultimi anni delle nuove tecnologie e nel caso specifico di Internet ha però in parte compensato le mancanze della televisione, permettendo la diffusione, per la prima volta non elitaria, di una controinformazione. Infatti allo strapotere invasivo della televisione si è affiancato il sottile ma costante passaparola degli utenti Internet che ha permesso anche a fonti tradizionalmente deboli di avere un’enorme cassa di risonanza.

In questo contesto si inseriscono le ricerche (anch’esse di lunga data) sul consumo culturale, e in particolare mediatico, dei minori. In una ricerca promossa dalla Provincia di Roma qualche tempo fa, denominata Il gioco delle parti. Teen-agers, adulti e consumi multimediali, lo studio dei consumi multimediali dei giovani in relazione al mondo adulto è stato analizzato a fondo. È emerso un “rapporto di convivenza del mezzo televisivo con numerose altre forme di intrattenimento in e outside”, oltre che “l’ingresso a pieno titolo del computer” tra le forme di consumo mediale preferite dai giovani.

Il consumo televisivo dei minori, spesso demonizzato, si è in realtà dimostrato essere talvolta persino costruttivo. Infatti attraverso la fruizione di determinati programmi si elaborano futuri scenari per giochi appassionanti, nonché una condivisione di modelli socio-culturali fondamentale per essere accettati nel gruppo.

Le discussioni sui contenuti dei cartoni animati o telefilm preferiti possono rivelarsi infatti essenziali per aiutare i bambini timidi a comunicare con i loro coetanei. Pertanto, più che essere spaventati dai contenuti dei cartoni animati (riguardo ai quali molte ricerche hanno dimostrato che fin da piccolissimi i bambini riescono a distinguere l’irreale dal reale), i genitori dovrebbero invece limitare il tempo che i bambini passano davanti all’apparecchio televisivo, incitandoli ad altre forme di consumo culturale e, soprattutto, ad una maggiore interazione con i coetanei.




  
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