LE SCRIVO PERCHE' DA UN PO’ DI MESI SOFFRO DI ATTACCHI DI PANICO


Le scrivo perché da un po’ di mesi soffro di attacchi di panico, mi hanno consigliato dei calmanti naturali, anche perché sono contraria all’assunzione di farmaci se non per necessità del fisico, ma non sono serviti a farmi riacquistare la mia tranquillità. Mi sento avvitata nelle mie paure e temo di non riuscire ad uscirne. Cosa mi consiglia?





Cara lettrice,



mi rendo conto del disagio che questo disturbo le può portare e so anche quanto spiacevole sia la sensazione di impotenza che ne deriva.
Per la mia esperienza i soli “calmanti naturali” difficilmente sono la soluzione a questo tipo di problematica, senz’altro possono essere coadiuvanti di un tipo di intervento che vada più in profondità e nella direzione di raggiungere un buon grado di consapevolezza circa le cause di insorgenza del disagio. Dal mio punto di vista di psicoterapeuta della Gestalt spesso chi soffre di attacchi di panico sta facendo i conti nel suo presente con la voglia di “spiccare” il volo, quindi di andare realmente verso la propria autonomia, ma tale spinta trova il grande ostacolo del “legame” ancora forte col proprio ambiente, che in genere corrisponde con quello familiare. I legami, purtroppo a volte rappresentano “il nido sicuro”, ma come tali non danno l’adeguata spinta verso la propria realizzazione personale che, tra l’altro può non andare nella stessa direzione di chi detiene il nido, Ed ecco che il conflitto tra queste due forze può creare un disagio come l’attacco di panico che sul momento crea una condizione di stasi: si ha paura di perlustrare qualsiasi direzione, quindi è meglio rimanere fermi.
Le ho appena descritto una facciata della medaglia del suo star male che potrebbe indurre a sentire solo la sconfitta e l’impotenza. In realtà l’altra facciata della medaglia è che grazie al suo sintomo lei finalmente si muoverà verso la direzione che probabilmente già sente forte dentro di se. Ossia, provi a vedere l’insorgenza degli attacchi di panico come il suo iniziale atto di volontà nel voler cambiare qualcosa in direzione della sua autonomia. Infatti se la sua condizione precedente al suo star male non fosse stata motivo di disagio avrebbe probabilmente continuato in un equilibrio “del quieto vivere”, in cui si muove proprio per non affrontare il cambiamento.
Posso assicurarle che essere consapevole di questo processo interno, ovviamente non solo dal punto di vista di conoscenza razionale, ma sperimentando concretamente sul piano psico-fisico una condizione di “movimento verso…”, può diventare un modo attivo di creare contatto con se stessa e con il suo ambiente tale da non procurarle più quell’ansia vissuta all’ennesima potenza che magari nel suo presente la fa fuggire da tutto e da tutti.
Qualora fosse interessata ad avere maggiori chiarimenti mi contatti pure personalmente attraverso questa redazione. Nel frattempo le consiglio di porre attenzione al suo respiro ogni qualvolta sentirà l’ansia salire. Il respiro è una funzione primaria del corpo che lei ha la possibilità di gestire in qualsiasi momento, anche se nei momenti di panico sembra che nessuna facoltà psico-fisica sia più sotto il suo controllo. Riportare a lento il ritmo della respirazione può essere il primo passo per iniziare a disinnescare la catena di sintomi che probabilmente la fanno andare in tilt in quei momenti difficili. Auguri!



(30/05/2004)