MASSIMO FALASCONE: CALORE ACUSTICO E CAPRIOLE ELETTRONICHE
Domenica 12 dicembre, per la terza serata della rassegna Il gesto del suono, l’Associazione Colore ha ospitato il sassofonista Massimo Falascone. Un omaggio a Malachi Favors e all’Art Ensemble of Chicago, in equilibrio tra passato, presente e futuro.
di Marco Valsecchi
«Ho sempre avuto una vera passione per l’Art Ensemble of Chicago. E in particolare per Malachi Favors, un musicista straordinario recentemente scomparso al quale, purtroppo, sono stati dedicati pochi tributi.»
L’esibizione di Massimo Falascone all’Associazione Colore di via Moncucco 29 a Milano, in occasione della terza serata della rassegna di musica d’improvvisazione Il gesto del suono, è appena terminata.

E’ stata una performance intensa, assolutamente magnetica. Una lunga cavalcata di sapore free-jazz, tra suoni pastosi lasciati crescere in tutta la loro robustezza fino a saturare l’aria per poi esplodere in fraseggi adrenalinici, su un tappeto creato da loop intrecciati con grande cura.
Falascone, musicista d’avanguardia con alle spalle più di vent’anni di attività nel campo della composizione e della ricerca sonora, commenta il suo nuovo spettacolo Mumacs solo a partire dai musicisti che l’ hanno ispirato e ai quali ha voluto dedicare la sua performance.
« La scelta delle composizioni sulle quali impostare il mio discorso improvvisativo è stata molto ragionata. Ho scelto pezzi di Favors, ma anche di Joseph Jarman, Ornette Coleman e Roscoe Mitchell, oltre a brani scritti da me, cercando di unirli in un discorso il più possibile omogeneo e lavorando quindi sulla forma musicale della suite.»


In effetti uno degli aspetti più interessanti di questo lavoro solista è la notevole compattezza linguistica attraverso la quale sono stati accostati brani di autori diversi, che, attraverso l’improvvisazione, hanno trovato una dimensione unitaria molto convincente.
Merito di una scaletta ben congegnata, senza dubbio, ma anche della personalità marcata del musicista (impegnato simultaneamente ai sassofoni, al looping e alle live electronics) e del suo stile caratteristico, capace di cogliere le coloriture dei singoli brani e di legarle tra loro in modo armonico.

Il tutto secondo una precisa estetica musicale, incentrata sulla possibilità di utilizzare l’elettronica in modo che non risulti fine a se stessa, ma piuttosto impiegandola per aumentare le potenzialità espressive degli strumenti suonati.

Il risultato è un suono diretto e viscerale, per nulla raffreddato dal filtro elettronico attraverso cui viene fatto passare. Le diverse voci dei sassofoni contralto, baritono e sopranino e del tugombuto risultano anzi rafforzate e valorizzate nelle loro specificità.
Una questione di equilibrio, come ci spiega lo stesso Falascone: «E’ un anno che lavoro con questo tipo di effettistica, ma finora l’avevo utilizzata in contesti diversi dal concerto, soprattutto a teatro. Per questa prima uscita in solo mi sono posto come priorità quella di mantenere l’identità acustica del sassofono intervenendo con l’elettronica in modo molto misurato.»
Un esperimento che, all’ascolto, dimostra di aver dato ottimi frutti. Non solo sul piano del suono, ma anche dal punto di vista dell’improvvisazione, che, grazie ai loop e a un sapiente uso dei delay, ha modo di inserirsi in tempo reale all’interno delle composizioni:
« Il meccanismo del Mumacs solo, in sintesi, è proprio questo: attraverso le tecnologie digitali riesco a crearmi la possibilità di lanciare il suono, farlo rimbalzare e rispondergli improvvisando.»

Unico neo della serata, l’affluenza non molto massiccia del pubblico.
Ma in fondo, per chi c’era, non è stato un problema.


(17/12/2004)