GLI ASPETTI TERAPEUTICI DELL'ACQUA
Tratto da NATURA&BENESSERE n°3 L’acqua, per la sua indiscutibile valenza vitale, è da sempre un fulcro intorno al quale tradizioni, leggende, religioni hanno costruito in chiave simbolica vaste aree di pensiero connesse all’archetipo generatore di vita che la moderna psicologia associa alla madre. L’uomo, oggi più che mai assorbito dai ritmi caotici e stressanti del suo quotidiano, spesso non solo dimentica di bere, ma sottovaluta anche le preziose funzioni terapeutiche dell’acqua, che in questo breve excursus abbiamo perciò ritenuto utile rispolverare insieme.
di Vittorio Kroma
L’acqua, sorgente e linfa di vita, svolge sul nostro Pianeta e nel nostro organismo molteplici ruoli proponendosi in differenziati aspetti pur rimanendo sostanzialmente uguale; se sulla Terra, che ricopre al 70%, la ritroviamo nei mari, nei fiumi, nelle sorgenti, nei laghi, nelle cascate, nei rivoli, nei ruscelli, nella pioggia, nel vapore, nella rugiada, nei ghiacciai…, nel corpo umano la individuiamo nei fluidi che compongono il 70% della massa corporea, nell’urina, nella saliva, nel sudore, nelle lacrime, negli umori e così via.

Come sempre il macrocosmo si rispecchia nel microcosmo e, data l’importanza vitale che essa riveste, non stupisce che l’uomo ne abbia colto le intrinseche proprietà terapeutiche da tempo immemorabile, esaltandone la sacralità in tutte le culture e attribuendole significati mitologici e simbolici in tutte le tradizioni. Non a caso essa si presenta anche come simbolo cosmogonico: purifica, guarisce, ringiovanisce e introduce nell’eternità divenendo “acqua viva”, “acqua di vita” o “acqua della saggezza”.

Venendo ora all’aspetto terapeutico dell’acqua è noto, ad esempio, che il Termalismo affonda le sue radici nell’antichità e nel mondo romano in particolare, così come il cosiddetto “bagno turco” è attribuito ai Turchi, per l’appunto, che ne esaltavano le proprietà già in un lontano passato; del resto, che l’acqua possieda valenze risanatrici per ogni forma di vita che dipende dalla sua presenza è evidente e, a tale proposito, le piante sono emblematiche.

Sotto il profilo biochimico l’acqua svolge nell’organismo una funzione fondamentale anche per il mantenimento delle normali concentrazioni di sali e per garantire lo svolgimento dei processi osmotici. Essa è fonte, peraltro, di ossigeno e di idrogeno quali elementi indispensabili per i processi metabolici dei grassi, delle piastrine, degli zuccheri e degli idrati di carbone; è notorio, infatti, che ogni qualvolta si mangia un cibo ricco di grassi, di proteine o di zuccheri, cresce la sensazione di sete così come aumenta il bisogno di bere.


Il fabbisogno giornaliero di acqua è comunque soggettivo in quanto esso dipende dal peso, dal regime alimentare, dalla posizione geografica, dalle condizioni climatiche, dall’età, ecc.
Nonostante ciò, di norma, sarebbe opportuno bere quotidianamente almeno un litro e mezzo di acqua nella stagione fredda e dai due ai tre litri nella stagione calda incluso, eventualmente, il consumo di alcuni alimenti ricchi di acqua.
L’acqua è indispensabile non solo per il normale svolgimento dei processi metabolici ma anche per veicolare dalle cellule i rifiuti e le scorie metaboliche. L’organismo infatti funziona quasi alla stregua di un boiler di casa: se non vi è la giusta pressione nel tubo di entrata non viene fuori acqua dal tubo di uscita… non bere a sufficienza induce dunque a un eccesso di concentrazione della tossicità organica che innesca il patologico sviluppo di un clima favorevole al proliferare di virus e batteri e di conseguenza prende il via una dinamica che porta al sovraccarico degli organi emuntori e alla ridotta ossigenazione dell’organismo; tutto ciò può quindi implicare l’insorgere di malattie talvolta anche molto gravi.

In sintesi, dunque, possiamo affermare che l’acqua svolge una funzione veicolante degli elettroliti e dei sali minerali, trasporta il cibo lungo il tratto digerente e ne facilita l’assorbimento attraverso le pareti intestinali consentendo di far giungere i nutrienti ai tessuti, favorisce i movimenti muscolari e agisce da lubrificante per le articolazioni, funge da reagente nei processi metabolici dei grassi, degli zuccheri e delle proteine, consente le funzioni circolatorie e quelle depurative, liberando l’organismo dalle scorie tramite le urine.

Va peraltro detto che il contesto in cui l’uomo oggi vive è saturo di rifiuti di ogni genere, spesso tossici, che inevitabilmente si infiltrano nel terreno e inquinano le acque le quali sono ormai sovraccariche di veleni e di elementi inorganici che appesantiscono il lavoro degli organi emuntori. L’eventuale presenza di un eccesso di cariche batteriche virali tossiche negli ambienti da cui si estrae l’acqua e nei condotti rende necessario l’utilizzo di disinfettanti che sono comunque dannosi per la salute dell’uomo.


Ecco perché in alcune aree del Pianeta è veramente pericoloso bere l’acqua che arriva al rubinetto di casa; in questi casi il ricorso alle acque minerali imbottigliate è indispensabile. In mancanza di esse buona norma è far bollire l’acqua per almeno dieci minuti prima di berla o usarla solo per cucinare e per preparare bevande calde.

Molta cautela è necessaria peraltro anche per bagnarsi in acque di sorgenti, di mari, di ruscelli, torrenti, fiumi e laghi contaminati dall’inquinamento industriale.
Per quanto concerne l’Italia, l’acqua di rubinetto la si può bere tranquillamente quasi dappertutto poiché per essere distribuita in acquedotto deve possedere precisi requisiti - come da D.P.R. 24.5.1988 n. 236 in conformità della direttiva CEE n. 80/778 - e rispettare parametri organolettici e chimico-fisici; e ancora deve essere priva di sostanze tossiche, germi e virus. Tuttavia, da almeno un decennio a questa parte, gli Italiani mostrano di preferire le acque minerali imbottigliate e a tale proposito va detto che il patrimonio di acque minerali italiano è davvero straordinario e ne annovera circa duecentosessanta, ognuna proveniente da un bacino idrogeologico diverso.

Tale patrimonio fa della nostra Penisola una vera piccola oasi rispetto al Pianeta, considerando anche che l’Italia gode di una straordinaria abbondanza di fonti termali, di fiumi e di laghi ed è circondata dal mare per tre quarti.

Nel corso del convegno “Sicurezza dell’acqua nel Terzo Millennio” tenutosi alcuni anni fa a Villa Olmo a Como, fu sottolineato che circa l’otto per cento della popolazione della Terra soffre di scarsità d’acqua e quasi un terzo degli abitanti vive in condizioni di insufficienza idrica. Quasi due miliardi di persone, poi, non possono accedere direttamente ad acque potabili e inoltre circa 8 milioni di individui muoiono per cause idrosanitarie dirette e 30 milioni per effetti direttamente riconducibili alla scarsità idrica. Il quadro emerso è decisamente inquietante e dovrebbe farci riflettere e apprezzare di più il privilegio di cui godiamo per cause naturali.

L’acqua, perciò, è oggi oltremodo preziosa e rara e andrebbe trattata con grande rispetto e senza sprechi.
Già intorno alla metà dell’Ottocento uomini di scienza paventavano la scarsità d’acqua del Pianeta ed altri studiosi ne esaltavano le qualità terapeutiche; tra questi un grande fautore dell’idroterapia fu, in Baviera, Sebastian Kneipp (1821-1897), tanto che le sue cure idrotermali divennero famose in buona parte del mondo. Secondo Kneipp lo scopo dell’idroterapia consisteva soprattutto nello <>. Egli affermava: <>.

L’abate Kneipp fu un grande sostenitore anche delle cure esterne effettuate mediante l’acqua, riconoscendole - se utilizzata fredda - una funzione ischemica, vale a dire la capacità di allontanare il sangue dalla superfici e, se calda, la capacità di richiamare il sangue in superficie, secondo necessità.
Per quanto concerne l’uso esterno, oggi si sa che l’acqua serve non solo come regolatore termico e come indispensabile elemento di igiene e di pulizia personale ma anche come elemento terapeutico utilizzato nell’idrocolonterapia, nell’idroagopuntura, nella talassoterapia, nel termalismo, nel ricorso a strumentazioni che ne esaltano l’azione, come ad esempio vasche di idromassaggio, saune e così via. Tutte queste applicazioni esterne stimolano anche le funzioni veicolanti, emuntorie e respiratorie della pelle ed in particolare di alcuni centri nervosi superficiali sollecitando così una pronta risposta della corteccia cerebrale e dell’asse cortico-surrenale.

Circa gli effetti terapeutici sia interni che esterni dell’acqua ci sarebbe ancora molto da dire; ciò che in questo breve excursus abbiamo voluto sottolineare è che l’acqua, pur essendo uno degli elementi più vicini all’uomo e il più indispensabile per la sua sopravvivenza, viene spesso utilizzata in modo inadeguato, con poca accortezza, con troppi sprechi o con eccessiva parsimonia. Quando la presenza d’acqua lo consente, infatti, bere poco, lavarsi poco, e soprattutto utilizzarla poco come rimedio terapeutico sia interno che esterno, significa, in fondo, avere poco rispetto della propria vita.


L’abate Kneipp fu un grande sostenitore anche delle cure esterne effettuate mediante l’acqua, riconoscendole - se utilizzata fredda - una funzione ischemica, vale a dire la capacità di allontanare il sangue dalla superfici e, se calda, la capacità di richiamare il sangue in superficie, secondo necessità.
Per quanto concerne l’uso esterno, oggi si sa che l’acqua serve non solo come regolatore termico e come indispensabile elemento di igiene e di pulizia personale ma anche come elemento terapeutico utilizzato nell’idrocolonterapia, nell’idroagopuntura, nella talassoterapia, nel termalismo, nel ricorso a strumentazioni che ne esaltano l’azione, come ad esempio vasche di idromassaggio, saune e così via. Tutte queste applicazioni esterne stimolano anche le funzioni veicolanti, emuntorie e respiratorie della pelle ed in particolare di alcuni centri nervosi superficiali sollecitando così una pronta risposta della corteccia cerebrale e dell’asse cortico-surrenale.

Circa gli effetti terapeutici sia interni che esterni dell’acqua ci sarebbe ancora molto da dire; ciò che in questo breve excursus abbiamo voluto sottolineare è che l’acqua, pur essendo uno degli elementi più vicini all’uomo e il più indispensabile per la sua sopravvivenza, viene spesso utilizzata in modo inadeguato, con poca accortezza, con troppi sprechi o con eccessiva parsimonia. Quando la presenza d’acqua lo consente, infatti, bere poco, lavarsi poco, e soprattutto utilizzarla poco come rimedio terapeutico sia interno che esterno, significa, in fondo, avere poco rispetto della propria vita.


(07/06/2007)