IL SOGNO: VITA DENTRO LA VITA
Quando arriva la sera e chiudiamo gli occhi al mondo diurno pullulante di stimoli, e ci addormentiamo, ha inizio un’altra fase della nostra vita.
di Dott.ssa Maria Rosa Greco
Psicologo clinico e Psicoterapeuta della Gestalt

Anche questa in realtà è molto viva e ricca di contenuti.
Si ipotizza che il cervello, durante il sonno, attui una sorta di resettaggio, ossia un riordino di quanto ha elaborato e appreso durante il giorno, fissando ad esempio i ricordi utili ed eliminando quelli che non servono.
Nella fase REM (Rapid Eyes Movements) del sonno, inoltre, viviamo situazioni, sensazioni, emozioni, fette di vita molto intense, insomma sogniamo.

La produzione onirica può avere svariate chiavi di lettura, quindi ne approfondirò una legata all’utilizzo del sogno nella psicoterapia gestaltica.
Avrò occasione in seguito di inquadrare il tema sotto altre prospettive.
In genere il sogno è considerato come una realtà totalmente staccata da ciò che siamo nello stato di veglia.

In una visione olistica, globale dell’individuo, a mio avviso, questa percezione contribuisce solo a frammentare la persona più di quanto già non lo sia anche per esigenze legate al suo essere animale sociale.
Così come, sempre nella visione comune, si considera il mondo conscio assolutamente staccato da quello inconscio.

E se provassimo a considerare le due realtà come espressioni di un unico essere che tende comunque a creare connessioni piuttosto che a dividere (pensate ad esempio alla tendenza all’aggregazione dal mondo cellulare in avanti)?

Tutti sogniamo, anche quando siamo convinti del contrario solo perché non ne abbiamo ricordo (chissà perché?!).

Tutti possiamo imparare dai nostri sogni e trovare spunti per cambiare anche grazie ad essi.


Dal punto di vista della psicoterapia della Gestalt, un modo per lavorare sui sogni è portare l’attenzione su ciò che accade quando un cliente li racconta. Di solito descrive ciò che è accaduto durante il sogno stesso, spogliato della sua vividezza che deriva dal considerarlo una realtà vissuta, però, ad un altro livello di consapevolezza.

Secondo Fritz Perls, uno dei maggiori esponenti della teoria e pratica della psicoterapia gestaltica, il sogno è molto più del desiderio di continuare e completare una situazione che si sente non conclusa.

Esso, invece, contiene un messaggio esistenziale che può contribuire a comprendere il senso della propria vita.
Per entrare in quel linguaggio , dal punto di vista terapeutico, è importante innanzitutto riportare il sogno in vita, nel momento del suo racconto da parte del cliente. Per fare ciò gli si chiede di descrivere l’esperienza del sogno come se la stesse vivendo in quel momento, parlando quindi al presente.

Nella pratica terapeutica gestaltica, non si usa, come per esempio in psicoanalisi, l’interpretazione dei simboli del sogno, né si cercano associazioni con altri eventi.

Dopo il racconto, invece, si invita la persona a diventare il regista del suo sogno, animando tutte le parti di esso, compresi gli oggetti.
Questo perché si considera che ogni elemento del sogno come una manifestazione della persona che sta sognando (es. sono la sedia su cui si è adagiato qualcuno: cosa sento, cosa voglio, cosa faccio).

La recitazione di tutte le parti del sogno, parlando in prima persona, permette di riunificare, reintegrare le varie parti di noi, le nostre emozioni e sensazioni apparentemente sconnesse.

E l’integrazione delle nostre parti rinnegate mette in moto un processo di consapevolezza che porta, in genere, all’assimilazione e, ci si augura, al cambiamento desiderato.


All’interno della stessa lettura gestaltica del sogno ci sono, comunque, altri punti di vista e quindi altre modalità di lavoro con esso altrettanto interessanti e che personalmente scelgo di usare a seconda del contesto terapeutico-relazionale in cui mi trovo.

Uno di essi muove, in sintesi, da una domanda fondamentale che si pone il terapeuta quando il cliente decide di raccontare un sogno creato nei giorni vicini all’incontro. La domanda è essenzialmente: cosa sta cercando di dirmi il cliente nel raccontarmi questo sogno? Si lavora quindi principalmente con la relazione terapeutica, che rappresenta comunque un campione del mondo sociale della persona che chiede aiuto.

Al di là del contesto psicoterapeutico, è interessante a mio avviso non negare la realtà del sogno.
Probabilmente questo è ben compreso da quelle persone che sognano anche ad occhi aperti. La persona che non usa il sogno da sveglio per estraniarsi e sostanzialmente evitare di affrontare la realtà quotidiana, dà spazio alla sua creatività, quindi alle capacità spesso poco sfruttate dell’emisfero destro. Questo mantiene viva la capacità produttiva e rende probabilmente la vita più leggera.

Da questo punto di vista, i bambini possono essere maestri dai quali apprendere come il sogno si possa integrare perfettamente con la vita ordinaria. Infatti per loro è naturale vivere più dimensioni della realtà contemporaneamente.

D’altra parte, come struttura fisica, siamo esseri con i piedi solidamente per terra, ma con la testa a contatto con il cielo, quindi perché non volare sentendo la solidità delle gambe che ci permettono di non perdere il contatto con il suolo!!


Dott.ssa Maria Rosa Greco
Psicologo clinico e psicoterapeuta della Gestalt
e-mail: greco.mariarosa@libero.it
tel. 338/7255800



(05/09/2006)