I MISTERI DEL MARE. ALMA MATER AQUA
Tratto da Natura&Benessere n. 14 Il Mare, Grande Madre Generatrice di Vita, canta ed incanta chiunque l’ascolti narrare i più affascinanti misteri dell’antichità...
di Donatella Cerulli
Gli innumerevoli miti sorti intorno all’origine della vita e tramandatici sin dalla remota antichità pongono l’accento soprattutto sull’atto generativo piuttosto che su quello creativo ad indicare, così, che gli uomini, un tempo, anziché riferirsi ad un Padre Creatore concepivano una Grande Madre generatrice di ogni principio vitale, la Fonte Unica da cui nacquero tutte le cose esistenti: il sole e la luna, le stelle ed i pianeti, la Terra, le creature viventi e perfino gli stessi Dei.
La Grande Madre, venerata anche sulle coste del Mediterraneo, aveva volti, caratteristiche e nomi diversi ma, sostanzialmente, era sempre la stessa Dea, detentrice dell’immenso potere di vita e di morte come dimostra la stessa parola “Madre”.

Il termine “madre”, infatti, deriva dal sanscrito màtr, dalla radice sanscrita , “misurare”, e dai vocaboli derivanti quali mâmi (“misuro, distribuisco, dispongo, produco”) e mâtra, “materia”. Parole, queste, che indicano chiaramente un significato di “potere” che, invece, non è sottinteso nel termine “Padre” – in sanscrito pitâ – il quale, attraverso i vocaboli sanscriti , patis e pâ-yū, esprime i concetti di “protettore”, “signore”, “custode”.

Riprendendo in esame il termine “madre”, esso – come la parola “mare” – inizia con la lettera “M” in tutte le lingue indoeuropee; in particolare, nell’alfabeto fenicio la M aveva la forma di una linea ondulata terminante con un tratto più lungo a raffigurare l’onda dell’acqua: “acqua” che era chiamata mem, così come mem si pronunciava la lettera “M”. Riassumendo, dunque, la parola “madre” esprime le insite peculiarità di “misuratrice”, “dispensatrice”, “ordinatrice”, “materia”, “acqua”.

La Grande Dea Madre era considerata immortale, immutabile ed onnipotente e il concetto di paternità non rientrava nel pensiero spirituale dell’Uomo. Il sistema religioso arcaico, infatti, non includeva né dèi, né sacerdoti, ma solo la Madre e le sue sacerdotesse. Gli uomini veneravano la Matriarca, la onoravano e le ubbidivano; il coito non era associato all’atto generativo e, poiché si credeva che la donna rimanesse gravida grazie alle virtù fecondatrici delle acque o del vento, o per altro intervento della Natura, la paternità non era tenuta in alcuna considerazione. E, infatti, la Grande Madre è anche Vergine.


Può sembrare un controsenso, ma l’analisi etimologica della parola, ancora una volta, ci viene in aiuto e rende chiaro quello che altrimenti sembra essere un paradosso: Vergine, dalla radice sanscrita urg’ da cui varg, “spingere, gonfiare, essere turgido, lussureggiare”, ed anche dal sanscrito urg’ayati, “essere gonfio”... Termini e significati che sono oggi associati all’organo genitale maschile ed alla sua funzione riproduttiva... ma che, in origine, si riferivano ad una condizione assolutamente femminile: acque che si “gonfiano” sotto la “spinta” lunare delle maree e nubi che si ingrossano di fertile pioggia, così come si “gonfia” il ventre della donna durante il mestruo o in gravidanza e le mammelle della madre che allatta.

Il Mare e la Madre si “gonfiano” di vita e di un liquido che dà e contiene vita: acqua, sangue o latte che sia... E diventa così evidente che la Grande Madre Vergine, Acqua Generatrice, Dispensatrice di Vita, esclude la presenza fecondatrice dell’uomo perché è fecondatrice ella stessa. Nel Cristianesimo, peraltro, la Madre di Gesù è la Vergine Maria (nuovamente la lettera M...) e Dante, oltre a dire di lei «Vergine Madre, figlia di tuo figlio», nel 33° Canto del Purgatorio aggiunge: «...di speranza fontana vivace» esemplificando in modo sublime l’associazione della Vergine-Madre con l’Acqua.

Questo concetto è ben espresso dal mito pelagico della creazione, uno dei più antichi della mitologia greca.
Il mito narra della dea Eurinome (“Vagante in ampi spazi”) il cui nome semitico era Jahu (“Divina Colomba”), appellativo che in seguito verrà dato a Jahveh quale Creatore.

Eurinome, Dea di Tutte le Cose, emerge nuda dal kaos e, dopo aver diviso il mare dal cielo (“In principio Dio creò il cielo e la terra...”), intreccia una danza sulle acque e da esse trae la sua forza generatrice. Soffrega tra le mani il Vento del Nord ed ecco apparire il Gran Serpente Ofione.

La danza della Dea si fa sempre più sensuale e selvaggia fino a quando Ofione, acceso di desiderio, la stringe fra le sue spire e si accoppia con lei. Eurinome, rimasta incinta, sotto forma di una colomba depone l’Uovo Universale intorno al quale Ofione, su ordine della Dea, si avvolge sette volte affinché l’Uovo si schiuda dando origine alle innumerevoli manifestazioni della Vita...


(13/06/2007)