PERCHE' ORA VOGLIAMO PARLARE DI ACQUA
Dopo il Tempo abbiamo scelto l’Acqua quale soggetto del nostro prossimo Dossier. Ma perché parlare proprio di Acqua?
di Francesca Giomo
Ci è sembrato che come il Tempo, l’Acqua sia un argomento di eterna attualità, che come il Tempo racchiuda in sé la natura di molteplici parti dell’essere umano, che vogliamo conoscere ed esplorare.

Come il tempo, anche l'acqua è parte fondamentale dell’essere umano, ne possiede l’interno (il 60% del peso corporeo è rappresentato, alla nascita, dall’acqua) e ha un bisogno incessante di entrarvi dall’esterno.

Quindi, abbiamo trovato che come l'uomo, così l’acqua, o viceversa, possieda una natura materica, corporea, tangibile, e insieme metamorfica, in continua trasformazione, una natura, quindi, invisibile, in quanto implesso di possibilità in divenire. Possibilità che prendono via via nuove forme, mai stabili, apparentemente, ma la cui qualità nella sostanza persiste.

Da sempre l’acqua, nel suo sistema complesso e articolato di significati che si riferiscono alla nascita della vita, alla sussistenza della vita, alla morte e alla rinascita, nei paralleli piani esistenziali di tangibile e intangibile, possiede un linguaggio universale di unificazione e pace. Di cui, oggi abbiamo particolare sete.

L'acqua è sorgente di cultura e coscienza, è attorno a fiumi, mari, laghi, che è germogliata la vita e la civiltà, attraverso lo scambio armonico delle risorse, della conoscenza, delle energie di ciascun popolo. Il sorgere delle Grandi civiltà del passato è inimmaginabile senza paesaggi abitati da fiumi, come il Nilo per l’Egitto (3000 a.C.), il Fiume Giallo per la Cina (3000 a.C.), il Tigri – Eufrate per la Mesopotamia (2.400 a.C.), l’Indo nell’India settentrionale (2.500 a.C.). Per non pensare al Mediterraneo e alle civiltà che sono sorte dalle sue immense labbra di madre, grandioso paradigma della nascita di una coscienza universale, di cui tutti noi siamo figli.

Simbolo e materia di guarigione e purificazione in tutte le religioni, attraverso battesimi e rituali, l’acqua era ed è tuttora popolata da Dei.
Divinità essa stessa, gigantesco archivio di memorie ancestrali, orme invisibili di tutte le forme di esistenza, l’acqua era ed è sempre di più, per il mondo intero, oro, oro blu.


Possedere acqua, quindi, significa avere in mano le chiavi della vita. Ed ecco come nella mente dell’uomo avido di potere la portatrice di pace e di uguaglianza, la matrice della cultura per eccellenza, diventa oggetto di desiderio irresistibile, da non condividere con nessuno, perché troppo prezioso, che viene trasformato, suo malgrado, in oggetto che separa, capro espiatorio di conflitti.

Così la Terra, ora, invece, di continuare ad essere un unico enorme organismo vivente, le cui parti sono inseparabili e di cui l’acqua è il trait – d’union, sembra sempre più divenire un disarmonico insieme di pezzi, diviso dai medesimi flussi d’acqua che lo percorrono.

India, Israele, Cina, Bolivia, Messico, Canada e Ghana, per citare solo alcune regioni del mondo, hanno problemi di scarsità idrica, e se le pagine del “New York Times” di pochi anni fa portavano per iscritto che le guerre del Ventunesimo secolo avrebbero avuto come soggetto della loro contesa l’acqua, sacro essere mistificato, oggi possiamo affermare che le previsioni del quotidiano non solo erano esatte, ma già pura e radicata realtà.

Vandana Shiva, fisica ed economista indiana, afferma che, nella nostra realtà contemporanea, è uno solo il conflitto, quello tra due culture, divise dal loro rapporto con l’oro blu “quella che vede l’acqua come qualcosa di sacro, la cui equa distribuzione rappresenta un dovere per preservare la vita, e quella che la considera una merce e ritiene il suo possesso e commercio due fondamentali diritti di impresa. La cultura della mercificazione è in guerra con l’opposta cultura del condividere, del dare e ricevere acqua come un dono gratuito.”

Unione e, allo stesso tempo, disgregazione, tutto questo intorno all’acqua, tutto questo espressione esemplare di quello che sta succedendo all’uomo contemporaneo.

Ecco perchè Terranauta, nel suo tentativo di conoscere e comprendere in profondità l’uomo e il contesto che abita e da cui è abitato, sente indispensabile oggi, ora, in questo particolare momento di eventi paradossali, quanto drammatici per la nostra quotidianità, parlare di Acqua, ovvero di quella sostanza infinita e multiforme che percorre gli anfratti più nascosti, oscuri e, insieme, le necessità più evidenti della nostra esistenza, che suscita odi indomabili, conflitto e, allo stesso tempo, amore, senso del sacro, bellezza e infinità.

Prima di intraprendere questo immenso viaggio alla scoperta dell’universo fluido che ci circonda, però, vorrei potere immaginare noi, esseri umani, imparare ad essere, anche solo per un istante, come l’Acqua: trasparente, leggera e profonda, inseparabile da se stessa, che non si frantuma, ma scorre attraverso le cose, che mai vuole possedere. Essere come l’acqua per cui non esistono differenza e separazione, che non si piega, ma che con grandiosa umiltà si adegua alla forma del suo momento, alle esigenze dell'istante che la attraversa. Essere come l'acqua e rinnovarsi in un continuo presente.


(30/10/2004)