SAPETE COS'E' L'AMORE? RACCONTO
Esiste davvero l’amore che dura una vita? O il tempo divora tutte le passioni? Un racconto.
di Laura Bonaventura
Ogni mattina, entrando in ufficio, Chiara immaginava di vederlo lì, in fondo al corridoio, che le sorrideva. Il ricordo di lui la colpiva per un attimo, poi tutto tornava come prima. Lei entrava nella stanza, accendeva il computer, iniziava a lavorare.

Da quando la loro storia era finita, nove anni prima, non era passato un giorno senza che lei l'avesse pensato, sognato, desiderato, anche solo per un momento.

Si era innamorata al primo sguardo: era entrata nel suo ufficio, l'aveva visto mentre scriveva e in quell’istante aveva sentito che lo amava, perdutamente. Fabrizio aveva alzato lo sguardo e al suo sorriso Chiara aveva visto scomparire tutto il passato come afa soffocante all'arrivo di un temporale estivo. Ora l'aria era fresca, lei era nata in quel momento.

Erano seguiti giorni incantati, ore che valevano l'intera vita, mesi di felicità assoluta, attimi di paradiso in terra. La sua voce, l'odore della sua pelle, il suo sguardo, le spalle larghe, i passi sicuri, l'eleganza dei gesti che esprimevano insieme forza e gentilezza: tutto di lui suscitava in Chiara uno struggimento e un desiderio mai provati prima, che divenivano piacere infinito quando finalmente era tra le sue braccia. Amava i suoi pensieri, la sua ironia, i suoi ideali, la sua passione, le sue aspirazioni, il suo corpo, ogni millimetro della sua pelle.

Poi il passato era tornato a cercarlo. Le incertezze, il dolore della separazione da chi gli era accanto da tanto tempo. E Chiara non aveva retto. I fantasmi che scorgeva nei suoi occhi la facevano soffrire troppo, i suoi distacchi improvvisi, le ombre che lei non riusciva dissipare. Era fuggita, amandolo.

Per molti mesi Chiara aveva pianto per lui: nel silenzio della notte i suoi singhiozzi diventavano ululato, rantolo, singulto soffocato nel cuscino, che sempre tornava ad esplodere come un torrente in piena, fin quando, sfinita, crollava addormentata.

Fabrizio aveva cambiato lavoro e vita, ma le era rimasto nel cuore. Chiara aveva fatto di tutto per dimenticarlo, ma la sua immagine era sempre lì, da qualche parte del suo corpo. Invece di offuscarla, il tempo l'aveva resa più familiare.

Per non perderlo del tutto, gli aveva offerto la sua amicizia, era divenuta la sua confidente. Aveva continuato a vivere, ma il suo cuore aveva perso sensibilità, come pelle cicatrizzata dopo una ferita profonda.

In tutti quegli anni aveva cercato di convincersi di non amarlo più. Se lo era ripetuto fino alla nausea, eppure la sua vicinanza continuava a sconvolgerla, a farle pensare che avrebbe potuto passare l'intera vita a fare l'amore, ma forse non le sarebbe bastato. Chiara recitava bene e non lasciava trapelare i suoi sentimenti: lei era la sua amica, la sua cara amica. A volte, per qualche frazione di secondo, riusciva a crederlo lei stessa.

"Se la vita fosse una commedia sentimentale americana, - pensava Chiara – in una sera di pioggia, una pioggia terribile, Fabrizio suonerebbe alla mia porta, io gli correrei incontro per le scale e ci baceremmo senza bisogno di parole, mentre sullo schermo comparirebbe la scritta 'The end'." Così continuava a credere che non fosse davvero finita e che, magari a ottant'anni, sarebbero tornati insieme e la commedia sentimentale americana avrebbe avuto il suo lieto fine.


Ma la vita non aveva l'aria di essere una commedia americana. Chiara era sempre più stanca e la fatica di quell'amore non corrisposto le toglieva il fiato, appesantiva i suoi passi.
Eppure, instancabile, lei continuava a seguire la sua vita da lontano, si chiedeva se le fidanzate che di tanto in tanto le presentava si rendessero conto della loro fortuna, dell’occasione di felicità che stavano vivendo. Soffriva, immaginando come sarebbe stata meravigliosa la sua vita vicino a lui.

Gli anni passavano, ma la passione che la divorava silenziosamente non perdeva intensità, tanto che Chiara era ormai convinta che non sarebbe mai finita.
Invece il tempo era all’opera anche su quell’amore che sembrava inesauribile. A poco a poco lo sguardo di Chiara cominciò a farsi più freddo, più distaccato: l’ironia di lui prese ad apparirle sarcasmo, il suo continuo vagabondaggio sentimentale si trasformò ai suoi occhi da ricerca dell’amore assoluto a semplice aridità di sentimenti, incapacità di amare, egoismo, incostanza, falsità; la sua ricerca di affermazione personale, per mille sfumature che aveva avuto modo di cogliere, le sembrava ora venata di cinismo; la sua serietà, pesantezza, incapacità di vivere con allegria.

Lucidità o semplice istinto di sopravvivenza? Chi era realmente Fabrizio? Chiara sapeva solo che il suo idolo stava andando in pezzi e lei non riusciva più a credere alla divinità che aveva idolatrato per tanto tempo.

Così, semplicemente, si accorse che aveva cessato di amarlo, che la sua voce non risvegliava più in lei alcun sentimento, che lo guardava e non lo desiderava più. Ogni traccia di passione era scomparsa dal suo cuore.

Strana la vita. Dieci anni di amore si erano consumati in lei senza che nessuno si accorgesse di nulla: aveva avuto storie, si era spostata, aveva avuto dei figli, aveva vissuto portando dentro di sé le sue catene. Per lui aveva sofferto fino allo spasimo, aveva amato, aveva desiderato invano, aveva sperato senza speranza e poi il fuoco si era spento a poco a poco, inesorabilmente.
Ora avvertiva solo uno strano senso di leggerezza, la sensazione che la vita stesse per ricominciare.

Era mattina presto e Chiara pensò brevemente a quale strano sogno fosse stato il suo. Alle sette si alzò, si vestì e andò a lavorare, come sempre.


(18/09/2007)