OPERA BOSCO: QUANDO L'ARTE INCONTRA LA NATURA
In un territorio dove sembrano prevalere l'urbanizzazione incontrastata e soccombere i luoghi dove regna sovrana la Natura,Opera Bosco cerca e realizza un connubio tra Arte e Natura. Qui nel più alto rispetto della Madre Terra, si forgia un'arte che oggi può essere definita totalmente Ecologica e Bio-compatibile.
di Serena De Santis
Nascosto nel paesaggio tipicamente etrusco della Valle del Treja, nella Tuscia viterbese, non poco lontano da Calcata, si trova un singolare Museo, chiamato Opera Bosco. Lungo due ettari di terreno rigoglioso di vegetazione e carico di richiami antropici che risalgono alla preistoria si susseguono quaranta Opere d'Arte, o come l'ideatrice Anne Demijttenaere preferisce chiamare, lavori.

L'idea di realizzare un Museo di Arte Contemporanea nella Natura nasce circa tredici anni fa da un progetto dell'artista belga che insieme al collega Costantino Morosin e ad undici artisti danno vita, dopo due anni di lavori, a quaranta creazioni. Il bosco di sua proprietà diviene così un museo-laboratorio dove poter sperimentare e creare utilizzando esclusivamente materiali naturali. Infatti, il principio base su cui si fonda Opera Bosco è il creare nel pieno e più alto rispetto della Natura.

Questa "Art in Nature", che ricorda molto la corrente artistica statunitense sviluppatasi alla fine degli anni sessanta, la "Land Earth" o "Earth Art", è una novità nel mondo delle arti figurative. L'artista vuole dare una nuova concezione alle sue creazioni, cambiando in primis ciò che lo circonda. Abbandona il suo atelier e con esso pennelli, tele, vernici per immergersi in spazi aperti, dominati da una natura quasi selvaggia.

Ora terra, rami, foglie, pietre, fiori, etc. sono i nuovi strumenti per plasmare le sue opere. "Tana", di Jonas Clementoni, è un insieme di strutture cuneiformi formate da un intreccio di rami di nocciolo, ricoperto di argilla unita a terra e paglia... "femminile all'interiore e maschile all'esteriore la forma della Tana è quella dove nasce l'umanità, nell'utero materno..." come la definisce il giovane artista. Oppure "Fentre Partout", grande finestra di circa tre metri realizzata interamente con rami di nocciolo, vitalba, orniello e castagno "...perchè in qualunque punto ti trovi è possibile guardare oltre..." come la interpreta Livio Picchietto, l'autore.

Una nuova concezione dell'Arte, ma al tempo stesso della Natura. Essa non viene più solamente contemplata o impunemente sfruttata. La Natura conquista ora un ruolo attivo, primario. E' la madre che dà, è la musa ispiratrice, ma è anche la madre che toglie. Donatrice di materia prima, ispiratrice di arte, responsabile della fine di un'opera. Grande novità di quest'Arte è infatti l'essenza effimera di cui le opere stesse sono rivestite. La fruizione del tempo le dissolve, ridonandole alla Terra. L'artista sa quindi che deve cooperare con la Natura.


Si riveste di una nuova coscienza . Si rende conto che la creazione è importante, ma ancor di più lo è la Terra e la sua salvaguardia. Il concetto cinquecentesco di immortalità dell'opera qui decade per dar respiro e vita a un'Arte che lo è a tutti gli effetti , in quanto creazione dell'uomo, ma che non aspira ad un'eternità presuntuosa.

Opera Bosco con i suoi creatori vuole inoltrare un messaggio positivo. Vuole ridare importanza alla Terra, alla Natura e al tempo stesso creare un'alleanza con essa, offrendo all'uomo moderno la possibilità di ritrovare se stesso attraverso un percorso che non a caso è un labirinto.

Il cammino attraverso il bosco è appunto un labirinto, all'interno del quale si accede tramite l'opera "Porta Nuova e Porta Vecchia", enorme intreccio di vitalba, di Anne Demijttenaere. Il visitatore si trova così a percorrere un viaggio quasi iniziatico. Visitando opere all'interno di grotte, simbologia del grembo materno, opere a forma di strada, di enormi mani, di reti, imbattendosi in "Cacciatori di teste", grandi sculture di legno e rafia di Pino Genovese, incontrando un altro "Viandante" di argilla, terra e legno, di Marco Perli, attraversando un'ulteriore porta, si può perdere contemplando la semplice bellezza di queste opere per poi ritrovare la serenità e l'armonia che solo un fascino naturale sa donare.

Lungo questo percorso uccellini cinguettanti accompagnano la soave melodia che nasce dal dondolio delle sfere di salice, midollino e frassino di "Canto della Dea", opera di Roberta Filippi. Mentre un "Flauto di Pan" fatto con bambù, spago e quercia, anch'esso creazione di Roberta Filippi, si può scoprire poggiato tra i rami.

Opera Bosco rappresenta un importante messaggio d'amore e di rispetto verso una Natura da noi fin troppo sfruttata. Il Museo esiste da più di dieci anni. Oltre ad essere un laboratorio artistico svolge attività di educazione artistico-ambientale, trasmettendo un'idea ecologica di Arte, che non inquina e non danneggia il paesaggio...


(18/09/2007)