CAPELLI: CON O SENZA?
IL PROBLEMA DELLA CALVIZIE

Nel rapporto con il paziente portatore di calvizie è estremamente importante considerare che questa malattia è causa di notevoli problemi psicologici ed altera significativamente la qualità di vita, soprattutto nei soggetti di sesso femminile.
di Franco Buttafarro
Nel rapporto con il paziente portatore di calvizie è estremamente importante considerare che questa malattia è causa di notevoli problemi psicologici ed altera significativamente la qualità di vita, soprattutto nei soggetti di sesso femminile. Spesso la reazione psicologica del paziente nei confronti della malattia appare sproporzionata rispetto alla gravità effettiva della calvizie. D’altra parte la scarsa attenzione che molti dermatologi riservano a questi pazienti ha contribuito a sviluppare nell’opinione pubblica l’idea che questa malattia non sia curabile con i trattamenti medici ma sia invece un problema da risolvere con i parrucchieri, i tricologi, i farmacisti.

Uno studio recente ha dimostrato che il paziente con problemi di calvizie si rivolge, in ordine di frequenza, al parrucchiere, al tricologo, al farmacista e solo in seconda istanza si reca dal dermatologo perché insoddisfatto delle “cure” ricevute. Naturalmente questo apparente assurdo nasce dal fatto che alla base di questi comportamenti c’è la grande spinta pubblicitaria che guida questi pazienti all’indirizzo sbagliato.

Il dermatologo, che è lo specialista di riferimento per questo problema, deve avere ben presente che il paziente con calvizie iniziale è quello che ha più probabilità di rispondere al trattamento medico, mentre il paziente con calvizie piuttosto avanzata ed ormai stabilizzata dovrà essere indirizzato, se lo desidera, al trattamento chirurgico (autotrapianto).


LA CALVIZIE COMUNE o ALOPECIA ANDROGENETICA

Oggi parlare di calvizie vuol dire risvegliare l’interesse di oltre il 50% e di circa il 25% delle donne al disotto dei 50 anni: un problema dunque molto diffuso e che necessita di un inquadramento semplice e preciso.
La calvizie è definita androgenetica in quanto per la sua comparsa, nella maggioranza dei casi, sono necessari due fattori fondamentali:

La predisposizione genetica
Gli ormoni androgeni

La maggior parte della popolazione maschile presenta una predisposizione genetica alla calvizie ma solo una parte sviluppa una calvizie significativa. La spiegazione di questo fenomeno risiede nel fatto che la trasmissione della calvizie è legata a più geni e perciò solo coloro che erediteranno molti di questi geni svilupperanno la calvizie.

Le prove che la calvizie è legata agli effetti degli ormoni androgeni sono molte:

1.La calvizie non compare nei soggetti che hanno perso la virilità prima della pubertà ed è molto più grave e frequente nel sesso maschile.
2.Nelle donne la virilizzazione causa calvizie associata ad irsutismo, acne ed irregolarità mestruali.
3.La terapia antiandrogena rallenta il decorso della calvizie.
4.Nei soggetti predisposti alla calvizie è presente, a livello dei follicoli piliferi, un enzima, la 5 alfa redattasi, che trasformando il testosterone in un androgeno più potente, il diidrotestosterone, che esplica un’attività negativa sul bulbo pilifero riducendone progressivamente la dimensione (miniaturizzazione) fino alla perdita definitiva.

La miniaturizzazione interessa sia il bulbo che lo stelo (il capello) e di conseguenza i capelli si trasformano gradatamente in peli e non cresceranno più.

I segni clinici della calvizie.

Il diradamento, che si evidenzia come iniziale segno premonitore della calvizie, non sempre è conseguente ad una riduzione del numero dei capelli ma spesso deriva da un loro progressivo assottigliamento. I follicoli interessati producono un pelo corto, chiaro e sottile, indice di un processo di miniaturizzione che interessa la regione colpita. Nella calvizie questo processo interessa solo i follicoli androgeno-dipendenti che sono presenti nelle regioni fronto-temporali e nel vertice. Vengono tipicamente risparmiate le regioni laterali e la regione nucale dove i follicoli mantengono la loro insensibilità agli androgeni, anche quando vengono trapiantati nelle zone affette da calvizie. Con il tempo si assiste ad una progressiva reale riduzione della densità dei capelli, evidenziata da un cuoio capelluto sempre più diradato.


CALVIZIE IATROGENA: per calvizie iatrogena si intende la calvizie od il diradamento insorto in conseguenza o in stretta relazione temporale con una cura prescritta per il trattamento di una malattia. Il caso classico è quello della perdita di capelli in seguito ad una terapia radiante o con farmaci citostatici(antitumorali). Ma in effetti sono molti i farmaci che possono indurre una calvizie od un diradamento, nella maggior parte dei casi, transitorio. La calvizie indotta da farmaci può essere di tipo telogen odi tipo anagen.

1.TELOGEN EFFLUVIUM: si tratta di una caduta copiosa, imprevedibile, che pare inarrestabile e promuove una forte crisi di identità nel soggetto che ne è colpito. Il telogen effluvium è dovuto ad una accelerata maturazione del follicolo verso le fasi di caduta e provoca il distacco del capello in 90-100 giorni. Le condizioni necessarie perché si verifichi questo fenomeno sono essenzialmente due: che l’azione del farmaco non sia tale da arrestare completamente la produzione cellulare della matrice (mitosi), nel qual caso il capello cadrebbe con l’aspetto di un pelo, e che allo stesso tempo si verifichi una sincronizzazione di un gran numero di capelli nella stessa fase del ciclo (una specie di onda di muta, come in certi animali). I farmaci più a rischio sono alcuni betabloccanti (propanolo, metoprololo), gli anticoagulanti come clofibrato, l’eparina ed i dicumarinici, alcuni citostatici.
2.ANAGEN EFFLUVIUM: compare rapidamente, in media dopo dieci giorni dall’assunzione del farmaco. Quest’ultimo blocca i processi metabolici e mitotici dei capelli nella fase di crescita (anagen), impedendone la maturazione. Numerosi i farmaci potenzialmente responsabili: ipolipemizzanti (clofibrato), citostatici, farmaci del sistema nervoso centrale, vitamina A ad alte dosi e molti altri che inseriamo per completezza nell’elenco seguente:

•Anticoagulanti: eparina, warfarina
•ACE-inibitori: captopril, enalapril
•Antielmintici: albendazolo, mebendazolo
•Antigottosi: allopurinolo, colchicina
•Antimalarici: clorochina, mepacrina,proguanil
•Antineoplastici: ciclofosfamide, doxorubicina, azatioprina, metotrexate, colchicina (ad alte dosi), terapia radiante
•Antireumatici: sali d’oro, propanololo, metoprololo, bromocriptina, fenintoina, levodopa, metisergide, litio
•Farmaci per la tiroide: carbimazolo, propiltiouracile, tiroxina
•Ipoglicemizzanti: glibenclamide, clofibrato
•Ormoni: contraccettivi orali, testosterone, danazolo, steroidi anabolizzanti
•Altri: pennicillamina, acido borico, cimetidina, sulfasalazina, tallio.

Un problema molto sentito dai pazienti ma non altrettanto dai dermatologiche sono gli specialisti di riferimento per la diagnosi del problema: l’impatto psicologico sui pazienti maschi ed ancor più sulle femmine viene sottostimato dagli specialisti che, fatte salve le dovute eccezioni, considerano la calvizie malattia poco interessante e pressoché incurabile. In realtà la calvizie è una malattia molto complessa ed un modello utile per capire il ciclo del capello ed i meccanismi che lo riguardano.


(10/12/2007)