ATTACCHI A RIVERA. E' INNOCENTE ABBIATE FEDE
Dopo l’intervento del saltimbanco romano al Concerto del Primo Maggio la stampa cattolica si mobilita contro una nuova forma di ‘terrorismo’.
di Daniela Mazzoli
Sono troppo arrabbiata. Mi sento male. Povero Andrea Rivera, ingiustamente accusato di essere ignoto al grande pubblico (come se questo fosse un peccato) e di aver esternato in modo ‘confuso’ un discorso da ‘ignorante’ sulle questioni della Chiesa. Di aver offeso il Papa, di aver parlato a un pubblico ‘facilmente eccitabile’.

L’Osservatore Romano stavolta è andato giù pesante. Si vede che il povero Rivera, ignoto al grande pubblico (ma da quando la Chiesa è contro le minoranze?), ha toccato qualche nervo scoperto. Come tutti i saltimbanchi è indigesto al potere; come tutti coloro che hanno dubbi sul procedere delle cose scrivono che è un pazzo, un incompetente, un terrorista. Eppure non sembrava tanto confuso mentre parlava.

Ha espresso appena un paio di concetti in merito alla questione ‘pietà’ (parlando dei mancati funerali a Piergiorgio Welby) e a quella del ‘progresso’ (sottolineando che la Chiesa in duemila anni di storia, coerentemente con le proprie convinzioni, non si è mai evoluta).

L’applauso del pubblico era evidentemente il segno di un consenso, di una idea condivisa che Rivera si è limitato ad esprimere. Perché l’Osservatore Romano indichi nel pubblico una folla facilmente eccitabile non si capisce.

Forse che chiunque esprima idee contrarie, esterni disappunto o semplicemente manifesti l’esigenza di un modo diverso di intendere l’amore debba essere necessariamente denigrato, sminuito, ridicolizzato?

Non bisogna essere Dottori della Fede per poter esprimere un sentimento religioso, non bisogna essere credenti laureati (Rivera si è dichiarato cattolico) per poter esprimere le proprie convinzioni. contro il comico, evidentemente troppo sensibile per un sistema strutturato come quello in cui viviamo, il giornale dei vescovi poteva spiegarcelo ancora una volta come mai la pietà ‘una, santa, cattolica, apostolica’ non ha potuto benedire la salma di Welby.


Semplice, no? Per un popolo così ignorante e così ostinato che sente ancora insopportabile quel rifiuto, una parola, un comunicato sarebbe bastato. Anche Rivera ne avrebbe tratto giovamento. Perché, invece, di andare ad abbracciare la pecorella smarrita, l’Osservatore Romano gli spara addosso? E perché, in questa bella democrazia, di tutto si può parlare tranne che del potere vaticano?

Tutti a chiedere scusa, autori del programma, sindacati, onorevoli… tutti a prendere le distanze, a dire che è stata una ragazzata, che Rivera ha fatto tutto da solo.

Gli altri invece, i cattolici istruiti, sono pronti a giurare che il bamboccio è stato politicamente strumentalizzato (da quei pericolosi comunisti anticlericali). Comunque Rivera ha già chiesto scusa, anche lui intimorito da se stesso e da quell’intervento minatorio, e sul suo sito si trova una breve nota in cui chiarisce che non pensava e non voleva suscitare una reazione tanto sproporzionata.

Devo però notare che ‘ignorantemente’ ha commesso un errore grammaticale: ha scritto ‘dell’esternazioni leggere’. L’apostrofo non ci andava. Certo non posso dire che Rivera è un asino e che dovrebbe smettere di prendere in mano la penna. Tutto si può correggere, sempre si può imparare. Oppure lui, dal canto suo, potrebbe appellarsi alla licenza poetica. Anche per questa triste storia del suo intervento in piazza. Gli converrebbe sostenere, come quel personaggio di Edoardo ne ‘Le voci di dentro’ che non era vero niente, che sembrava reale e invece se l’era soltanto sognato.


(03/05/2007)