MUTILAZIONE GENITALE FEMMINILE. IL PASSO AVANTI DELL'ERITREA
Si muovono fondamentali passi verso la dignità e la consapevolezza di essere uomini. Il 5 aprile è stata finalmente vietata in Eritrea la Mgf.
di Fabio Addari
Il 5 Aprile 2007 il governo eritreo ha vietato la pratica della mutilazione genitale femminile (MGF) attraverso il proclama 158/2007 pubblicato sul sito del ministero.
Praticare e fornire attrezzature per la MGF è diventato reato in tutta l'Eritrea; allo stesso modo è stato fatto obbligo di informare le autorità nel caso si fosse a conoscenza di qualcuno in procinto di praticarla.

Questo cambio di direzione segue evidentemente la pubblicazione del Protocollo di Maputo che da Novembre 2005 proibisce e condanna la pratica della MGF in gran parte dell'Africa.
Già altri 16 stati africani si attendono al protocollo, sebbene la MGF sia ancora largamente praticata soprattutto in Sudan, Senegal, Nigeria, Ghana e Burkina Faso.

Molte persone sono convinte che la MGF sia una pratica musulmana, ma chi ha letto il Corano può smentire l'esistenza di qualsiasi riferimento.
Ancora una volta la strumentalizzazione del credo religioso per i fini più biechi tramuta la follia di pochi nel dramma di molti.
La testimonianza di Fatima Mahamed Abdulleh, africana sposata con un architetto italiano, è emblematica perché racconta la sua esperienza di bambina che, solo per essere accettata dalle amiche e dalla società, si è trovata a desiderare e ottenere la MGF che la mamma le aveva evitato.

In Africa ed in Medio-Oriente esistono differenti forme di MGF che l'Organizzazione Mondiale per la Sanità ha suddiviso in tre categorie.
La MGF I, meno invasiva delle altre, è quasi simbolica perché è una piccola incisione che guarisce in fretta e non ha ripercussioni sul corpo della donna. La mancanza generale di igiene la rende lo stesso molto pericolosa e la OMS ha giustamente deciso di includerla nelle pratiche di MGF.
Va infatti ricordato che gli attrezzi utilizzati si riducono spesso a semplici frammenti di vetro o lamiera, da cui il rischio di gravi infezioni ed emorragie.
La MGF II ha effetti permanenti sulla sessualità della donna perché asporta tutto o parte del clitoride e delle piccole labbra. Chi la subisce perde gran parte della sensibilità sessuale.
La MGF III è la peggior specie di infibulazione perché l'organo genitale viene reciso e richiuso; oltre agli effetti sulla sensibilità, tale pratica trasforma permanentemente il piacere sessuale in dolore ed è molto pericolosa per la vita della donna e della sua prole durante il parto.

Tra gli stati in cui viene praticata maggiormente, la Nigeria utilizza soprattutto la MGF di tipo I, il Senegal di tipo II e il Sudan di tipo III.
A causa delle pratiche di tipo II e III, il Sudan presenta un'elevatissima percentuale di parti cesarei prematuri che si tramuta nel decesso dei nascituri in quasi il 9% dei casi.
A questo triste dato va aggiunta l'incidenza media di una donna su 20 morta dopo il parto per le complicazioni indotte dalla MGF.

Oggi circa 130-140 milioni di donne e in particolar modo bambine sotto i 10 anni hanno subìto pratiche di MGF e si registrano circa 2 milioni di nuovi casi l'anno.
L'OMS è dunque intervenuta perché è stato chiaro fin da subito che la MGF fosse uno dei più rilevanti casi di diritto umano del mondo.

L'Italia è stata tra le prime nazioni europee a scoprire la MGF per via dell'immigrazione africana.


Nei primi anni '80 i dottori hanno iniziato a visitare sempre più donne africane e si sono trovati sempre più spesso di fronte a casi di MGF.

Anche per questo motivo l'Italia è tutt'ora il paese occidentale col maggior numero di infibulazioni clandestine praticate, con una media valutata nel 2000 di circa 20-30.000 donne l'anno.

In Italia fino a pochi anni fa la MGF non era reato, ma oggi è punita con la reclusione da 3 mesi a 7 anni dagli articoli 582 e 583 del codice penale, come "lesioni personali" e "lesioni personali gravissime".

Sebbene in ritardo, la nostra nazione è arrivata dunque a comprendere l'entità del problema e si è allineata ad altre nazioni europee come Austria, Belgio, Danimarca, Spagna, Svezia e Regno Unito.
Ed è doveroso sottolineare in ritardo, perché Svezia e Regno Unito avevano già leggi specifiche rispettivamente dal 1982 e 1985.

Per quanto non avesse una legge ad hoc, l'Italia era comunque sensibile al problema e aveva già donato 1,8 milioni di euro all'UNICEF per la questione delle MGF.
La ragione della donazione è frutto del singolare Children's Forum internazionale del 2002, tenutosi a porte chiuse e senza alcun adulto, che ha visto partecipare centinaia di bambini di tutto il mondo sul tema dei loro diritti.
Pochi giorni dopo il forum, il Consiglio di Sicurezza dell'ONU ha varato il progetto "Un mondo a misura di bambino" con il quale ha dichiarato di essere intenzionato ad abolire del tutto la pratica della MGF entro il 2010 come punto essenziale per i diritti planetari dei bambini.

L'intero pianeta si sta davvero muovendo.
Ogni passo, grande o piccolo che sia verso un mondo migliore, va accolto con gioia e rinnovata speranza, e l'Eritrea ha dimostrato in modo chiaro la volontà di partecipare alla crescita di una consapevolezza globale.

Il diritto di vivere un'esistenza dignitosa è un traguardo che dovrebbe essere interesse dell'umanità intera, perché ciascuno di noi nasce già parte di questo grande percorso.


Fonti: IRIN, La Repubblica, Peace Reporter, OMS (e WHO), UNICEF, NPSG (e NPWJ)


(17/04/2007)