IL DESERTO DE LAS BARDEBAS REALES: SPAGNA DA SCOPRIRE
Nel sud della ricca e fitta vegetazione navarrense si estende un vastissimo territorio prevalentemente desertico. Antico possedimento della Corona Reale Spagnola, Las Bardenas Reales è una realtà singolare e meravigliosamente impressionante, che ha conquistato anche gli ambientalisti, incoronandola Riserva Naturale della Biosfera.
di Serena de Santis
La grande penisola Spagnola non è fortunatamente solo playa, fiesta o Gaudì… In questo vasto territorio si estendono inesorabili diversi luoghi particolarmente aridi, isolati e silenziosi, che poco hanno in comune con la movida spagnola. Il desierto de Taberna, alle spalle della Costa del Sol, proprio dietro Almerìa, il deserto de los Monegros, nella provincia di Huesca e Saragozza e infine il più vasto, il deserto de Las Bardenas Reales, nella regione nord occidentale di Navarra, così chiamato in quanto era territorio della Corona Reale Spagnola, sono una chiara testimonianza di questa diversità di paesaggio.

Il deserto de Las Bardenas è un luogo magico, che si estende per ben 42.000 ettari, formando un forte contrasto con la zona che lo circonda. La Navarra, difatti, ha una morfologia prevalentemente montuosa, ricoperta da grandi e fitti boschi. Non a caso si trova al confine con i Paesi Baschi ed è conosciuta come una delle zone verdi più rigogliose della Spagna. Questo deserto, invece, è un luogo particolarmente arido, con una sporadica vegetazione. Esso si estende nella zona sud della regione, lungo la depressione del fiume Ebro, comprendendo anche ben quattro comuni della confinante Aragona.

E’ un paesaggio atipico, quello che caratterizza questa valle. Addentrarsi nella Bardenas Reales significa entrare in un altro mondo. Percorrendo la N-121, la strada Nacional, che da Pamplona conduce ad Arguedas, ultimo luogo veramente popolato prima di proseguire per il deserto, si assiste ad un cambio repentino di paesaggio. Alte, vigorose, imponenti montagne lasciano il passo ad un’immensa valle caratterizzata da ben quattro differenti tipologie di territorio; la Bardena Blanca o la Blanca, la Bardena Negra o la Negra, el Plano e la Bardena Verde. Non è da immaginarsi un Sahara, con morbide e sensuali dune sabbiose. No, il deserto de las Bardenas ricorda molto più facilmente il Gran Canyon. Duro, aspro territorio ha un origine antichissima. I ben visibili strati che lo formano sono risalenti all’ultimo periodo dell’epoca del Eocene. Parliamo di milioni e milioni di anni fa, quando la Terra era in pieno movimento.

Siamo nel periodo Terziario dell’epoca Cenozoica, quando il corrugamento orogenetico alpino era in pieno sviluppo, quando l’Australia si allontanava, isolandosi, dall’arcipelago indiano e malese e quando i poveri dinosauri iniziavano a scomparire. Gesso, calcare, argilla rossa e sale hanno iniziato ad accumularsi in questi anni. La loro sedimentazione ha formato gli impressionanti cerros, cabezos e castillos (colline, cime e castelli) che caratterizzano questo splendido deserto roccioso. L’erosione causata dal forte vento del nord, il cierzo, e dalle sporadiche ma violenti piogge torrenziali, ha scolpito queste alture modellandole. Ne è esempio il Castildetierra, imponente collina color oro, di forma piramidale, percorsa lungo i lati da profondi solchi formati da piogge e vento. O i Cabezos, grandi massi incisi sui cerros, che sembrano posati da un enorme mano, ma a tradirne l’origine vi è l’evidente morfologia che li caratterizza.

Le quattro zone, sebbene dall’identica mineralogia, hanno un aspetto fisico alquanto differente tra loro. La zona maggiormente popolata è quella ad est, chiamata Verde, dove i pastori portano le loro mandrie. Con una vegetazione di querce, pini, rosmarino, salvia, etc. si può dire che non è considerata propriamente desertica, sebbene molto arida rispetto alla lussureggiante Navarra del nord. El Plano, intuibile dal nome, è pianeggiante e caratterizzato da profondi acquitrini dove trovano dimora moltissime specie di uccelli acquatici. Si trova a nord e sembra quasi un’oasi delineata dal giallo della Terra che la taglia di netto per dare prepotentemente spazio alla Blanca. La Bardena Blanca, difatti, è la più sconvolgente, ma anche la più bella. Formata principalmente da forti depressioni, da imponenti cumuli con prevalenza di gesso e sale, da zolle aride staccate oramai dal suolo, è il cuore del deserto. E’ la zona selvaggia, dove impera un silenzio rotto solo da fischi di vento e da qualche richiamo di rapace affamato.


Camminare nella Blanca significa ricoprirsi di terra fine, simile a sabbia, significa scendere ed addentrarsi in profondi solchi che entrano violentemente nella Terra. Ma significa anche salire sui tanti castelli friabili, per riposarsi sulla loro cima e ammirare un paesaggio quasi lunare che al tramonto diviene di un rosa-arancio da far girare la testa per la bellezza. La quarta zona, non meno brulla, è la zona Negra. Così chiamata forse per la presenza di una base americana? Si perché ben 2.244 ettari di territorio meraviglioso ospitano oramai dal lontano 1951 una base Nato, dove oltre alle esercitazioni militari si realizzano pratiche di bombardamento. Pensare che dal 7 novembre del 2000 l’UNESCO ha dichiarato Las Bardenas Reales Riserva Naturale della Biosfera! Ma purtroppo sembra che non si sia più capaci di godere appieno delle meraviglie semplici che la nostra Madre Terra ci ha donato, senza lo zampino umano.

Per la sua vastità e desolazione questo territorio negli anni passati fu prediletto da banditi di ogni tipo, i quali assaltavano i viaggiatori derubandoli. Per proteggere il confine con l’Aragona e impedire la diffusione del Banditismo, furono costruite piccole fortificazioni provviste di torri di avvistamento. Erano edifici molto semplici e modesti, composti da una torre principale e da un piccolo recinto a muraglia lungo il quale potevano esserci altre piccole torrette. Iniziarono a venir costruite al tempo di Sancho el Fuerte, all’inizio del XIII secolo. Il bandito più famoso e ancor’oggi ricordato fu Sanchicorrota, il quale fu rispettato e addirittura considerato da molti il re assoluto de Las Bardenas. Tanto era astuto e temuto che il re Juan II, intorno al 1492, organizzò un esercito di ben 200 cavalieri per catturarlo.

Oggi le fortificazioni sono solo dei cumuli di rovine, modificate dagli agenti atmosferici. L’unica meglio conservata è il Castillo de Peñaflor nella Bardenas Blanca, chiamata anche Castillo de Doña Blanca de Navarra. A questa fortezza è legata una curiosa leggenda che riporta al tema della proprietà territoriale. Si narra che questo castello-fortezza era di proprietà del Re di Navarra, padre di Doña Blanca di Navarra. Quando il Re si vide rifiutare da parte della figlia la proposta di matrimonio fattale dal Principe di Aragona, perché non innamorata, andò su tutte le furie. Decise quindi di rinchiuderla a pane ed acqua nella torre del Castello. Tutte le notti un pastore del comune di Valtierra le portava pane e latte. Quando il castigo imposto dal Re fu giunto al termine, la principessa, finalmente libera, decise di donare come segno di ringraziamento tutte le terre che circondavano il castello al comune di Valtierra. Per questo motivo le rovine si trovano sotto questo municipio, sebbene non siano proprio lì vicino.

Las Bardenas è un luogo dal forte impatto visivo. E’ un luogo speciale, frequentato da poche persone. Non ci sono uffici turistici, non ci sono tour, non ci sono banchetti e non ci sono ristoranti tipici che ricordino i banditi o i re. Tutto è così come la Natura lo ha creato e come lo trasforma con il passare del tempo. E’ un posto magico, dove passeggiare in completa armonia con la Terra e se stessi. Peccato solamente per la base militare, che ci riporta sulla Terra, ricordandoci che l’opera umana è sempre in agguato.


(22/03/2007)