UNA SCOMODA VERITA’
TITOLO ORIGINALE: An Inconvenient Truth REGIA: Davis Guggenheim CON: Al Gore USA 2006 DURATA: 100 minuti GENERE: documentario VOTO: 6,5 DATA DI USCITA: 19 gennaio 2007
di Lorenzo Corvino
AL Gore è colui che nel 2000 sfidò l’attuale presidente degli Stati Uniti nella celebre campagna elettorale che lo vide sconfitto per una manciata di voti; in molti misero in dubbio la legittimità del risultato, ma Gore da uomo responsabile prima che semplice politico scelse di rispettare il verdetto e dare un grande esempio di coscienza democratica riconoscendo la vittoria di Bush.

Da allora Gore si è impegnato in una martellante campagna in difesa dell’ambiente, un tour ecologista in cui di città in città di nazione in nazione, da un continente all’altro del pianeta, ha portato avanti con strenua dedizione una sorta di conferenza di denuncia strutturata come un percorso in parte didattico, in parte sensibilizzante circa le condizioni dell’attuale ecosistema terrestre, a tratti emozionante, chiaro e soprattutto eclatante per il modo visivo e multimediale, nonché descrittivo con cui Gore, in veste di one man show, argomenta le catastrofiche e per nulla di “fiction” condizioni nelle quali verte la fragile superficie terrestre e in più generale quella che possiamo definire senza ombra di dubbio la nostra biosfera.

E’ un documentario che presto diventerà un manifesto trionfale ed epigrammatico per gli ambientalisti, un chiaro segnale di risveglio delle coscienze circa la grave piaga climatica che abbiamo ereditato dal XIX e XX secolo. Il principio secondo cui il documentario muove le proprie intenzioni di denuncia è quello di andare a sensibilizzare casa per casa ogni singolo cittadino. Senza naturalmente escludere la via politica e quella burocratica dei trattati di Kyoto o delle ratifiche tra governi e aziende di idrocarburi.

Tuttavia per Gore e per il regista Davis Guggenheim - quarantenne regista televisivo, ha diretto vari episodi di celebri serial come E.R., Alias, The Shield, 24 – lo scopo di un simile documentario, che potremmo, senza offendere nessuno, tanto meno gli autori, definire tranquillamente teatro di denuncia filmato e rimontato, è di toccare l’interesse domestico del singolo individuo andando a sollecitare le corde più intime del cittadino ormai non soltanto di cultura occidentale: dopotutto è vero che la politica con i suoi trattati e le sue conferenze tra ministri sono così distanti dalla vita reale dell’individuo che parlare di simili questioni solo in quei contesti significa allontanare forse anche involontariamente la questione prioritaria dalla vita concreta di ciascuno di noi.

Ciò ha come sgradevole conseguenza la paradossale de-sensibilizzazione delle masse dal problema principale, ovvero la salvaguardia dell’ambiente: si parla di ambiente come si parla di terrorismo e pertanto la gente preventivamente si affida alle premure che le singole istituzioni sono chiamate a intraprendere; un simile approccio ci autorizza a considerare il problema climatico fuori della nostra portata. E la coppia Guggenheim/Gore ci dice con questo documento/documentario che per fortuna non è così.

Ecco perché Gore insiste tanto nel professare l’esame di coscienza del popolo statunitense, innanzitutto, dinanzi a questo imprescindibile problema, invitandolo non tanto ad insorgere ma a farsi motore emozionale della necessità di far cambiare rotta all’amministrazione della prima potenza mondiale, la quale contribuisce in maniera tangibile e costante al surriscaldamento del globo, più di chiunque altro continente; eppure come popolazione gli Stati Uniti rappresentano solo un ventesimo degli oltre sei miliardi di esseri umani che popolano questo pianeta.

Gore è un politico, un senatore che ha avuto la sua chance di diventare presidente degli Stati Uniti, ma anche un cittadino che ha una casa, una famiglia, e ha anche lui le bollette da pagare, nonché i problemi comuni a tutti, forse anche qualche fatto spiacente e saliente in più della media. Questo ci vuole dire il documentario: ognuno può essere un promotore politico quando si tratta della questione ambientalista.

Inutile qui menzionare tutti i favolosi – magari lo fossero letteralmente – contributi multimediali che il documentario illustra: immagini inedite, statistiche oltremodo interessanti ed accadimenti dettagliatamente sviscerati; il tutto non è mai episodico o scollegato, meno che mai gratuito, ogni parte del documentario è ritmato, ben esposto e per nulla complesso nell’esposizione. Un ottimo strumento per qualsiasi istituto scolastico che volesse fare del bene ai propri allievi. Non manca neppure la nota di speranza e la dimostrazione che molte lotte ambientaliste sono già state vinte e che invertire l’incalzante Effetto Serra è incredibilmente – questo sì che lo è letteralmente – possibile, davvero dietro l’angolo!

Il film - candidato a 2 premi oscar - negli Usa è arrivato alla ragguardevole cifra di 23 milioni di dollari di incasso parziale. In 5 settimane di programmazione ha racimolato solo 170 mila euro da noi, e attualmente circola in Italia solo con 6 copie destinate a latitare molto presto, per cui andatelo a vedere quanto prima, non credete a chi vi dice che è deprimente stare in sala a sentirsi dire cose che già si sanno, perché paradossalmente è più accattivante scoprire quanto si è ignoranti e quanto ci si può entusiasmare a capire che con poche accortezze si può cambiare il mondo, piuttosto che accontentarsi di potersi fregiare di un sapere acquisito per sentito dire, privo di quel contraddittorio critico che fa la differenza tra verità tangibile e vox populi.

N.D.R: Per saperne di più, vi consigliamo il sito del film, www.climatecrisis.net, in cui si possono seguire le diverse iniziative proposte e, se il film non fosse più nelle sale, acquistarlo in DVD.


(20/02/2007)