LE PICCOLE COSE CHE CAMBIANO LA VITA. SEMPLICI VERITA'
RAFFAELE MORELLI

Istrione televisivo o valente psichiatra? Raffale Morelli, acclamato o criticato, continua a pubblicare libri di piacevole lettura, ricchi di spunti di riflessione per vivere meglio, smettendo di inseguire l’ideale di un sé senza ombre, accettando pensieri ed emozioni senza giudicarli e raggiungendo così uno stato di felicità e di pace interiore.

di Laura Bonaventura
Raffaele Morelli, psichiatra e psicoterapeuta, direttore della rivista “Riza Psicosomatica” e presidente dell’Istituto Riza, è un personaggio controverso: la sua frequente presenza nei contenitori televisivi di intrattenimento domenicale e mattutino, seduto accanto ai nani e alle ballerine che animano per lo più tali programmi, forse con qualche atteggiamento un po’ “divistico” di troppo, lo portano ad essere amato dal grande pubblico e liquidato in modi poco lusinghieri dagli addetti ai lavori.

Le sue “ricette” per la felicità possono in effetti apparire un po’ troppo semplicistiche, per la drasticità con la quale prescindono dalla storia soggettiva di ciascuno, relegata in un passato che, secondo Morelli, solo il nostro cattivo uso del pensiero mantiene in vita e in condizione di causare disagi.

Tuttavia i suoi libri sono sempre di piacevole lettura e possono esserne colti alcuni ottimi consigli. L’ultimo volume, “Le piccole cose che cambiano la vita”, è uscito poco prima di Natale e, come sempre, ha riscosso un notevole successo di vendita. Vediamo allora quali sono i punti salienti della teoria che vi viene presentata.

1) C’è una luce interiore che ci crea incessantemente. Siamo stati generati da una cellula fecondata e in ogni istante la pianta che noi siamo produce da sola il suo frutto.
Mentre pensiamo, parliamo, ci lamentiamo, c’è una luce interiore che crea incessantemente il nostro corpo, senza il nostro parere. Questa luce è offuscata quasi sempre dai ragionamenti, dagli scopi che diamo alla nostra vita, dai ricordi, dalle abitudini, dai modelli mentali, ma non è con i pensieri che si è formata la nostra vita: noi non siamo i nostri pensieri.

2) Immergersi nelle azioni minime. Concentrare l’attenzione, almeno tre - quattro volte al giorno, sulle “azioni minime”, quali bere il caffè, camminare, mangiare, rassettare la casa, regala, secondo l’autore, una sensazione di pace e di felicità. Tutti noi consideriamo queste azioni di secondaria importanza e le compiamo meccanicamente, assorti nelle più varie riflessioni su noi stessi e sulla nostra vita. Eppure rimanere nell’azione, privi di intenzioni, senza un secondo pensiero, consente di vivere nel presente, dove è veramente la vita. Non esistono azioni banali, tutto è importante; perdersi nell’azione minima – come fanno ad esempio le donne quando si truccano, si spalmano le creme sul corpo, o stirano, cucinano, lavorano a maglia – induce il più potente stato terapeutico che sia possibile produrre senza farmaci.

3) Diventare puro sguardo. Morelli esorta a guardare i propri stati d’animo e i propri pensieri, belli o brutti che siano, senza giudicarli, senza volerli modificare, senza volersi migliorare: solo così, divenendo “puro sguardo”, si raggiungerà una consapevolezza tale da disintegrare tutto l’inutile e da portarci in un’altra dimensione di noi stessi, nella quale si sperimenta la pace, la tranquillità e le cose mutano senza che neppure ce ne accorgiamo. Anche il dolore deve essere accolto senza volerlo allontanare, deve essere solo guardato, senza ricercarne la causa: solo così lo sguardo libero riesce a dissolvere la sofferenza. Secondo Morelli è il farsi domande, rimuginare, lamentarsi che rende permanenti i disagi e la sofferenza. Se ci limitiamo ad osservare questi stati d’animo quando arrivano, senza combatterli o cercare di spiegarli, essi se ne andranno come sono venuti, senza lasciare traccia.


4) Accettare le cose come sono. Secondo Morelli è solo la superbia a farci credere che la nostra esistenza debba andare come noi l’abbiamo programmata; in realtà la vita scorre senza chiedere il nostro parere e le situazioni vanno accettarle così come sono. L’unica cosa di cui siamo veramente padroni è la nostra interiorità.

Il senso di inadeguatezza e di fallimento arrivano quando la nostra mente vuole andare in una direzione diversa da quella verso la quale ci spinge la nostra vera natura, verso un modello di successo preconfezionato che di fatto ci è estraneo. Rimpiangere o fantasticare un’altra vita è del tutto inutile, mentre accogliere il proprio destino e abbandonarsi ad esso senza lamentarsi o accusarsi è il primo passo verso la gioia di vivere.
D’altra parte, quando si accetta la realtà così com’è, ci si pone in uno stato energetico nel quale il cervello trova da sé le soluzioni migliori, ci porta davvero a cambiare vita, in sintonia con i desideri dell’anima.

5) Parlare con se stessi. Non siamo quasi mai attenti al nostro dialogo interiore, ma l’essenza che ci abita è molto sensibile alle parole che ci diciamo, che hanno il potere di darci la salute o di annientarci.
L’energia creativa, che è in noi e che ci fa vivere senza che noi ce ne accorgiamo, ha una forza risanatrice che può essere stimolata dal silenzio dei pensieri e dei suoni, dall’essere presenti a se stessi, dallo sguardo privo di giudizio.
Ad esempio pensare ad un disagio lo cronicizza, mentre percepire la sofferenza, cedendo ad essa, senza sforzo, senza opposizione, attiva uno stato terapeutico che la sblocca.

6) Cedere ai propri demoni. Quando la gelosia, l’insicurezza, la paura o i cosiddetti “peccati” vengono a trovarci è importante non esprimere giudizi, non cercare di allontanarli, ma piuttosto accoglierli, insieme al dolore che provocano: solo così arriverà la pace.
Cercare di reprimere queste forze le rende più potenti, mentre guardandole con dolcezza scopriremo che, sotto la superficie negativa, sono spinte profondamente creative, capaci di aprire le porte di nuove vite che ci attendono, di nuove energie psichiche, di nuovi amori più maturi e coinvolgenti.
Se smettiamo di guidarci, di correggerci, di dirci come dobbiamo essere, se perdiamo le nostre certezze, ecco che le forze oscure che ci assalgono – brutti pensieri, sentimenti sgradevoli, disagi – ci spingono verso un rinnovamento in sintonia con la nostra essenza, lontano dalla banalità di ciò che è “normale”.

7) Non spiegare l’amore. Quando ci piace qualcuno, o dopo un incontro d’amore, dovremmo spegnere i ragionamenti, i commenti, i giudizi, i progetti per il futuro. Voler a tutti i costi “sistemare l’amore” all’interno di una convivenza o di un matrimonio può portarci a rovinare tutto il piacere e la magia che l’eros potrebbe regalarci.
La sofferenza dell’amore dipende solo dal fatto che resistiamo, lottiamo, vogliamo controllarci, instradare l’amore nei luoghi comuni, nelle abitudini di tutti gli altri. L’unica cosa che dovremmo invece fare è chiederci verso quali nuovi interessi e incontri l’amore vuol condurci, quali parti sconosciute di noi vuol far venire alla luce, perché l’amore vuole portarci a conoscere la nostra vera essenza.
Quando lo viviamo senza progetti, quando siamo totalmente immersi nel presente, Eros ci regala la felicità.

8) Non decidere. Nessuno sa veramente cosa vuole e neppure verso quale direzione sta andando la sua vita; le decisioni razionali che prendiamo sono sempre frutto di dubbi, sofferenze e lacerazioni. La cosa più saggia da fare è proprio smettere di prendere decisioni, di dire a se stessi dove andare e cosa fare. Se lasciamo fare alla nostra anima, questa ci porterà verso la nostra realizzazione. Possiamo chiederci: “Cosa voglio?”, ma è fondamentale non darsi la risposta, accettare che l’ambivalenza, la presenza di sentimenti contrastanti vivano all’interno di noi stessi. Solo dicendoci: “Sia quel che sia”, decidendo di non decidere, la nostra anima ci condurrà lungo la strada adatta a noi, farà la scelta giusta al momento giusto e un giorno ci accorgeremo che i cambiamenti sono avvenuti quasi da sé, senza alcuno sforzo.

9) Il banale è l’immenso. Stiamo male – afferma Morelli – perché vogliamo cambiare le cose, desideriamo una vita migliore, mentre dovremmo solo concentrarci su quello che ci accade nel momento presente. Separiamo il banale dall’immenso, mentre è proprio nelle azioni apparentemente insignificanti che si nasconde la pace e il benessere.
Il mondo è tutto qui, adesso, e nel gesto più comune si nasconde il sacro, l’immenso che è in ciascuno di noi e che possiamo contattare solo quando siamo presenti a noi stessi senza pensieri, quando concentriamo l’attenzione sul gesto, trasformando le azioni quotidiane in una forma di meditazione.
Se saremo presenti a ciò che facciamo - almeno per qualche istante al giorno – scopriremo che in noi stessi c’è un’oasi, un porto inviolabile dove le intemperie dell’esistenza non ci toccano più e le forze interiori che ci abitano ci doneranno benessere e felicità.


(15/01/2007)