ALLA RICERCA DELLA VERITA'
Vi proponiamo come nuovo argomento dei nostri Dossier un tema controverso e universale: la Verità. Vita, mistero e missione della forza che sottende la nostra esistenza...
di Francesca Giomo
Questa volta abbiamo voluto stimolare i nostri collaboratori e i nostri lettori con un tema talmente antico e, allo stesso tempo, attuale, che lo si può definire eterno. Parliamo di Verità e delle sue molteplici vesti. E’ un tema trasversale, che sta al di sopra e all’interno delle “cose”, che tocca il concetto di Realtà, ma non le appartiene, che fa parte del pensiero filosofico, ma che non è il pensiero filosofico, che abita la morale, ma che non può essere identificata con la morale, che è inseguita dalla scienza e dalle religioni, ma rimane incatturabile nella sua vastità.

L’uomo la sta cercando e l’ha chiamata Graal a volte, altre l’ha chiamata Giustizia, ma la Verità rimane se stessa solo nel momento in cui non si tenta di definirla in modo razionale. Probabilmente la Verità non va cercata, è lei che ci trova, sempre e comunque, ci scova nei momenti più impensati e ci appare enorme, sotterranea ed evidente allo stesso tempo. La sua grandezza sta nell’essere “oltre” le cose, nell’appartenere a ragioni e leggi sue proprie, che vanno da un’estrema semplicità a un’insondabile profondità. E, soprattutto, la Verità non prende mai le parti di nessuno, perché ha una natura dialogica e comprende tutte le cose; a creare conflitti è solo la pretesa di conoscerla talmente bene da farla propria.

Non è impossibile immaginare la Verità fatta di una sostanza metamorfica, come racconta il maestro Sufi Ibn Arabi (1165-1240) a proposito di re Salomone. La verità filosofica suprema che il re trasmette alla regina di Saba è che la creazione del mondo non risale a un tempo antico e indeterminato, ma che si ripropone ad ogni istante, in quanto è la mente che ne ricrea e ne proietta l’immagine illusoria. Per provare questo, Salomone conduce la discepola in una grande sala dal pavimento di cristallo. La regina, credendo che sia una distesa d’acqua, si alza le vesti per percorrerla. Quando di accorge che si è “illusa” e che ha creduto vero ciò che non lo era più, ma che lo era stato fortemente dentro di sé un attimo prima, comprende che “tutto è un gioco di identità e di differenza” (Elémire Zolla: “Verità segrete esposte in evidenza”, Marsiglio Saggi).

Identità e differenza ci conducono direttamente al concetto di “visione interiore” o, come dice lo stesso Zolla, di “invisibile interiorità”, ovvero ci portano alla sostanza dell’uomo, il quale, impegnato a compromettersi con il mondo delle apparenze, a un certo punto del suo cammino pretende di “ri - trovarsi”, aggirando le apparenze stesse e anelando alla propria essenza. Questo è il momento in cui sta cercando la Verità e sa come farlo.

Vi proponiamo come spunto di riflessione sul tema, per iniziare, una parte di Elegia d’un parco di L. Borges:

(…) Se non ci fu principio non ci sarà termine,
se ci aspetta un’infinita somma
di bianchi giorni e nere notti,
già siamo il passato che saremo,
siamo il tempo, il fiume indivisibile.
Siamo Uxmal, Cartagine e la scancellata
Muraglia del romano e perduto
Parco che commemorano questi versi.


Da: Elegia d’un parco, “ La Naciòn”, Buenos Aires, 18 ottobre 1981, Louis Borges.


(10/04/2006)