BABBO NATALE E GESU' BAMBINO: CICLO DELLA LUCE E TEMPO LINEARE
Il 21 dicembre di ogni anno si celebra la ricorrenza del solstizio d'inverno, il momento in cui il sole raggiunge il punto più meridionale nella sua orbita apparente rispetto alla Terra, il momento in cui le giornate sono più brevi e le notti più lunghe e l'ombra sembra trionfare sulla luce. In realtà...
di Giancarlo Tarozzi
Nelle culture e nelle tradizioni dell'antichità, il solstizio d'inverno segna la fine di un anno e l'inizio di quello successivo, un momento di morte e rinascita.

Nel momento del buio, c'è il seme per il solstizio d'estate, il momento in cui sarà invece la luce a trionfare. Da sempre, quindi, il solstizio è il giorno in cui si celebra la festa del sole. Il cristianesimo, col passare dei secoli, ha annacquato questa ricorrenza suddividendola in più fasi: il Natale 25 dicembre, Capodanno il 31 dicembre, l'epifania il 6 gennaio.

In molte culture, comunque, questo momento è simboleggiato anche dal ritorno di Babbo Natale, che non a caso vive nell'estremo nord, il punto in cui il sole sembra andarsi a rifugiare nel momento di maggior oscurità. I doni portati da Babbo Natale rappresentano una manifestazione dello stesso principio secondo il quale proprio quando tutto sembra perso, quando la tenebra sembra trionfare, la luce ha in serbo nuovi doni e nuove speranze.

Ecco allora l'usanza, che si è tramandata fino ai nostri giorni, di rompere vecchie stoviglie, di liberarsi di vecchie cose, per simboleggiare il nuovo, che ha bisogno di spazio per potersi manifestare. In parallelo, lentamente, le religioni patriarcali hanno soppiantato la figura di Babbo Natale come portatore di doni con quella di Gesù bambino che, al di là di qualunque valenza religiosa, esprime una posizione completamente diversa.

La nascita di Gesù bambino esprime, infatti, un tempo lineare, il bimbo che nasce e cresce e si evolve nel tempo, mentre Babbo Natale esprime l'eterno ritorno, l'opportunità ogni volta che si raggiunge un momento di ombra, di veder rinascere la luce.

Del resto, lo stesso albero di Natale con le sue luci e con i suoi colori manifesta quello che nelle culture tradizionali è l'albero della vita: anche gli alberi vivono la stessa ciclicità. Quando perdono le foglie, quando sembrano maggiormente nudi e scheletrici, in realtà stanno creando i presupposti per una nuova fioritura.

Volendo rimanere simbolicamente nel mondo della botanica, gli alberi che crescono più velocemente sono proprio quelli che perdono ogni anno le foglie; i sempreverdi (espressione di una crescita continua e lineare) sono molto più lenti nel loro sviluppo.

Il solstizio d'inverno manifesta anche il ciclo di morte e rinascita, i "riti di passaggio", attraverso i quali passa l'esistenza di ognuno. L'infanzia lascia il posto all'adolescenza, questa all'età della sessualità della passione, e così via. Celebrare la sacralità di ogni fase della propria vita è un ottimo modo per non disperdere quanto di più prezioso in essa è stato realizzato.

Babbo Natale, con i suoi doni portati proprio nel momento di maggior oscurità apparente, sta lì a ricordarci che è proprio quando tutto sembra perduto e gelo e morte sembrano trionfare, che è possibile scoprire che la luce ha qualcosa in serbo per noi.

Per informazioni sui seminari e le attività dell'Associazione Pachamama consultare il sito www.sciamanesimo.eu, scrivere a segreteria@sciamanesimo.eu o telefonare al 069032785 o al 3387255800.


(21/12/2007)