LE PAROLE DELL'ANNO
UN SONDAGGIO DI LETTERE

Mentre l’anno volge al termine, i piccoli e grandi cambiamenti sociali trascinano dietro anche le piroette di una lingua come la nostra, sempre pronta a vestire gli eventi. E’ proprio di questi giorni il web-sondaggio inaugurato da Repubblica. Quale sarà la ‘parola del 2005’?
di Claudia Bruno
Sta finendo un anno, di nuovo. E qualcosa è cambiato, ancora. Compresa la nostra lingua, costretta a inseguire vorticosamente i giri assurdi delle nostre giornate più memorabili o insignificanti. E’ così che alla velocità dei media, si tritano, ritritano, reinventano parole. Espressioni prima mai sentite, che in un attimo entrano a far parte del nostro vocabolario, dal portone principale o dall’uscita d’emergenza. Neologismi? Sì. E non sempre prestiti stranieri.

Certo, nomi, aggettivi e verbi inglesi subentrano a raffica nel lessico italiano, soprattutto in settori come l’informatica o il marketing, ma la paura del potere linguistico angloamericano, ormai luogo comune, è ancora una volta smentita dalle potenzialità creative della nostra lingua, che non rinuncia a coniare nuovi termini per le diverse occasioni, utilizzando materiale già esistente e tutto proprio. Processo che non poche volte sfocia in un surplus di produzione lessicale, soprattutto se a dare una mano sono i mezzi di informazione. Ma le lingue sono così, non tutte le parole sono destinate a restare. Alcune resteranno fedeli testimoni di un’epoca, altre magari solo di un anno.

E’ così che la redazione di Repubblica e i curatori del Vocabolario Treccani hanno deciso di lanciare un web-sondaggio per eleggere la parola del 2005. Ovvero quel termine che più fortemente ha caratterizzato l’anno che sta terminando. Le voci proposte sono quindici (tsunami, polveri sottili, protocolli di Kyoto, fuoco amico, conclave, Suv, fumo passivo, procreazione assistita, Pacs, furbetti – del quartierino-, aviaria, devolution, primarie, phishing, Tav ), tutte legate ad un particolare momento della storia di questi ultimi dodici mesi. La scelta è difficile, e quasi insensata. Ma è divertente rendersi conto di quanto una sola parola possa dirci di un intero periodo.

Per capire la velocità con cui si producono quotidianamente nuove parole, basti pensare che il Vocabolario Treccani rileva e archivia ogni mese circa 200 termini, frutto di rielaborazione di prestiti o neo formazioni interne alla lingua italiana. Così, cocacolista è chi beve abitualmente Coca-cola e, per estensione, chi si uniforma alle scelte americane. Copincollare sta per copiare e incollare il testo in un documento word. Attapirarsi, invece, significa rattristarsi (dalla faccia di chi riceve il tapiro di Striscia la notizia). Il pierinismo, poi, sarebbe quella ‘furbastra guelfaggine tutta italiana’. Insomma ce n’è da divertirsi, da berlusconicidio a cellufotografare, da demorattizzare a eurobufale, da girotondeggiare a googlare, da puccipuccista a tappetinismo. Per non parlare poi di tutti i composti con i prefissi più gettonati (tele-, eco-, bio-, e-, euro- ).

Sembra di trovarsi nel vortice di un caos letterario. Dove freni non ce ne sono, e i media invece di imparare ad usare la lingua, preferiscano inventarne un’altra. Quasi una satira sociale.


(26/12/2005)