IL RITORNO DI SHANTI DEVI
UN CASO STRAORDINARIO

STURE LONNERSTRAND

Una vita precedente ricordata nei minimi dettagli, nelle minime pieghe emozionali. Questo ci racconta lucidamente Lonnerstrand attraverso la testimonianza di Shanti Devi Mathur.

di Francesca Giomo
”Mamma dove è l’immagine di Krishna?”, con questa domanda si apre la storia di Shanti Devi, una domanda che la bambina fa a sua madre. Niente di strano all’apparenza, solo che l’immagine di Krishna di cui parla e che cerca Shanti non è mai stata nella casa della sua famiglia di Delhi, dove è nata nel 1926.

Shanti parla di un oggetto devozionale che si ricorda di avere posseduto nella sua vita precedente, da cui a fatica, in questa nuova vita, riesce a staccarsi, continuando a ripercorrere attraverso un continuo flash back il tempo passato: una vita trascorsa a Mathura nel nord dell’India, quando era una bella e giovane donna, Lugdi Devy Chaubey, sposata a un commerciante, da cui ebbe un figlio, morendo proprio alcuni giorni dopo il parto, nel 1925.

Una storia incredibile per la maggior parte di noi, ma non per chi l’ha vissuta attraverso il racconto diretto di Shanti Devi Mathur. Sture Lonnerstrand narra con un taglio giornalistico ciò che ascolta senza aggiungere nulla alla già straordinaria storia, una preziosa testimonianza, anche se non l’unica a detta di alcuni, della teoria della reincarnazione.

Shanti fin da piccola aveva visioni molto precise di ciò che era stata, senza, però, sapere che non lo era più. Prima che lei stessa capì che le sue visioni provenivano dai ricordi di una vita precedente dovette passare un po’ di tempo, tra le molteplici difficoltà dell’essere “diversa”, del crescere non compresa in una profonda e incolmabile malinconia.

Quando i genitori di Shanti si resero conto che la loro secondogenita ricordava eventi, persone e viveva emozioni della sua vita precedente, ne furono alquanto intimoriti. In India, secondo alcune credenze popolari, chi ricorda la vita precedente è “mal visto” dalla divinità. Commiserandosi, dunque, del tragico destino inflitto alla figlia, furono incapaci di aiutarla.

L’incontro fortuito con un amico di famiglia, un colto avvocato, nonché personaggio di prestigio nella Delhi dell’epoca, aiutò Shanti a rivelare al mondo intero quanto le stava accadendo e a Lonnerstrand di trasmettere il messaggio al nostro scettico occidente.

Fu consultato anche il Mahatma Gandhi, il quale pensò subito alla costituzione di una commisione di ricerca, che, recandosi a Mathura verificasse di persona se ciò che Shanti diceva rispondeva alla realtà.
Operazione che non fu difficile realizzare, grazie al fatto incredibile che, essendo morta molto giovane e incarnatasi nuovamente un anno dopo, la famiglia che Shanti aveva lasciato in qualità di Lugdi era ancora tutta in vita: suo marito, che si era risposato, suo figlio, ormai più grande della stessa “madre”, i suoi genitori e tutto quel meraviglioso mondo, che la bimba aveva spesso rivisitato nei suoi sogni a, letteralmente, occhi aperti.

Invito a leggere ciò che Sture Lonnerstrand ci narra con sguardo obiettivo, distaccato, né devozionale, né mistico. L’autore si è documentato attraverso una ricerca personale, poi arricchita dalla testimonianza della protagonista, nonché da interviste e foto fatte ai parenti delle due vite di Shanti e ai membri della commissione di controllo. La reincarnazione dal suo libro appare un dato di fatto, che non implica né devozione né misticismo, certamente dalle sue parole e da quanto lui stesso afferma nella prefazione, traspare una grande stima nei confronti di questa donna, che ha avuto il coraggio sempre di mostrare ciò che era e di trasformare la sua esperienza in qualcosa di utile anche per gli altri.

Sture Lonnersrand, "Il ritorno di Shanti Devi: un caso straordinario", Collana Iniziazione alla Reincarnazione,Ed. Mediterranee


(20/08/2007)