MEGLIO UN DEBITO IN BANCA CHE UN DEBITO CON IL SONNO
A fronte di alcuni importanti studi sul Sonno, quanto più si lavora, senza dormire, tanto più si rischia di accumulare pericolosi debiti...
di Francesca Giomo
Procediamo nel nostro viaggio alla scoperta del sonno, cercando ancora una volta (vedi art. nei link Dormito bene? Ma quanto?) di comprenderlo più approfonditamente attraverso il non – sonno. Fenomeno che si sta diffondendo in modo consistente nella nostra vita quotidiana e che, da recenti studi, si è rivelata causa prima di non pochi disagi della società contemporanea.

Tutti conoscono, almeno di fama, l’insonnia, meno, forse, la formula debito di sonno, uno stato, che segue quello dell’insonnia, nella scala di valore di pericolosità e patologia, cui è molto facile appartenere, ma di cui conosciamo troppo poco. In molti ci si rende conto che in una società del “fare” come la nostra è praticamente lo “stato di essere” comune di numerosi cittadini, ma in pochi sanno già valutare, al momento, la portata e le conseguenze che la questione ha, oltre che sulla sfera personale, anche sul piano economico – sociale di un Paese.

William Dement, uno dei maggiori ricercatori sul sonno, direttore dello Sleep Research Center in America, nel libro Il sonno e i suoi segreti, sostiene poco ironicamente che ”Il debito di sonno nazionale è per il Paese una minaccia maggiore del debito monetario”. E con molta probabilità un debito, a detta di alcuni, inestinguibile. Una notte di sonno persa sembra, infatti, che sia irrecuperabile. Ipotesi difficile da accettare nell’ambito della “speranza comune” di recuperare con una bella dormita della domenica le ore perdute in settimana, ma realisticamente aderente alla legge naturale del nostro orologio biologico.

Basato sul ritmo circadiano, ovvero a periodicità giornaliera, dato dall’alternanza tra sonno e veglia, il nostro orologio biologico è strettamente legato ai cicli planetari da cui dipendono, per l’appunto, il giorno e la notte. Perdere una notte di sonno risulta, in questa ottica, come perdere un giro di giostra, puoi “giocare” finché la giostra non chiude, ma non potrai mai recuperare i giri che hai perso prima di salire.

Che il debito di sonno sia un problema sociale diffuso anche in Italia lo afferma uno studio effettuato dal dott. Fabio Cirignotta, Presidente dell’A.I.M.S. (Associazione Italiana Medicina del Sonno), in collaborazione con l’Automobile Club e il compartimento di Polizia Stradale, che ha identificato come una tra le cause primarie degli incidenti stradali il classico “colpo di sonno”. Non è Morfeo la causa di tutto questo, bensì una nostra non-abitudine all’idea di “educarsi a dormire” quando e quanto è necessario per le nostre esigenze fisiologiche.

Sebbene esista un limite generico di ore da dedicare al sonno, ognuno di noi possiede un tempo interno di reazione, come afferma il dott. Raffaele Manni, neurofisiopatologo: ”Il bisogno di sonno varia da persona a persona”. Pertanto è necessario conoscere il proprio “tempo”, al fine di rispettarsi ed educarsi, prima di trovarsi con il conto pericolosamente in “rosso”.


Anche il ruolo dell’età è fondamentale nel comprendere la nostra variabile necessità di sonno. Se un neonato ha bisogno di 14 – 15 ore, al bambino ne bastano anche solo 10. Man mano che la vita procede, la necessità di dormire diminuisce.

Da una media di 8 ore per notte durante l’adolescenza, si passa a 7 ore, fino ad arrivare alle 6 ore di sonno, una volta raggiunti i 60 anni circa. I nostri ritmi naturali sono in continuo mutamento e, come afferma il dott. Marco Zucconi, neurologo presso il Centro del Sonno dell’Ospedale San Raffaele di Milano, “ Con l’avanzare dell’età il nostro orologio biologico (che coordina anche il sonno) può invecchiare ed essere meno rigoroso… E si torna ad un sonno "policiclico", come nel bambino: si tende cioè a dormire meno di notte e a fare il sonnellino di giorno”.

Prendere coscienza della necessità di dormire di cui individualmente abbiamo bisogno è fondamentale nello stabilire quando il nostro debito di sonno è vicino al trasformarsi in una patologia, ovvero, quando comincia a chiamarsi insonnia.

Questa parola deriva dal latino insomnia, che significa “mancanza di sogni” e, in ambito comune, indica una durata insufficiente del sonno o una situazione di sonno alterato da risvegli, con una conseguente riduzione degli stadi del sonno più profondi.

Le cause che determinano l’insonnia possono essere molteplici: situazionali – ambientali, psicologiche, somatiche. In ambito medico, a seconda della presenza o dell’ assenza di un fattore x, decifrabile come disturbo principale del sonno, l’insonnia spesso viene suddivisa in primaria e secondaria, categorie che, a loro volta, ne contengono altre più specifiche.
Con insonnia primaria si intende quel disturbo del sonno per cui non sono rilevabili fattori oggettivi di disturbo, mentre nell’ insonnia secondaria è identificata la causa del disturbo.

Tale suddivisione è, però, generica e soprattutto di destinazione “pratica”, formulata a scopi terapeutici. Se, infatti, è presente un disturbo del sonno e si resta in debito, nessuno sarà mai abbastanza “ricco”per sdebitarsi con Hypnòs.


(26/05/2005)