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SCRIVERE NELLA LINGUA DELL'ALTRO
BIJAN ZARMANDILI

"La grande casa di Monirrieh" edito da Feltrinelli è il primo romanzo di Zarmandili, scritto nella sua lingua d’adozione, l’italiano, fatto che stimola il dibattito sulla tendenza in aumento fra gli scrittori immigrati, di scegliere la lingua del paese che li ha accolti al posto della lingua madre.

Livia Bidoli

Nella cornice intorno a Piazza Navona si trova questo piccolo ritrovo per chiacchierate colte che dal 1984 ospita scrittori di ogni ordine e grado: da Moravia a Caproni a molti altri. Il Club Montevecchio è presieduto da Lavinia Oddi Baglioni, scrittrice, psicologa e insegnante all’UPTER dove organizza corsi di scrittura creativa e di autobiografia. Nei suoi prossimi appuntamenti ospiterà Pietro Afan de Rivera e Maria Pia Floridi con “Van Dick: un pittore, una città” il 5 aprile alle 18, mentre il 19 aprile alla stessa ora Adriano Ossicini presenta “La rivoluzione della psicologia”.

La Professoressa Nadia Boccara riassume la trama del libro di Zarmandili per farci addentrare in una vicenda che con la sua stessa storia delinea il forte legame dell’autore con la sua terra d’origine: la narrazione inizia con l’infanzia di Zahra, una donna coraggiosa che negli anni ’30 sfida il costume islamico amando un ebreo, poi ancora tradendo il marito da cui era trascurata, ed infine si dà fuoco dopo essere stata ripudiata.

A quel punto il marito sceglie di farla rientrare a casa ed il romanzo si scioglie. La vicenda di Zahra arriva fino al 1980, ripercorrendo gli eventi essenziali della storia di un paese, l’Iran, in cui la religione ha tracciato un solco indelebile in tutti i campi, abbracciando delle tradizioni preesistenti ed incorporandole al sistema teocratico.


“Come e perché si sceglie di scrivere in una lingua occidentale, un romanzo così intriso dei sapori e degli odori d’Oriente?”: la domanda della Prof. ssa Boccara incide sul segmento centrale del libro, sulla lingua eletta dallo scrittore iraniano, l’italiano, come lingua del suo romanzo, così profondamente radicato nella terra madre.

“Il processo di appropriazione di un’altra lingua, per me che sono giornalista, è fondamentale, quello che però ho operato nei termini del romanzo è un procedimento di violazione perché i paesaggi dell’anima che deve rappresentare, il linguaggio dell’emozione, necessita di un certo grado di estraneità dalla lingua d’adozione: questo per permettere al flusso nostalgico della patria di irrompere nella narrazione per testimoniare la propria identità.”

Lo straniero che dà voce alle sue emozioni in una lingua d’arrivo deve quindi, per conservare intatta la propria origine ed identità, rompere gli schemi della lingua d’adozione per convertirli in quel flusso ritmico, frammentario e lacerato che tipicamente accompagna il racconto dell’emozione.

Questo linguaggio ibrido, formulato secondo armonie orientali e da una patina occidentale per rendere intelligibile il proprio portato profondo, riesce a creare delle relazioni fra il paese di partenza e quello d’arrivo, riproducendo quel flusso vitale che per primo ha dato origine alla narrazione, per diventare “linguaggio e scrittura dell’altro” .

La grande casa di Monirrieh
Bijan Zarmandili
Collana: I Narratori - Feltrinelli
Pagine: 168
Prezzo: Euro 14

INFO
Club Montevecchio –
Piazza Montevecchio, 6a Roma,
Tel 06 6864488.
Cristina Zaremba 06 5014797
clubmontevecchio@virgilio.it


(20/02/2007) - SCRIVI ALL'AUTORE


Amare l'arte è benessere

  
  
 
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