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In questo caso esso viene percepito come invasivo a causa di un disturbo psichico- relazionale e l’organismo sente di doversi difendere rinforzando i propri confini.
Sono due, allora, le conseguenze possibili:

1. chiudersi davanti al cibo, come avviene nell’anoressia. Diventa importante, dunque, dire sempre “no, non voglio” per non cadere nella simbiosi con l’ambiente esterno e principalmente con la figura materna.

2. Dire sempre “si”, ma in modo acritico, come accade nella bulimia. Il pensiero è sempre “devo mangiare per separarmi, do l’illusione di essere invaso mangiando, ma non mi faccio invadere veramente, infatti vomiterò subito dopo oppure sopporterò il gonfiore della mia pancia come tortura per non farmi invadere”.

Il cibo per le persone con disturbi alimentari non è mai solo nutrimento per il corpo, ma assume un significato ansiogeno che esprime una difficoltà o un disagio.

Secondo il punto di vista della psicoterapia della Gestalt, dietro i disturbi di anoressia e bulimia si cela l’ansia di introiettare, ossia di assimilare dall’ambiente per paura di essere fagocitati da esso. La persona perciò ha spesso relazioni ambivalenti, se le rifiuta sorgono spesso i sensi di colpa, se le accetta si sente inghiottita, in simbiosi.

E’, così, imprigionata tra il decidere di andare verso l’autonomia oppure tornare verso la dipendenza.

A livello propriamente corporeo questi disturbi si esprimono con la paura che l’assunzione e l’assimilazione di cibo possa essere molto nociva.

Secondo il punto di vista della psicoterapia della Gestalt la realtà si legge dalla prospettiva dell’esperienza e attraverso essa l’organismo si sperimenta nella sua globalità che include, ovviamente, anche il corpo.

Secondo Frederick Perls, uno dei massimi esponenti della psicoterapia della Gestalt, l’essere umano non ha un corpo ma è un corpo; ciò dà il senso dell’unitarietà e della globalità dell’organismo, che non si leggerebbe certo nella percezione di possedere delle parti come la psiche o il corpo, ma nella consapevolezza che il tutto si esprime interamente nelle singole parti e viceversa.

Nella mia pratica terapeutica lavoro primariamente per permettere al cliente di completare le sue esperienze con ciò che non sa fare.

Nell’ambito che stiamo trattando è importante tornare ad abitare il proprio corpo senza fuggire dal mostrarlo per ciò che è né, ascoltandone le sensazioni e i messaggi.

Perché ciò sia possibile l’obiettivo terapeutico fondamentale per il cliente è imparare a fidarsi dell’ambiente, differenziando metaforicamente tra cibo avvelenato e cibo che nutre; lo accompagno verso l’autonomia, dopo avere attraversato la profonda ansia legata alla paura della simbiosi e alla paura di esprimere il proprio “si” senza rischiare di essere fagocitati dall’ambiente.

In tutto questo cambiamento, ovviamente, è da considerare anche la trasformazione della relazione coi genitori che hanno un ruolo fondamentale sia nell’insorgenza che nella guarigione dei disturbi alimentari.


Dott.ssa Maria Rosa Greco
Psicologo clinico e psicoterapeuta della Gestalt
e-mail: greco.mariarosa@libero.it
tel. 338/7255800



(05/05/2006) - SCRIVI ALL'AUTORE


Non aver paura di curare la propria anima è benessere

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