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Fortunatamente, quando dei genitori decidono di chiedere aiuto per gestire in maniera diversa i rapporti familiari, nella fattispecie quello coi figli che crescono, sono in genere comunque più aperti e disponibili a conoscere altre prospettive della stessa realtà, dunque arrivano spesso ad autoironizzare sulla loro cecità, che aveva solo spostato all’esterno un disagio che partiva da dentro, dalla loro difficoltà nel gestire la novità di un figlio che magari ora cerca il confronto, un’attenzione quasi da pari, e non è più tanto disposto ad obbedire senza capirne le motivazioni, che si “permette” addirittura di dar consigli ai genitori.

Da parte dell’adolescente, spesso, il mondo viene vissuto come alieno, lontano; i suoi cambiamenti sono a volte così repentini e veloci che non gli permettono di adattarvisi perché è già più avanti. L’emergere di nuove energie comporta inevitabilmente il venire a patti col mondo interpersonale in misura sempre crescente. Insorgono da una parte conflitti di potere con i genitori e il mondo, dall’altra si trova a lottare per sfuggire all’impotenza e alla dipendenza intrinseca nell’essere piccoli.

Contemporaneamente la sua energia sessuale diventa sempre più prorompente, e questo fatto mette spesso moltissima forza creativa, paragonabile a un vulcano in esplosione. Altresì, si trova a sviluppare una sua filosofia di vita, a trovare il senso di ciò che è giusto o sbagliato, i valori, gli obiettivi in base ai quali vuole vivere.

Forse qualche lettore in questo momento starà pensando che sarebbe bello se fosse tutto così lineare e comprensibile… Probabilmente diventa tutto più affascinante e meno difficile se si comincia ad abbandonare il punto di vista, vissuto in modo complementare da giovani e adulti, che la fase adolescenziale, che prepara a quella della maturità, debba essere necessariamente problematica. L’adolescenza è.

Secondo l’approccio psicoterapuetico della Gestalt, che personalmente porto avanti, l’Esperienza nasce proprio dal contatto tra un organismo e il suo ambiente e, a sua volta, un elemento fondamentale per stabilire un contatto vero è la consapevolezza, vista come capacità di sentire e agire di conseguenza.

Scrivo ciò perché ritengo che vivere in maniera armoniosa questa fase dell’esistenza possa essere un buon inizio di una vita che comincia ad esprimersi attivamente nel mondo. Agire con consapevolezza sarebbe un buon auspicio, senza retorica, per contribuire ad un benessere collettivo fatto più di incontri che di scontri, di condivisioni più che di lotte e intolleranze.
All’inizio di questo articolo ho voluto precisare che avrei descritto il mio punto di vista di psicoterapeuta che vive in una cultura occidentale, e che quindi osserva e fa esperienza in questa realtà che dal punto di vista sociale possiede canoni, tramandati da altre culture precedenti.
Riguardo all’argomento trattato ci sono, per esempio, delle popolazioni in cui le varie fasi della vita vengono profondamente consapevolizzate, sia da chi le vive in prima persona che da tutto il contesto sociale circostante.

Mi riferisco, ad esempio, a certe nazioni di nativi americani (ho avuto la fortuna di fare esperienza personalmente tra nativi Lakota e Hopi), alla cultura tradizionale degli aborigeni australiani, ecc., in cui è ancora estremamente vivo il senso sacrale dei passaggi delle varie fasi di vita, per consapevolizzare i quali si vivono veri e propri riti che sanciscono la morte della precedente fase (il che fa si che la nuova fase non lasci strascichi di “lutto”) e al tempo sesso la nascita nella nuova, con tutte le responsabilità, i diritti e i doveri che questa può comportare.

E’ un modo diverso, e credo più chiaro, di sancire i vari rintocchi della vita che continua ad essere vissuta come un unico fluire anche se, come un fiume, è composta da innumerevoli goccioline d’acqua, tutte diverse fra di loro, che proprio perché diverse originano la pienezza di un corso d’acqua.


Dott.ssa Maria Rosa Greco
Psicologo clinico e psicoterapeuta della Gestalt
e-mail: greco.mariarosa@libero.it
tel. 338/7255800



(21/09/2007) - SCRIVI ALL'AUTORE


Non aver paura di curare la propria anima è benessere

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