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Questo esperimento ha scosso alle radici la visione dell’universo proposta dalla fisica classica, costruita su leggi eterne ed immutabili e su fatti sempre precisi e verificabili che avvengono in un tempo che scorre in maniera immutabile dal passato verso il futuro.

La cosa più affascinante, però, é che la scienza, nel tentativo di spiegare questo fenomeno, ha formulato due teorie che potremmo definire tranquillamente… sciamaniche.


La teoria della sovrapposizione.


Secondo la prima, noi possiamo osservare solo l’inizio e la fine di un fenomeno, ossia la partenza del fotone e il suo arrivo sulla lastra posta in fondo alla stanza, ma é impossibile determinare quello che avviene mentre il fenomeno si manifesta. Per dirlo con le parole di coloro che hanno elaborato questa teoria, che potremmo definire “sovrapposizionista”, finché nessuno osserva il comportamento di una particella, essa può farlo liberamente, al di là delle leggi della fisica classica; per esempio, può tranquillamente passare contemporaneamente per due punti diversi. La nostra ignoranza sul percorso fa sì che esso possa svilupparsi liberamente.

Nel tentativo di spiegare questa ipotesi con un esempio intuitivo Erwin Schrödinger, che ottenne nel 1934 il Premio Nobel per la fisica, descrisse quello che da allora é rimasto noto come l’esempio del “gatto di Schrödinger”.

Immaginiamo di mettere un gatto in una scatola (chiedo scusa agli amanti dei gatti, tra i quali mi inserisco senz’altro, per la scelta di questo tipo di esempio), insieme ad una fialetta di cianuro.

All’inizio sappiamo per certo che si sono solo due possibilità: gatto vivo o gatto morto, e che il gatto é indubbiamente vivo.

Mentre il gatto si trova nella scatola non sappiamo quale sia la sua condizione, in quanto non possiamo verificarla. Secondo la fisica tradizionale avremmo due sole possibilità: in ogni momento il gatto può essere vivo oppure morto urtando la fialetta di cianuro. Secondo la fisica quantistica, in ogni istante il gatto può essere contemporaneamente sia vivo che morto, ossia può realizzare simultaneamente entrambe le possibilità.

Quando riapriamo la scatola alla fine, possiamo di nuovo verificare sperimentalmente se é vivo o morto, e quindi torniamo alla realtà ordinaria fatta di certezze sperimentali. E’ la nostra presenza di osservatori che costringe in un certo momento la realtà in una condizione precisa.

Da millenni gli sciamani insegnano che l’osservatore influenza la realtà, che i punti di vista che ci siamo costruiti nella nostra vita determinano le esperienze che vivremo e quali aspetti possiamo essere in grado di percepire…


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