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SE PALERMO RIALZA LA TESTA
UN’INUSUALE MATTINATA ANTIMAFIA

In un teatro insolitamente affollato due giorni fa a Palermo si è parlato di mafia, di come combattere il pizzo. Addiopizzo ha presentato la nuova associazione “Libero Futuro”, in memoria di Libero Grassi, una struttura nata per supportare chi si ribella al racket. E si è sentita circolare un’aria nuova.

Stefano Zoja

Erano in tanti questa volta al Teatro Biondo di Palermo. Imprenditori, cittadini, magistrati antimafia, che sorridevano, si abbracciavano convinti, applaudivano. Sul palco si parlava di quel prelievo sulla coscienza che è il pizzo.

Tre anni fa un’identica manifestazione, organizzata nello stesso teatro per parlare di questo racket, era andata quasi deserta. Non c’erano i commercianti né i cittadini, non c’erano rappresentanti della politica, non c’era quasi nessuno. Scriveva il giorno dopo Attilio Bolzoni su Repubblica: “Quando si parla di pizzo Palermo si volta sempre dall’altra parte. Si nasconde, fa finta di non sentire. Scappa.”.

Sempre Bolzoni ha cominciato invece così ieri su Repubblica: “Sono passati tre anni, ma è come se ne fossero passati trenta o trecento. E’ stata la prima volta di Palermo. E’ vero che ‘sta cambiando solo l’aria’. […] Ma a Palermo ‘l’aria’ conta più che in ogni altro luogo d’Italia. Prima, i signori del pizzo controllavano anche quella.”.

E’ difficile comprendere davvero per chi non vive a Palermo o nelle regioni del sud. Si può immaginare che l’altro giorno in teatro circolasse un’energia insolita. Doveva esserci l’euforia quasi infantile della riscoperta che si è in tanti, finalmente. E a questa doveva mescolarsi la forza tranquilla e matura di chi è consapevole del radicamento smisurato del nemico. Ma ora lo si chiama nemico, apertamente.

Sono cambiate tante cose in tre anni, vale la pena di metterne in fila alcune. Più di ottocentomila italiani hanno letto “Gomorra” di Saviano, che parla della camorra e non della mafia siciliana, ma cambia poco, perché per il cittadino medio è già una presa di coscienza inusuale sul funzionamento delle cosche. Intanto la Confindustria siciliana, attraverso il presidente Lo Bello, ha deciso di estromettere chi paga il pizzo. E’ una decisione storica: sedici anni fa, quando fu ammazzato Libero Grassi, Sicindustria invitava a “pagare tutti per pagare meno” e sosteneva che “le buone famiglie tendono a tacere”.

Tacere è ciò che non ha voluto fare l’imprenditore catanese Andrea Vecchio, alla testa della Cosedil, impresa edile con 250 dipendenti. Dopo oltre dieci anni di sottomissione al racket, Vecchio si è stancato. La tanica con cinque litri di benzina trovata un giorno dello scorso agosto davanti a uno dei suoi cantieri, è stato il quarto avviso intimidatorio ricevuto dopo le denunce. Ma Vecchio continua a parlare.

Ancora: dopo la cattura di Provenzano un anno e mezzo fa, le forze dell’ordine hanno arrestato i boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo, la testa della Cupola palermitana. La polizia, con i mezzi che lo stato le concede, continua a fare la propria parte. Intanto negli ultimi anni sono nate “Addiopizzo” in Sicilia e “Ammazzateci tutti” in Calabria, i cui nomi battaglieri già raccontano la determinazione dei giovani e giovanissimi che le hanno costituite.

In Addiopizzo sono confluiti, rendendo pubblici i propri nomi e cognomi, 9105 cittadini e consumatori di Palermo e dintorni, che si impegnano a fare i propri acquisti presso quei 209 commercianti, che si oppongono, anch’essi alla luce del sole, al pizzo. Anche questi elenchi di cittadini liberi sono una novità assoluta. Lo stesso comitato Addiopizzo in questi giorni sta creando la struttura “Libero Futuro”, per fornire ulteriore assistenza ai commercianti che decidono di ribellarsi, facendo anche da tramite con le forze dell’ordine.

Sono esempi sparpagliati di come la lotta alla mafia non si conduce contro una banda di criminali, ma contro un sistema. “O’ sistema”, come ricorda Saviano per la camorra. E per questo anche la risposta dev’essere di sistema, sinergica. Nessuna categoria può condurre la lotta da sola. E nessun mezzo dev’essere considerato ininfluente. Il consumo critico, il sostegno ai commercianti che vendono pasta o detersivi “puliti”, è uno strumento potente come non s’immagina. Se nei tempi lunghi può essere efficace anche sul piano economico, fin da ora significa la riaffermazione di una cultura presa in ostaggio.

Il procuratore antimafia Piero Grasso ancora due mattine fa ha spiegato che l’invio dell’esercito non sarà mai la soluzione. E’ la risposta di facciata della politica, quando non se ne può fare a meno. E invece, in un banale slogan, non servono le facciate, ma proprio le facce. L’altra mattina a Palermo ce n’erano tante. Aperte e determinate nel rivendicare, finalmente, la normalità.


(12/11/2007) - SCRIVI ALL'AUTORE


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