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GRILLO ENTRA NEI SALOTTI-TV
NON INCHIODIAMOLO ALLA POLTRONA

Parlandone troppo o male si corre il rischio di equivocare il segnale più importante del fenomeno, ossia la voglia di partecipare.

Daniela Mazzoli

Se non altro, Grillo ha avuto il merito di riaccendere il dibattito sulla partecipazione dei cittadini alla vita politica. Si erano un po’ tutti addormentati, rassegnati nei propri negozi-uffici-miniappartamenti gli italiani medi (e non solo) sulla questione ‘politica’, fatta di favoritismi, corruzione, fondi e benefici senza fine e colore partitico.

Un male, quello della classe dirigente in Parlamento, con conseguenze assolutamente trasversali. Si erano abituati a tutto gli italiani, al peggio. D’altronde era proprio l’unico mezzo a disposizione –la scelta democratica dei rappresentanti popolari, appunto- a ritorcersi contro gli elettori. E quando il mezzo è inutile allo scopo non c’è più altro da fare.

A parte quello che ha fatto Grillo: cioè incazzarsi e continuarsi a incazzare; documentarsi, proporre al suo pubblico i risultati di indagini, ricerche, notizie, verità diverse dai gossip di cui lo nutrono ogni giorno televisioni e giornali.

Dire cose semplici e comprensibili a migliaia di persone: ecco una cosa che i politici non fanno più da tanto tempo e che ha scatenato l’entusiasmo di chi ha applaudito Grillo in piazza e sotto i tendoni, di chi ha firmato per chiedere un Parlamento pulito.

Non importa molto che fine farà il ‘comico’ genovese e se per lui d’ora in poi inizieranno le difficoltà e il declino –come ha lasciato intendere un Prodi ammiccante nel salotto di Bruno Vespa-. Non ci conforta il pensiero che il ‘sistema’ sarà crudele con Grillo come lo è stato con tutti gli altri uomini di buona volontà.

Perché se è il sistema che non funziona allora bisogna cambiarlo, per aiutare chi è onesto a mantenersi tale e per escludere chi non lo è da una professione che è anche una missione. Se è il potere che logora –sia chi c’è l’ha che quelli che non ce l’hanno- allora questo potere deve essere ripensato, alleggerito, smitizzato.

Se Grillo ha successo e diventa un prodotto da supermercato come molti altri nessuno ne trarrà beneficio, nemmeno quelli che ora si preoccupano per la sua ‘discesa in campo’. E se invece fallisce e viene inebetito e silenziato, dal passare del tempo e dalla perdita d’interesse da parte di chi ora invece lo segue, sarà ugualmente una sconfitta.

L’insofferenza è un sintomo, l’indizio di un dolore che dovrebbe allarmare seriamente professori e pazienti. Aveva ragione Prodi a dire che una parte della classe politica rappresenta benissimo il proprio elettorato e che l’Italia è anche un Paese di furbi e di maneggioni, sempre intenti a fregare il prossimo per guadagnarci il massimo col minimo sforzo. Ma la politica ha anche questo compito, di sanare i danni di una mentalità sbagliata e lesiva del progresso civile, punendo i disonesti e i prevaricatori, diminuendo l’ignoranza che è sempre fonte di ingiustizia e violenza.

Se i capi e chi li elegge sono in difetto ci sono pur sempre le leggi, superiori agli uni e agli altri, fatte appunto per garantire che nessuno possa affossare il futuro di un popolo incolpevole (almeno in parte). Siccome non è agli uomini soltanto che si affida la felicità comune –anche se qualche politico ce l’aveva persino promessa- allora non sarà un presidente del consiglio a rovinarci né un comico a salvarci dalla morte interiore.

Però l’entusiasmo per qualcuno che suggerisce tra le possibilità quella di dire un serio ‘no’ all’andazzo generale va protetto con grande cura. E’ voglia di partecipare, meglio alla politica che all’Isola dei Famosi: o no…?


(19/09/2007) - SCRIVI ALL'AUTORE


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