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QUALI GIOVANI? LETTERA APERTA ALLA GENERAZIONE PRECEDENTE
Quali giovani sono quelli che il senso comune del nostro paese ama definire disinteressati e incapaci di lottare e di credere? Sognando la rivoluzione contro una “cultura del complotto”.

Claudia Bruno

Avevo appena assistito alla presentazione dell’ultimo libro di Antonio Ghirelli “Aspettando la rivoluzione (cento anni di sinistra italiana)”. Ghirelli: portavoce del Pertini Presidente della Repubblica, esponente particolare del socialismo italiano, ottantacinque anni sulle spalle e una prontezza ancora sorprendente. Beh, di lui sapevo solo questo, a parte la prontezza ancora sorprendente che ho scoperto dopo. Resta il fatto che Ghirelli quel pomeriggio era venuto nella mia città di periferia, e nell’anfiteatro di una scuola media aveva deciso di raccontarci cento anni di storia italiana. Nel pubblico c’erano le docenti dell’istituto scolastico, i loro mariti, qualche conoscente, qualche assessore, il fotografo e tre ragazzi sui vent’anni, compresa la sottoscritta.

La presentazione scorre veloce, tra foto, domande, e racconti politici di partito e di vita. Se non fosse che, verso la conclusione, all’autore viene posta una domanda meno ironica di quanto possa sembrare: “Nelle ultime pagine del suo testo, lei ipotizza l’avvento di una nuova sinistra capace di riconoscere gli errori e di cambiare forma. Era questa la rivoluzione?. L’autore risponde che no. Che di rivoluzioni ce ne sono state e devono ancora esserci. Che la speranza verso l’avvenire si rivolge ai giovani, ora troppo impegnati nei consumi per valorizzare la dimensione politica intesa come “partecipazione”.

Da lì ha inizio una sorta di dibattito trasformato presto in una sequenza di stupidaggini, insensatezze e luoghi comuni, che i presenti cominciano a disquisire a proposito dei “giovani”. Opinioni in realtà molto simili a quelle che si leggono sui giornali e si sentono in alcuni nostri programmi televisivi dalle aspirazioni vagamente sociologiche.

I giovani non ci sono, purtroppo, come possiamo vedere questo pomeriggio. Non si sono neanche degnati di venire ad ascoltare. E ne avrebbero bisogno…eh, se ne avrebbero bisogno”. Dicono. “Tanto più non capiscono che il problema è tutto loro, che prima di prendere il potere avranno i capelli bianchi. E a maggior ragione se continuano con questo disinteresse verso la politica e lo studio”.

Ah, le voci della scuola fantasma, quella che non c’è più, quella degli scandali tra i banchi e sulla cattedra, quella dei videofonini e delle volgarità. Le docenti, i loro mariti, gli amici e tutti quelli che hanno fatto la rivoluzione solo perché nel ’68 avevano vent’anni. Loro che hanno costruito la democrazia dei “lacci e lacciuoli”. Gli assistiti dal welfare che di welfare non ce ne hanno lasciato! E fanno finta di non capire che l’innalzamento dell’età pensionabile non è una risposta alla noia senile, ma il segno che i soldi per l’assistenza sono finiti!

Chiedetevelo voi perché non ci sono i giovani in questo anfiteatro semi-deserto. Chiedetevelo voi se il problema è il loro o il vostro. “Se i giovani non condividono l’ordine vigente, lo devono contestare. Invece sono assenti, così la rivoluzione purtroppo non la faranno mai”, dice un altro ex-sessantottino.


  
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